Made in China Files

In by Gabriele Battaglia

Xiao Gang, l’ex presidente della Consob cinese è il capro espiatorio delle recenti turbolenze di borsa: è stato licenziato. Le notizie di oggi da Cina e Asia: in primo piano i consigli di Xi Jinping ai media, che devono mantenere un ruolo di fronte della propaganda. Le parole proibite della propaganda cinese in un’analisi di Aris Teon. E infine la stretta del governo Abe sui media. 

Dragonomics – Xiao Gang, il capro espiatorio di Gabriele Battaglia

Il presidente della China Securities Regulatory Commission – la Consob cinese – è stato licenziato, mentre l’agenzia è passata al setaccio dagli investigatori dell’anticorruzione. Sotto accusa, la cattiva gestione delle turbolenze di borsa e il fallimento del «circuit breaker» che doveva contenerle.

In Cina e Asia – Xi ai media: «Siate il nostro fronte di propaganda» di Redazione

I titoli della rassegna di oggi:
– Xi Jinping ai media cinesi: «Servire il popolo!» (cioè il partito)
– Li Keqiang: «Comunicare meglio» (è tutto ok)
– A Pechino in arrivo i «corridoi di ventilazione» per combattere l’inquinamento
– Ex premier thailandese in esilio: «La giunta militare vuole riscrivere la costituzione? Scelta folle»
– Crisi idrica a New Delhi per le proteste dei Jat
– Fuga radioattiva alla Kansai Electric di Fukui, Giappone

Le parole proibite della propaganda istituzionale cinese di Aris Teon

Da qualche mese sono in vigore nella Repubblica popolare le nuove linee guida per la redazione di notizie e comunicati ufficiali relativi a Hong Kong, Macao, Taiwan e alcuni territori contesi del Mar cinese meridionale. L’utilizzo delle parole, per il governo di Pechino, è uno strumento sottile e affilato, fondamentale per descrivere una «realtà» aderente all’ideologia del Partito, in contrasto con lo status effettivo di territori effettivamente indipendenti, ma considerati dalla Repubblica popolare come parte integrante dell’ «Unica Cina».

Via tre giornalisti tv critici, l’«Editto bulgaro» di Abe di Marco Zappa

La pressione del governo sui principali media giapponesi si avverte sempre più forte. Con la primavera tre volti noti (e seguitissimi) dell’informazione giapponese daranno l’addio al piccolo schermo. E c’è chi sostiene che dietro tutto ci sia il primo ministro Shinzo Abe in persona.