Il partito di governo in Corea del Sud ha perso la maggioranza parlamentare nelle elezioni generali di mercoledì scorso. La presidente Park dovrà quindi coabitare con un parlamento ostile. Un risultato sui cui pesano i mancati impegni sul piano economico. Meno le tensioni con Pyongyang. La presidentessa sudcoreana Park Geun-hye sarà un’anatra zoppa per il resto del suo mandato. Il partito Seanuri di cui è espressione ha perso la maggioranza nelle elezioni generali nelle quali hanno avuto la meglio i progressisti del Minjoo party e il Partito popolare dell’imprenditore Ahn Cheol-soo, l’outsider che si era già messo in mostra durante le scorse presidenziali, vero vincitore delle tornata.
Questo vuol dire che ora la presidentessa si troverà a dover convivere fino alle presidenziali del 2017 con un parlamento che potrebbe avere i numeri per sfiduciare il primo ministro e i componenti dell’esecutivo, oltre ovviamente a bloccare le leggi.
Un voto, quello di mercoledì, che si è svolto nel mezzo delle tensioni con la Corea del Nord. Si temeva per possibili provocazioni. Da giorni veniva segnalato il rischio che Pyongyang effettuasse un test missilistico. Le previsioni si sono concretizzate oggi. Il regime del Nord ha lanciato un missile a medio raggio per celebrare il 104esimo anniversario dalla nascita di Kim Il Sung, fondatore della Patria e nonno dell’attuale leader, Kim Jong Un.
Ma lo sfoggio di forza,stando a quanto riportato dagli Stati Uniti e dalla Corea del Sud, si è rivelato un fiasco. Il missile, probabilmente un Musudan con una gittata tale da raggiungere l’isola di Guam, dove sono dislocati militari statunitensi, è sparito dai radar, deviando dalla traiettoria prestabilita poco dopo il lancio.
Sul voto di mercoledì la minaccia nordcoreana ha però pesato meno dello scontento per la situazione economica. Alla fine ai conservatori di Park sono andati 122 seggi su 300. La più grande forza dell’Assemblea è invece diventato il Minjoo party guidato dal già candidato alla presidenza Moon Jae-in, che ha conquistato 123 seggi. Al Partito popolare sono andati 38 seggi, mentre altri sei sono spettati al Partito per la giustizia.
Il governo aveva comunque provato a usare a fini elettorali la tensione nella penisola coreana (o almeno questo è quanto i critici rinfacciano alla Casa Blu). Pochi giorni prima del voto, il ministero per la riunificazione aveva infatti annunciato la fuga al Sud di 13 nordcoreani.
Si tratta del titolare di un ristorante a Ningbo, in Cina, e di 12 cameriere, arrivati a Sud del 38esimo parallelo con regolare passaporto. L’episodio è stato tra l’altro l’ennesimo motivo di frizione con la Cina dalla quale gli esuli sono partiti. Ma a colpire quotidiani come l‘Hankyoreh, mai tenero con l’attuale amministrazione del Sud, è stata la tempistica dell’annuncio sull’arrivo degli esuli, troppo ravvicinato rispetto alla fuga, contravvenendo a una prassi più o meno consolidata.
Perciò non si può escludere che il governo abbia voluto collegare la vicenda all’efficacia delle sanzioni imposte contro il Nord in risposta ai test atomico di febbraio e al lancio di un satellite (forse un test balistico mascherato) a gennaio. In particolare alla misura che esorta al boicottaggio dei ristoranti nordcoreani all’estero.
L’atteggiamento del governo Park verso il regime può aver influito sulle scelte degli elettori. Park fu eletta nel 2012 anche con l’impegno di affrontare la questione nordcoreana impostando i rapporti sulla fiducia. Nella pratica non ci sono stati veri segnali di miglioramento. E al contrario sono venuti meno alcuni dei simboli della distensione dei primi anni 2000, come dimostra la chiusura del complesso industriale congiunto di Kaesong, decisa nei mesi scorsi.
La sconfitta dei conservatori e il terremoto politico che portato il tripartitismo anche nel Parlamento di Seul hanno però radice nelle mancate promesse in campo economico. L’indebitamento è cresciuto e la disoccupazione giovanile ha toccato il 12,5 per cento, ai massimi dal 1999.
Il governo sconta inoltre la stretta sulle tutele legali dei lavoratori e lo scontro con i sindacati. In particolare con le organizzazioni dei ferrovieri, contrari alla privatizzazione della tratta ad alta velocità Seul-Pusan, e con gli insegnanti. «Siamo stati arroganti e disuniti», si è scusato il presidente del partito Seanuri, Kim Moo-sung, rassegnando le proprie dimissione, «Ci siamo dimenticati che i politici devono servire e temere il popolo e nessun altro».