Il nostro consueto punto quotidiano. La Cina investe e presta soldi per dare sviluppo ai paesi che si affacciano sul Mekong. Le notizie di oggi con il riciclaggio di denaro in Cina in primo piano. Erik Prince, fondatore di Blackwater, il riciclaggio e i suoi legami con i servizi d’intelligence cinesi. E poi in India, dove il governo reprime con sempre più forza le proteste studentesche.
Mekong, dopo il summit di Sanya di Gabriele Battaglia
Tanta Cina lungo il corso del fiume. Prestiti e investimenti per dare sviluppo ai Paesi a valle, secondo il modello win-win, che qui però è «alle porte di casa». Tra ragioni economiche e ambientali, resta un po’ in sospeso la delicata questione delle risorse idriche: a diversi attori e interessi corrispondono diverse funzioni del Mekong.
In Cina e Asia – La Repubblica popolare del riciclaggio di denaro di Redazione
I titoli della rassegna di oggi:
– La Cina è il nuovo hub del riciclaggio internazionale di denaro
– Praga si avvicina a Pechino: al via la partnership strategica
– La minaccia di una nuova legge liberticida per l’internet cinese
– Pechino nomina il proprio inviato speciale in Siria
– In Cina nasce una nuova università alla settimana
– Nonostante la spinta per la «green energy», la Cina continua a dipendere dal carbone
– Il crollo dei prezzi del greggio non risparmia i colossi cinesi del petrolio
– La giunta militare thailandese presenta la bozza della nuova costituzione
– Il presidente birmano uscente toglie lo stato d’emergenza nello stato Rakhine
I legami cinesi dell’imprenditore-mercenario di Andrea Pira
Il sito The Intercept scrive che il fondatore della società di contractor Blackwater, Erik Prince, è sotto indagine del dipartimento di giustizia statunitense. Sotto la lente del governo ci sono i presunti legami con il governo Usa, i traffici in Africa e il possibile tentativo di riciclaggio di denaro. E legami poco chiari coi servizi cinesi.
Il bastone e la carota nella repressione universitaria in India di Matteo Miavaldi
Alcuni giorni fa scrivevamo che la situazione all’Università di Hyderabad era fuori controllo. Venerdì scorso, seppur in un preoccupante silenzio stampa parziale dei media indiani, è emersa una serie di dettagli agghiaccianti che segnano il raggiungimento di una nuova apice repressiva nella lotta in corso tra gli studenti universitari indiani e le autorità di governo e di polizia. Fatti gravissimi per la democrazia indiana che, da mesi, subisce i colpi di una spinta autoritaria che si fa beffe dei diritti umani e della legge che dovrebbe tutelare tutti, anche i presunti criminali.