I titoli di oggi della nostra rassegna:
– Domani 40esimo anniversario della morte di Mao
– Satelliti a basso costo e rischio inquinamento spaziale
– Cina l’export in calo, ma i segnali per l’economia sono positivi
– Giappone, 541mila giovani chiusi in casa
– Singapore, i voti non sono tutto! Domani 40esimo anniversario della morte di Mao
La Repubblica popolare cinese si prepara a celebrare, domani 9 settembre, il 40esimo anniversario della morte di Mao Zedong. Negli ultimi giorni numerosi eventi si sono tenuti in tutto il paese per ricordare il «Grande Timoniere»: a Pechino, riportano i media locali, si prevede un aumento del numero dei turisti in Piazza Tiananmen dove si trova il mausoleo di Mao Zedong. Anche sul web, i cinesi hanno mostrato grande partecipazione — oltre 2 milioni di persone — ad un iniziativa, partita sull’app di messaggistica WeChat, per portare un fiore «digitale» al fondatore della Rpc, dimostrazione che il culto della personalità del «Grande Timoniere» è ancora vivo per molti. Ma la memoria storica è ancora oggi nettamente divisa all’interno della stessa Cina. Da una parte ci sono i nostalgici del maoismo; dall’altra i testimoni di alcune delle più grandi catastrofi della Cina contemporanea: la grande carestia degli anni 50 e i disordini della Rivoluzione culturale tra gli anni 60 e 70, eventi che portarono alla morte di decine di milioni di persone.
Satelliti a basso costo e rischio inquinamento spaziale
Negli ultimi tempi numerose immagini satellitari di basi navali giapponesi e portaerei e base militari americane sono diventate virali sui social network cinesi. Sono prodotti della tecnologia microsatellitare cinese, che è riuscita a sviluppare apparecchi relativamente leggeri (65 chili) in grado di scattare fotografie ad altissima risoluzione dallo spazio. La Cina è ancora un medio-piccolo player nel settore, dominato da aziende come Boeing, Airbus, SpaceX e OneWeb. Eppure potrebbe a breve colmare il gap sfruttando i bassi costi di produzione: alcuni microsatelliti made in China infatti non hanno motori e non hanno bisogno di carburante. C’è un solo problema: nel tentativo di raggiungere i maggiori produttori mondiali la Cina potrebbe inondare l’orbita terrestre di un un numero enorme di satelliti di piccola dimensione, aumentando così il rischio di collisioni con altri oggetti in orbita e il numero di detriti spaziali. Almeno finché l’ex Impero di mezzo non troverà una «quadra» legislativa che fermi la produzione selvaggia di satelliti.
Cina l’export in calo, ma i segnali per l’economia sono positivi
L’export cinese è calato ancora ad agosto, conseguenza del rallentamento della domanda estera. Le esportazioni hanno segnato un meno 2,8 per cento rispetto all’anno precedente. Crescono le importazioni per la prima volta in due anni (più 1,5 per cento). Per gli economisti è un segnale positivo: se, da un lato, la Cina non esporta più come una volta, i consumi interni in crescita fanno pensare a un riequilibrio della seconda economia del mondo. Per gli esperti, le politiche del governo di Pechino di investimento in infrastrutture e lavori pubblici e quelle tese a ridurre la capacità produttiva in eccesso delle industrie pesanti hanno giocato un ruolo positivo in questi mesi e aumentato la fiducia degli investitori. Ora bisognerà vedere se il modello si dimostrerà sostenibile sul lungo periodo.
Giappone, 541mila giovani chiusi in casa
Le stime del governo parlano chiaro: oltre 540mila giovani compresi tra i 15 e i 39 anni non hanno contatti sociali e sono reclusi in casa. Ufficialmente sembra ci sia stato un calo rispetto all’ultimo sondaggio del governo di Tokyo del 2010 che parlava di quasi 700mila persone definite come hikikomori — «chiusi in casa», senza interazioni con il mondo esterno (lavoro, scuola, università) per più di sei mesi. In realtà, l’ultimo sondaggio non tiene conto di quanti hanno passato la soglia dei quarant’anni e vivono in condizione di reclusione autoimposta. Ciò che il sondaggio mostra però è la percentuale di chi vive in questa condizione da più di sette anni: 35 per cento. Oltretutto il numero di hikikomori di età tra i 35 e i 39 anni è raddoppiato negli ultimi sei anni. Per lo studio è chiara la relazione tra difficoltà ad ambientarsi sul posto di lavoro o a scuola e reclusione. Finora però sia le iniziative del governo nazionale che di quelli locali hanno avuto un impatto limitato per ridurre il problema.
Singapore, educazione: i voti non sono tutto!
Il sistema educativo singaporeano è noto per essere tra i migliori al mondo. Un risultato ottenuto grazie alla grande enfasi posta sui voti e sugli esami. Un nuovo video del ministero dell’Istruzione locale però mette in discussione questo modello: nel video un’insegnante di geografia, Madam Pua, viene mostrata mentre incoraggia la sua studentessa Shirley che continua a prendere brutti voti ai test. Shirley si impegna ma anche alla verifica successiva sbaglia. L’insegnante la incoraggia: il successo non è legato ai voti, ma al dare il massimo sempre. Il nuovo spot rientra in un piano del governo per rendere più «umana» l’educazione dei giovani con più attenzione alle attività fuori dalle mura scolastiche come arte e viaggi. I netizen singaporeani hanno dimostrato subito il loro apprezzamento. Ma Il problema starebbe alla base, negli atteggiamenti di molti insegnanti e genitori che fanno pressioni sui giovani per il raggiungimento di buoni risultati.