Rieccoci: ieri il governo di Tokyo ha espresso «preoccupazione» e ha convocato l’ambasciatore cinese dopo che una nave militare della Cina è stata avvistata a largo delle acque territoriali giapponesi delle isole Senkaku, un territorio nel mar cinese e orientale conteso dalle due nazioni. E in Cina si ragiona sulla «nuova guerra fredda», con attenzione anche al Mar cinese meridionale.Il cacciatorpediniere giapponese Setogiri avrebbe confermato di aver avvistato una fregata cinese vicino l’isola di Kuba a nord est delle isole Senkaku nelle prime ore della notte tra mercoledì 8 e giovedì 9 giugno, allontanandosi tre ore dopo dalla parte nord dell’arcipelago.
Il segretario di Gabinetto Yoshihide Suga ha detto che «le azioni unilaterali della Cina creano tensione nell’area e sono allarmanti», aggiungendo che le isole Senkaku sono parte del territorio giapponese sulla base di trattati storici e delle leggi internazionali, e per questo il governo nipponico si pone l’obiettivo di proteggere la propria giurisdizione con ogni mezzo, via mare e per terra.
La Cina si è difesa, attraverso le parole dell’ambasciatore Cheng Yonghua, riferendo che è legittimo per le navi cinesi navigare in quelle acque.
Si riapre dunque una questione mai sopita. In questo caso parliamo del Mar cinese orientale e in particolare degli isolotti che costituiscono le Senkaku, per i giapponesi, Dioayu per i cinesi.
La questione è conosciuta: si tratta di isole disabitate, ma in una zona di mare ricco, pare, di risorse. Per questo Cina e Giappone si contendono la zona, rivendicando ognuno una sorta di sovranità che affonderebbe nella storia delle esplorazioni dei due paese e in successivi scambi avvenuti dopo i loro conflitti militari.
Entrambi i paesi ritengono di avere il diritto di sfruttare le risorse in quell’area di mare. La Cina rivendica questa sovranità attraverso l’invio continuo di proprie navi e la costruzione di atolli e piste d’atterraggio per i propri aerei.
Il Giappone, in questa contesa, è sostenuto dagli Stati Uniti che rivendicano, a loro volta, la libertà di navigazione mandando nell’area parecchie navi. La situazione è dunque di stallo e a rischio costante di «incidente», non fosse altro per il traffico in mare e aereo (e del resto un incidente già ci fu, nel 2001 quando un jet cinese si scontrò con un Ep3 americano: il pilota cinese morì, mentre quello americano fu costretto a un atterraggio di emergenza ad Hainan).
In Cina in questi giorni si discute molto sui media sulla «nuova guerra fredda» con gli Stati Uniti, che avrebbe nel Mar cinese meridionale il suo fulcro attuale. A questo proposito va ricordato un fatto avvenuto qualche settimana fa.
Intanto, parliamo di Mar cinese meridionale, un’altra zona contesa da Pechino con altri paesi asiatici.
Per riassumere il quadro: esistono isole contese con il Giappone nel mare orientale, le Senkaku/Diaoyu, e poi esistono isole contese con altri paesi asiatici nel Mar cinese meridionale, ovvero quelle che siamo abituati a chiamare Paracels e Spratly.
In quest’ultima contesa, di recente, c’è stata una nuova polemica con gli Stati Uniti: secondo il Wall Street Journal che ne ha scritto a inizio maggio, «La Cina si sta espandendo e sviluppando nell’arcipelago delle Isole Spratly. Ma i militari degli Stati Uniti circa un mese fa hanno osservato navi cinesi che svolgevano lavoro di indagine intorno a un gruppo di rocce, banchi di sabbia e barriere coralline conosciute come le Scarborough Shoal, lontano dalle Spratly».
Le Scarborough Shoal si trovano a 120 miglia nautiche al largo della costa delle Filippine, uno stretto alleato degli Stati Uniti, e a solo 200 miglia nautiche dalla sua capitale Manila. Si tratta di circa 470 miglia nautiche dal punto più vicino sulla terraferma cinese, ancora più a est delle Paracels (le Spratly sono a sud).
«Segnalando la propria preoccupazione in questi ultimi giorni, gli Stati Uniti hanno inviato tre diverse pattuglie aeree vicino alle Scarborough Shoal, tra il 19 e il 21 aprile, secondo i funzionari della difesa».
«Il nostro compito è quello di garantire che i domini aerei e marittimi rimangano aperti in conformità al diritto internazionale. Questo è estremamente importante, l’economia internazionale dipende da questo, il libero commercio dipende dalla nostra capacità di spostare le merci», ha detto il colonnello Larry Card, comandante del Contingente Air Pacific dell’Air Force, che ha condotto le pattuglie. «Non c’è nessuna nazione in questo momento la cui economia non dipende dal benessere dell’economia di altre nazioni».
Diverso l’atteggiamento cinese, ovviamente, che rivendica la propria sovranità su tutte le isole che si affacciano sul Mar cinese orientale. Tratte commerciali e risorse: è qui che si giocheranno i futuri equilibri geopolitici dell’area.
[Scritto per Eastonline]