Inondazioni e disastri in tutta la Cina a sud dello Yangtze, un fenomeno che si ripete periodicamente ma che quest’anno appare particolarmente violento, forse per colpa di El Niño. Per la leadership di Pechino, il problema è immediatamente politico. L’immagine simbolo è forse quella dello stadio di Wuhan, ribattezzato «la vasca da bagno» dopo che i media internazionali ne hanno fatto circolare una foto che lo ritrae colmo d’acqua giallastra fino all’anello superiore.
Da quasi un mese, piogge torrenziali e inondazioni affliggono tutta la metà meridionale della Cina, aggravate da un tifone forza quattro che ha colpito anche la «provincia ribelle» di Taiwan. A venerdì scorso, più 164 persone erano morte (26 i dispersi) per annegamento, frane e crolli di case, in 11 province. Quasi due milioni di cinesi sono stati trasferiti in aree più sicure, mentre fiumi e laghi in piena hanno forzato argini e dighe. Mentre 73mila edifici sono crollati, quasi 7mila chilometri quadrati di raccolti sono andati in malora. Le autorità calcolano in 10 miliardi di dollari i danni complessivi.
Proprio Wuhan e Nanchino sono le grandi città più afflitte dai disastri.
Le precipitazioni sono state quest’anno del 21 per cento superiori alla media cinese e lungo il bacino dello Yangtze addirittura del 27 per cento. È un’area economica di fondamentale importanza, sede di gran parte della produzione agricola e strategica anche dal punto di vista industriale. I meteorologi dicono che le piogge torrenziali sono dovute a El Niño: quando nel Pacifico, dalle parti dell’Equatore, l’acqua è insolitamente calda, si verificano mutamenti climatici che sconvolgono un bel pezzo di Asia e di altre regioni del Pacifico.
Il problema è anche politico. Per i leader cinesi, le inondazioni costituiscono una prova della loro capacità di mantenere le promesse e di garantire la sicurezza per i cittadini. Da questo, così come dallo sviluppo economico, dipende una buona fetta del loro consenso. È una brutta gatta da pelare per la leadership di Pechino, perché è proprio la contraddizione tra progresso e sicurezza ambientale che sembra ora presentare il conto.
Fin dall’epoca imperiale, disastri e cataclismi erano considerati un «segno» della fine del cosiddetto «mandato celeste» di un imperatore e di una dinastia che, a quel punto, veniva di solito abbattuta dall’insurrezione popolare, per essere poi sostituita da un’altra dinastia. Quell’imperatore collettivo che è il Partito comunista lo sa benissimo e cerca quindi di correre ai ripari.
Giovedì scorso, il premier Li Keqiang si è fatto un giro nelle aree inondate di Anhui, Hunan e Hubei – come il suo predecessore Wen Jiabao, è lui che ci mette la faccia in caso di disastri – mentre i media di Stato sottolineavano che quest’anno la gestione del territorio è migliorata rispetto alle tragiche inondazioni del 1998, quando furono ben 4500 i morti. Si enfatizza anche il ruolo positivo svolto dalla della diga delle Tre Gole, in grado di bloccare a monte le ondate di piena che altrimenti minaccerebbero le aree a valle, lungo il corso dello Yangtze.
Tuttavia, residenti e Ong locali denunciano una verità molto semplice: lo sviluppo accelerato ed eccessivo, basato spesso sulla crescita immobiliare e sul boom industriale che alterano il sistema idrico e la tenuta del suolo, hanno peggiorato la situazione.
Prendiamo ancora Wuhan: è una delle aree più umide della Cina, già nota come «la città dei cento laghi». Ma dalla fondazione della Repubblica Popolare (1949), 45 dei 127 specchi d’acqua della città sono stati drenati o riempiti. Così l’acqua sceglie strade alternative.
Molti dei fondi promessi negli anni scorsi per il territorio non si sa che fine abbiano fatto e quindi il problema si interseca con quello della corruzione. Wang Xinyu, uno studente universitario, è salito agli onori delle cronache perché ha chiesto pubblicamente su Weibo che i funzionari della città spieghino come sono stati spesi i 13 miliardi di Renminbi (quasi 2 miliardi di Euro) che negli anni scorsi erano stati destinati al miglioramento del sistema di tubi e canali che dovrebbe drenare le acque alluvionali.