Non ci sarà fine pena per i corrotti in Cina: l’ultima frontiera della campagna anticorruzione di Xi Jinping è il carcere a vita. Il Partito deve ascoltare il web, dice Xi Jinping, in primo piano nella nostra rassegna quotidiana. La propaganda animata e la sicurezza di stato in Cina. Infine una panoramica sul terremoto di Kumamoto in Giappone.
In Cina, per i corrotti, fine pena mai di Simone Pieranni
Nessuna pietà per chi è condannato per corruzione. La Cina da lunedì non effettua più sconti di pena ai corrotti: per loro si chiudono le porte del carcere a vita. Chi verrà condannato a morte e avrà la pena sospesa nell’ergastolo, non godrà più di alcuno sconto, neanche per buona condotta. Cambiano alcuni «riferimenti», come ad esempio la mole di soldi «rubati», ma la pena sarà da ora inflessibile.
In Cina e Asia – Xi Jinping: «Il Partito ascolti il popolo del web» di Redazione
I titoli della rassegna di oggi:
– Xi Jinping: «Il Partito ascolti il popolo del web»
– Genitori «orfani» in protesta per ottenere più sussidi statali
– Al via l’Orgasmo Festival di Hong Kong (con il «placet» del Global Times)
– Raid nel Guangdong: confiscati 400 chili di cocaina
– Gli ankang, ospedali psichiatrici in cui Pechino interna i dissidenti
– Lavori forzati e soprusi nei campi di lavoro sudcoreani
– Lo scrittore giapponese Murakami Haruki crea un fondo per i terremotati di Kumamoto
Sicurezza dello stato e propaganda animata di Alessandra Colarizi
Sei straniero, vivi in Cina e ami adescare le ragazze locali con doni e lusinghe. Se sì, allora potresti essere una spia. È quanto emerge da sedici fumetti formato cartellone spuntati lo scorso 15 aprile nel quartieri centrale di Xicheng, a Pechino, con il titolo eloquente di «Dangerous Love». La data non è casuale dal momento che proprio venerdì scorso è stato lanciato il National Security Education Day, giornata dedicata alla sensibilizzazione dei cittadini verso la sicurezza nazionale.
Kumamoto, riflessioni su un disastro «contenuto» di Marco Zappa
Da giovedì scorso, due forti terremoti e oltre 300 scosse di assestamento hanno colpito il Kyushu, isola maggiore nel sud del Giappone. Il bilancio è al momento di più di quaranta morti con decine di migliaia di persone sfollate. Intanto, continuano le ricerche e i soccorsi. In totale sarebbero più di 2000 le persone «non in salute», ferite o in stato di shock. Ma anche se i danni sono ingenti, anche per un paese come il Giappone, le misure di informazione e prevenzione hanno evitato danni maggiori.