In borsa parte l’asse tra Hong Kong e Shenzhen

In by Gabriele Battaglia

Via libera del governo cinese al collegamento tra le borse di Shenzhen e Hong Kong. Il meccanismo si affianca a quello già un funzione tra l’ex colonia britannica e Shanghai. In questo modo Pechino punta ad aprire agli investitori stranieri le società tecnologiche e innovative. Luce verde del governo cinese al progetto di connessione tra la borse di Shenzhen e Hong Kong. L’ok di Pechino al meccanismo che ricalca quello già in uso tra l’ex colonia britannica e il listino di Shanghai è stato annunciato lo scorso 16 agosto dal Consiglio di Stato, l’esecutivo cinese. «I preparativi per il lancio sono di fatto completi», ha commentato il primo ministro cinese Li Keqiang, che lo scorso marzo aveva assicurato la partenza del programma entro l’anno. Il via libera era atteso da mesi.

Il collegamento che consentirà di investire nelle azioni quotate a Shenzhen avrebbe dovuto essere inaugurato già lo scorso anno. Almeno queste erano le aspettative prima che scoppiassero le turbolenze sui mercati finanziari del Dragone la scorsa estate, con conseguenti timori di un deflusso di capitali. Il link sarà attivo in entrambe le direzioni e permetterà agli investitori cinesi di acquistare azioni sul mercato di Hong Kong.

Secondo il calendario diffuso ieri, il lancio del meccanismo è previsto entro quattro mesi, quando saranno trascorsi due anni dall’avvio dell’analogo link con la borsa di Shanghai, che da quel momento ha registrato flussi più sostenuti dalla Cina verso l’ex colonia britannica, che non nella direzione opposta. Complessivamente, come emerge dalla presentazione del ceo della Hong Kong Exchange and Clearing, Charles Li, il meccanismo permetterà un flusso massimo giornaliero di 23,5 miliardi di yuan (3,1 miliardi di euro circa). Di questi 13 miliardi andranno da Sud, ossia da Hong Kong, verso Nord.

In questo modo gli investitori avranno la possibilità di accedere a 880 titoli (sono 567 su Shanghai): le 270 quotate del main board, le 410 del listino dedicato alle piccole e medie imprese e le 200 società del ChiNext, simile al Nasdaq statunitense, queste ultime inizialmente riservate agli investitori istituzionali. Lo schema non prevede invece alcuna quota aggregata, che sarà abolita anche su Shanghai.

Il collegamento verso Sud prevede invece una quota giornaliera di 10,5 miliardi di yuan e permetterà l’accesso ai titoli di 417 società. Il meccanismo darà inoltre modo di investire in Etf, ma per conoscere i dettagli al riguardo bisognerà attendere il 2017. Una volta avviato, il collegamento amplierà il novero dei settori su cui sarà possibile investire. Sul listino di Shanghai sono infatti quotate principalmente le grandi aziende, spesso pubbliche.

Quello di Shenzhen è dedicato alle pmi, alle imprese innovative e alle start-up. La città nel Sud della Repubblica popolare, uno dei centri delle riforme che all’epoca di Deng cominciarono ad aprire l’economia cinese all’esterno, è oggi considerata la culla dell’industria ad alta tecnologia del Paese. I titoli sul listino locale potrebbero quindi attirare maggiormente l’interesse degli investitori.

Il via libera è stato presentato come un ulteriore passo di Pechino verso l’apertura del mercato interno dei capitali, parte della più generale liberalizzazione del sistema finanziario sebbene, come dimostrato dalla crisi dello scorso anno, l’intervento dello Stato e dei regolatori può essere sempre dietro l’angolo per orientare l’andamento delle borse.

La Cina si presenta comunque con quest’ultima credenziale al vertice dei capi di Stato e di governo dei Paesi del G20 che ospiterà ad Hangzhou dal 4 al 6 settembre prossimi.

[Scritto per MF – Milano Finanza