In Cina è iniziato l’anno della scimmia. Significa milioni di lavoratori che tornano nelle proprie città o villaggi d’origine per trascorre le vacanze di inizio anno nuovo. Non tutti però quest’anno abbandonano il posto di lavoro: chi sta lottando per ottenere salari e condizioni di lavoro migliore è rimasto nelle città, a chiedere il rispetto dei propri diritti.Con l’economia cinese che cresce al suo ritmo più lento in 25 anni, «le agitazioni sul lavoro sono in aumento, una preoccupazione per Pechino la quale cerca di evitare disordini sociali anche quando le pressioni finanziarie montano», ha scritto Reuters.
L’agenzia ha raccontato la storia di uno di questi lavoratori, Fan: «L’imprenditore ha continuato a sfruttare come scusa il fatto che non ha soldi. Fino ad ora non ci hanno pagato un solo centesimo», ha raccontato Fan: «Davvero non ci sono altre opzioni», ha detto a Reuters negli uffici del subcontraente, affollato di biancheria da letto e oggetti personali.
A Fan e circa 530 altri lavoratori del progetto degli appartamenti sono dovuti stipendi compresi tra i 20.000 e i 50.000 yuan (3.000/7.500 dollari). Hanno spiegato che il governo aveva offerto ai lavoratori non locali 2.000 yuan in contanti se fossero partiti per le vacanze.
L’imprenditore edile, Qianan Città Xinyuan Real Estate, non ha risposto alle richieste di Reuters di commentare circa le proteste dei lavoratori e le loro richieste, comprese quelle degli stipendi non pagati. Il governo di Qian’an ha detto che starebbe esaminando la questione, ma ha rifiutato di fornire dettagli.
E dire che i leader del paese, compreso Xi Jinping, si sono sempre spesi a parole per i lavoratori, sottolineando sempre la loro importanza, e facendosi spesso fotografare in contesti lavorativi, di fabbriche o luoghi di lavoro. Del resto il governo ha le sue preoccupazioni: i salari non pagati possano sconfinare «in insoddisfazioni più ampi sul suo dominio, dato che molta legittimità nel corso degli ultimi decenni da esso deriva, dal fornire uno standard di vita più elevato».
Prima delle vacanze, Pechino ha emesso un avviso che invita le autorità locali a «indagare seriamente tutti le circostanze di salari arretrati, in modo che i lavoratori migranti siano pagati in modo tempestivo e totale», secondo quanto riferito dal Workers Daily, un giornale statale.
Nel corso degli ultimi mesi, tuttavia, «le autorità hanno arrestato almeno sette attivisti del lavoro nella provincia di Guangdong nel più grande giro di vite sull’organizzazione dei lavoratori in Cina negli ultimi anni».
L’agenzia di stampa governativa Xinhua ha accusato questi lavoratori di gestire organizzazioni non governative illegali, portatrici di «grave disturbo dell’ordine sociale». Il ministero degli esteri ha detto che i casi saranno trattati «in conformità con la legge». Repressione di chi protesta e consuete accuse per ottenere anche un’immagine poco positiva di chi organizza i lavoratori.
Secondo Reuters, un sondaggio online dalla società di reclutamento per il lavoro Zhilian Zhaopin avrebbe mostrato che due terzi degli oltre 10.000 colletti bianchi censiti non si aspettavano un bonus per il nuovo anno lunare. A Dongguan, una città nella provincia meridionale del Guangdong conosciuta come un centro di produzione, alcune fabbriche sono inattive, come si può vedere dai cancelli arrugginiti, con annunci pubblicitari incollati sulle pareti alla ricerca di nuovi inquilini.
«È difficile trovare un lavoro fisso ora», ha detto un lavoratore a Reuters, «Il mio obiettivo è quello di trovare un lavoro a tempo indeterminato dopo il Capodanno cinese, qualcosa che mi piace. Ma sarà difficile».
La «Nuova Normalità» presenta al governo il suo conto: minore crescita, più difficoltà del mondo del lavoro, più combattività da parte dei lavoratori. Tocca al governo ora, mantenere le promesse. Nonostante il rallentamento, hanno sempre detto, sarebbero nate nuove opportunità di lavoro.
[Scritto per Eastonline; foto credit: Getty Images]