In Cina e Asia – Più miliardari a Pechino che a New York

In by Simone

I titoli della rassegna di oggi:

– Cina: il 90 per cento dei super-ricchi è qui
– Pechino a inquinamento zero entro il 2030. Sì, ma come?
– Sharp accetta l’offerta di Foxconn e rifiuta la cordata del governo di Tokyo
– Libertà di espressione: a Seul scendono in piazza i «fantasmi»
– La megastar di Bollywood Sanjay Dutt scarcerata per buona condottaCina: il 90 per cento dei nuovi super-ricchi è qui

Anche se la Cina rallenta e l’economia mondiale fatica a crescere, il numero dei multi-milionari è aumentato nell’ultimo anno di quasi il 100 per cento. Ma il dato più interessante è che 9 su 10 delle nuove entrate sono originari di Cina continentale, Hong Kong, Macao e Taiwan, con Pechino che supera New York come città in cui risiede il maggior numero di milionari.

In totale il patrimonio dei paperoni cinesi è di 1,4 mila miliardi di dollari. A dirlo è la Hurun List of Global Rich che ogni anno segue i trend della ricchezza nel mondo. Altro dato importante è il sorpasso numerico dei super-ricchi cinesi sugli americani: 568 contro 535. Dal punto di vista patrimoniale, però il primo posto cinese di Wang Jianlin, presidente del gruppo Wanda (26 miliardi di dollari) rimane ben lontano dal primo posto mondiale di Bill Gates (80 miliardi di dollari).

Pechino a inquinamento zero entro il 2030. Sì, ma come?

Mercoledì scorso il governo cinese ha pubblicato un piano ambientale per una sensibile riduzione dell’inquinamento a Pechino e nelle aree circostanti (Tianjin e la regione dello Hebei) entro il 2030. Pechino punta a ridurre a 35 microgrammi per metro cubo la media annuale delle pm 2,5 nell’aria (contro gli attuali 90). Il problema è come, soprattutto dopo che a dicembre dello scorso anno, è stato raggiunto il record a 500 mg/m3.

Niente industrie nella capitale, meno carbone a favore del gas naturale e limiti di legge su altri inquinanti. E poi: più veicoli elettrici. Il piano è ambizioso e i critici già denunciano una notevole discrepanza tra le attese e la situazione attuale. Nel 2015, i pechinesi hanno respirato aria che non rispettava i parametri nazionali per quasi sei mesi.

Sharp accetta l’offerta di Foxconn e rifiuta la cordata del governo di Tokyo

Alla fine è successo ciò che temevano i funzionari della burocrazia economica tokyoita. Sharp, azienda leader mondiale nel settore degli schermi e dei display, finisce in mani «straniere». Nello specifico in quelle della taiwanese Foxconn, che in Cina produce e assembla, tra gli altri, gli iPhone per Apple.

L’offerta è di quelle importanti: da una prima offerta da 5,3 miliardi di dollari Foxconn ha alzato la posta a 5,9 miliardi, convincendo i vertici di Sharp – che dal 2012 lotta per contenere il debito – a rifiutare l’offerta dell’Innovation Network Corp of Japan, un fondo d’investimenti del governo e altri grandi gruppi industriali nipponici. Le reazioni in borsa non sono state positive: il titolo è arrivato a perdere il 14 per cento.


Libertà di espressione: a Seul scendono in piazza i «fantasmi»

«Prometteteci democrazia e libertà di associazione» hanno cantato per circa mezzora «gli spettri», in uno scenario di eccezione, quello dell’antico palazzo reale su piazza Gwanghwamun nel pieno centro di Seul. I «fantasmi» erano in realtà ologrammi messi a punto dagli attivisti di Amnesty International a quasi tre anni dall’insediamento alla presidenza di Park Geun-hye, il cui governo, accusa la ong, ha avviato una stretta sulla libertà di espressione come non si vedeva dai tempi della guerra fredda.

La pesante presenza di forze dell’ordine alla manifestazione dello scorso aprile contro la risposta del governo sul disastro del traghetto del Sewol, in cui rimasero uccise 304 persone, aveva attirato l’attenzione del mondo. La stessa Amnesty, prima della prostesta dei fantasmi, aveva richiesto il permesso di organizzare una manifestazione in carne ed ossa, ricevendo il rifiuto delle autorità.

La megastar di Bollywood Sanjay Dutt scarcerata per buona condotta

L’attore di Bollywood Sanjay Dutt è uscito di prigione dopo aver scontato la pena comminatagli per coinvolgimento negli attentati di Mumbai del 1993. A Dutt, che sarebbe dovuto essere scarcerato a novembre, è stata riconosciuta buona condotta e il buon lavoro fatto nella radio internazionale della struttura – Radio Ycp.

È l’ultimo atto di circa un decennio vissuto dentro e fuori dal carcere, una vicenda che divide da anni l’opinione pubblica indiana tra chi è dalla parte del divo del cinema e chi chiede che la legge sia uguale per tutti – anche per le celebrità. Dopo un primo periodo di 18 mesi in cella nel 2007, Dutt era stato scarcerato. Nel 2013, dopo la conferma della condanna ritorna in carcere. Era riuscito però a restare fuori dal carcere gran parte del primo anno grazie a permessi concessi dalle autorità, tanto che su di lui si erano addensate voci di favoritismi da parte del governo.