Secondo l’ufficiale Global Times, la Rivoluzione culturale «non ricorrerà». Si tratta di una presa di posizione molto netta sul cinquantesimo anniversario di un evento su cui ancora non c’è una riflessione collettiva, generale, in Cina.Come ha scritto il quotidiano ufficiale del partito comunista, «Con il 50° anniversario della Rivoluzione Culturale (1966-76) che si avvicina, riflessioni sul periodo tumultuoso stanno guadagnando slancio mentre una minoranza della sinistra radicale sta tenendo eventi commemorativi sfidando la decisione ufficiale di, ormai, lunga data che definisce il movimento come "10 anni di catastrofe", un decennio che gli esperti ritengono non si ripeterà in Cina». (Qui lo speciale #RivCult50 di China Files)
Il 16 maggio 1966 una circolare venne approvata in una conferenza dell’Ufficio politico del Comitato centrale del Partito comunista cinese, in cui il leader del partito, Mao Zedong, «ritenne che il potere usurpato dai capitalisti poteva essere recuperato solo portando avanti una grande rivoluzione culturale. La notifica segna l’inizio di una campagna decennale che alcuni storici hanno detto abbia gettato la Cina nel baratro del caos e dell’illegalità».
Il Partito difende sé stesso da possibili «epigoni»? Può essere, ma in generale la catalogazione dell’evento come «decennio catastrofico» è un sentimento piuttosto diffuso in Cina, dove tutti, proprio tutti, temono il luan, il caos, la confusione di quel periodo.
Il Global Times prova ad argomentare questo sentimento: «Dopo che nel 2013 Chen Xiaolu, un ex guardia rossa e figlio di Chen Yi, un maresciallo che è stato tra coloro che ha guidato la rivoluzione, ha fatto delle pubbliche scuse ai suoi insegnanti della scuola superiore per averli attaccati durante la Rivoluzione culturale, altri che hanno partecipato alla rivoluzione hanno mostrato pubblicamente rimorso».
Nel corso della sesta sessione plenaria dell’11° Comitato centrale del Partito comunista cinese nel 1981, una risoluzione riguardo «alcune domande sulla storia del nostro partito dalla fondazione della Repubblica popolare cinese» è stata approvata, in cui la Rivoluzione culturale è stata completamente connotata negativamente e criticata come «un lungo e grave errore».
Sentenza che può dirsi poi consolidata durante il «regno» di Deng Xiaoping, che pure fu una delle vittime di quel periodo.
Eppure nel Partito gli scontri ci sono, esistono e anche il passato può diventare pericoloso: «Nonostante il riconoscimento del governo, la Rivoluzione culturale rimane controversa. L’argomento è addirittura diventato un nodo del dibattito attuale, su cui la sinistra e la destra si sono a lungo scontrati sul percorso politico della Cina».
Alcuni, come Xia Guozan, un 40ennne ammiratore di Mao di Jingzhou, Hubei, «hanno detto che la sconfessione da parte della società cinese della Rivoluzione culturale ha in parte portato ad alcuni dei problemi sociali di oggi, tra cui il "conflitto tra il cittadino medio e quelli con interessi acquisiti”».
Coloro che condividono le idee di Xia hanno commemorato il periodo a Xi’an, Shaanxi, l’8 maggio, «impegnandosi a sostenere la Rivoluzione culturale fino alla fine, così come a glorificarlo con canzoni che idolatrano il presidente Mao Zedong, in base al sito di sinistra zgsddh.com, che non è risultato disponibile al momento della stampa».
Altri hanno accusato dei problemi sociali attuali «la mancanza di una riflessione completa e approfondita della Rivoluzione culturale».
Come detto da molti, infatti, quel periodo è rimasto sotto traccia nella società cinese: «Gli esponenti della sinistra considerano la rivoluzione culturale come un movimento popolare contro la burocrazia e anelano per il suo ritorno. Altri mettono in discussione la leadership del partito chiamando a una cosiddetta riflessione radicale. Entrambi hanno deviato dalla definizione ufficiale della Rivoluzione Culturale e non dovrebbero essere incoraggiati» ha spiegato al Global Times Su Wei, professore presso la Party School of the Communist Party of China Chongqing Committee.
«Finché il paese sostiene la direzione del Partito corretto e aderisce alla linea fondamentale del partito, la Rivoluzione culturale non può essere ripristinata», ha detto Su, aggiungendo che rinnegare completamente la Rivoluzione culturale, è un principio irrinunciabile.
[Scritto per Eastonline]