Made in China Files

In by Gabriele Battaglia

Come ogni sera ecco il «punto» sulla nostra giornata. Il primo G20 made in China; Ue: «No al protezionismo, sì alle riforme»; Limbic Man: l’ultimo episodio del nostro Wenchan Ban di Edoardo Gagliardi; e infine, la voce dei kashmiri contro New Delhi è più forte che mai.

Il primo G20 made in China di Simone Pieranni

Tutto pronto ad Hangzhou per il meeting internazionale. Per la prima volta Pechino ha invitato alcuni «ospiti d’onore». Uno di questi è il presidente egiziano, il generale Al Sisi. La Cina punta a consolidare i rapporti con il Cairo in previsione degli investimenti per la nuova via della Seta. Nella città tirata lucido e sottoposta ai consueti sistemi di controllo, più che gli inviti alla crescita e all’economia «verde» peseranno i tanti incontri a margine su Siria e isole contese.

In Cina e Asia – Ue: «No al protezionismo, sì alle riforme di Redazione

I titoli della rassegna di oggi:

– La camera di commercio europea dice no al protezionismo, sì alle riforme
– L’internazionalizzazione dello yuan passa per i «Mulan bond»
– L’ombra di Pechino sulle elezioni di Hong Kong
– Pechino e Shanghai dicono no a scooter elettrici e segway
– India: nel 2015 il traffico di esseri umani è cresciuto del 25 per cento
– Dal Pakistan una app per combattere i pregiudizi sul ciclo

Wenchan ban – Limbic Man di Edoardo Gagliardi

Un’etichetta discografica nata dal «social dei giovani» e il nuovo spettacolo portato a spasso per la Cina, con due band tra le più interessanti degli ultimi anni: «un’esperienza audio-visiva di DOC e Duck Fight Goose.

La voce dei kashmiri contro New Delhi è più forte che mai di Camillo Pasquarelli

Dopo quasi due mesi dalla morte di Burhan Muzaffar Wani, il giovane comandante del gruppo armato separatista kashmiri Hizbul Mujahideen ucciso dall’esercito indiano, la valle del Kashmir continua a bruciare. La normale e ordinaria vita dei cittadini si è interrotta e il bilancio è ormai tragico: 72 morti e 7.000 feriti causati dagli scontri con i militari indiani, percepiti a tutti gli effetti come le forze di un’occupazione straniera.