In Cina e in Asia – Attivista condannato a tre anni in Cina

In by Gabriele Battaglia

 I titoli della rassegna stampa di oggi:

– Attivista condannato a tre anni
– Polemiche sulla «confessione» di Wang Yu
– Critiche per la centrale nucleare britannica
– Stretta sulle Ong
– I cinesi e la politica del fatto compiuto
– La legge di sicurezza malese Cina: attivista condannato a tre anni con sospensione della pena

La Cina ha condannato Zhai Yanmin, un attivista di primo piano, a tre anni di carcere con sospensione della pena per quattro. L’accusa è quella di sovversione dello Stato e il caso va inserito nel giro di vite sugli avvocati dei diritti umani in corso dal 2012, quando Xi Jinping si è insediato.

Decine di avvocati e attivisti legati allo studio legale di Pechino «Fengrui» sono stati arrestati negli ultimi anni. Una corte di Tianjin ha quindi sancito che Zhai Yanmin, 55 anni, «era da tempo influenzato da forze anti-cinesi e aveva gradualmente adottato un’ideologia di sovversione del sistema», secondo le trascrizioni rilasciate dall’agenzia di stampa ufficiale Xinhua.

Zhai aveva ripetutamente pubblicato post online che miravano a sovvertire il governo e aveva lavorato con diversi avvocati, tra cui Zhou Shifeng e Li Heping, per «minare sistematicamente il potere dello Stato», avrebbero stabilito gli organi giudicanti. La sospensione della pena di quattro anni suggerisce che l’attivista potrebbe essere rilasciato a breve.

Cina: Polemiche sulla «confessione» di Wang Yu

Una nota avvocata «weiquan» (per i diritti), in carcere da tempo nell’ambito del giro di vite in corso da un paio d’anni, è stata rilasciata lunedì dalla detenzione dopo essere apparsa in una confessione videoregistrata che suoi colleghi ritengono sia stata costretta a fare.

Wang Yu, figura di spicco del movimento per i diritti, era stata arrestata l’anno scorso e nella confessione televisiva di lunedì ha criticato aspramente gli eccessi della professione, accusando i colleghi di perseguire la ricchezza e la fama e suggerendo che attivisti stranieri stanno cospirando per mettere in difficoltà il governo cinese.

Parigi e Pechino criticano i rinvii sulla centrale nucleare britannica

La decisione del nuovo governo britannico di rinviare all’autunno ogni accordo sulla centrale nucleare di Hinkley, che dovrebbe essere costruita dalla Francia con importanti investimenti cinesi, ha provocato l’irritazione sia di Parigi sia di Pechino ed è considerata una prima presa di distanza della neo premier Theresa May dalle politiche dell’ex Primo ministro David Cameron.

May ha scelto di prendere tempo fino all’autunno per compiere ulteriori studi che riguardano sia la sicurezza sia la sostenibilità economica, il che ha fatto arrabbiare sia la Francia, che avrà voce in capitolo sul futuro delle relazioni della Gran Bretagna post Brexit con l’Unione europea, sia la Cina, con cui Cameron aveva attuato una politica di avvicinamento economico molto decisa, criticata sia dai sostenitori dei diritti umani sia da alcuni ambienti economici.

La Cina stringe ulteriormente sulle Ong

Un ulteriore inasprimento della legge sulle Ong varata da Pechino ad aprile arrivano da alcuni emendamenti diffusi lunedì, in base ai quali le Ong cinesi dovranno rendere note anche fonti di finanziamento e identità dei propri membri. Il progetto di ulteriore regolamentazione è invece secondo il ministero degli Affari Civili cinese un tentativo di «salvaguardare la libertà delle persone di costituire gruppi a vocazione sociale e tutelare meglio gli interessi di questi gruppi».

Le Ong devono rendere pubblici i dati relativi ai propri membri e dirigenti nonché le donazioni che ricevono. Devono anche consegnare al governo un rapporto di lavoro annuale entro il 31 maggio di ogni anno e renderlo pubblico, ha detto il ministero.

Giappone: «I cinesi attuano la politica del fatto compiuto»

Nel suo documento annuale della Difesa, il Giappone accusa la Cina di essere aggressiva sulle dispute marittime e di intraprendere azioni che mettono le altre parti in causa di fronte al «fatto compiuto».

Nella 484 pagine del rapporto, il ministero della Difesa ha detto che le azioni aggressive da parte della Cina potrebbero «provocare conseguenze non intenzionali», riferendosi ad alcuni incidenti del passato. Le isole contese, conosciute come Senkaku in Giappone e Diaoyu in Cina, sono motivo di costante tensione tra i due Paesi ormai da anni.

Proteste sulla legge di sicurezza malese

Amnesty International ha criticato una legge di sicurezza malese entrata in vigore ieri, che secondo l’organizzazione darà al governo «poteri incontrollati e abusivi». La normativa dà ampi poteri ad un consiglio guidato dal primo ministro Najib Razak, che in questo periodo è sotto attacco a causa di uno scandalo finanziario. Il consiglio potrà dichiarare lo stato di emergenza in zone ritenute sotto minaccia per la sicurezza e imporre il coprifuoco; avrà ampi poteri di effettuare arresti, nelle perquisizioni e nei sequestri senza mandato.

La legge ha secondo il governo lo scopo di contrastare le minacce terroristiche, ma i critici temono che Najib la userà come strumento per mantenere il potere.