Ritorna la consueta guerra tra Cina e Stati Uniti sui rapporti circa l’andamento dei diritti umani. Un primo report prodotto da Washington ha puntato il dito contro Pechino. La Cina, in risposta, ne ha pubblicato uno nel quale gli Usa vengono accusati di violare costantemente i diritti umani della propria popolazione. Il soft power è ormai attorcigliato su se stesso, rendendo quasi grottesco il confronto tra le due super potenze.Il dipartimento di stato degli Stati Uniti ha pubblicato una relazione annuale sui diritti umani a livello mondiale mercoledì, «puntando il dito contro la Cina e altri paesi», come riportato dalla stampa internazionale.
La risposta della Cina è stata immediata. Il portavoce del ministro degli esteri Lu Kang nel corso di una conferenza stampa ha specificato che «questo rapporto sui diritti umani ignora i successi in quel campo ottenuto da parte della Cina».
Ha poi ribadito che «chiunque abbia un reale interesse sulla situazione dei diritti umani in Cina non negherebbe i notevoli miglioramenti dopo la riforma e “le aperture” iniziate ormai più di tre decenni fa».
In risposta a un rapporto degli Stati Uniti che menzionava Hong Kong, Lu ha detto che il popolo cinese, compresi gli abitanti di Hong Kong, «hanno il miglior punto di vista sulla situazione dei diritti umani a Hong Kong, così come sulla terraferma».
«Siamo fortemente contrari alla relazione degli Stati Uniti, che ignora i fatti e fa commenti avventati e critiche irresponsabili per gli affari di Hong Kong…le questioni di Hong Kong rientrano interamente nell’ambito degli affari interni della Cina, e nessun paese straniero ha il diritto di interferire».
Contrariamente agli anni scorsi la Cina ribatte colpo su colpo, senza spostare l’attenzione. In passato infatti Pechino tendeva a sottolineare la diversa concezione dei «diritti umani»; oggi invece si confronta sul tema, pur rispondendo in modo piccato e proponendo una sorta di contro report dove al centro dell’attenzione finiscono proprio gli Stati Uniti.
Il rapporto cinese intitolato La situazione dei diritti umani negli Stati Uniti nel 2015 è stato rilasciato dall’Ufficio informazioni del consiglio di stato, in risposta al Country Reports on Human Rights Practices 2015 prodotto dal dipartimento di stato degli Stati Uniti lo scorso 13 aprile.
Il rapporto della Cina afferma che «gli Stati Uniti hanno fatto commenti sulla situazione dei diritti umani in molti paesi, pur rimanendo a bocca chiusa sulla terribile situazione dei diritti umani in casa propria, non mostrando un minimo di volontà di riflettere su di essa», ha scritto il Global Times, quotidiano ufficiale del Partito comunista cinese.
Nel 2015, gli Stati Uniti non hanno visto alcun miglioramento «nelle proprie problematiche esistenti sui diritti umani. Dal momento che il governo degli Stati Uniti si rifiuta di tenere uno specchio per guardare se stesso, deve essere fatto con l’aiuto di altre persone», afferma il report cinese.
I dati citati nel rapporto mostrano «che nel 2015 i diritti civili sono stati arbitrariamente violati negli Stati Uniti, con un aumento dilagante di crimini con le armi e un uso eccessivo della forza da parte della polizia. Al 28 dicembre del 2015 c’erano stati un totale di 51.675 casi di violenza collegati alle armi negli Stati Uniti , lasciando 13.136 morti e 26.493 feriti».
Infine Pechino ricorda a Washington gli scandali della Nsa e le intercettazioni illegali di tre presidenti stranieri.
Si tratta di uno scontro tra le due nazioni che pare azzerare le rispettive critiche, relegando la questione dei diritti umani a una mera politica di potenza.
[Scritto per Eastonline]