Le dimissioni del ministro per l’economia e le politiche fiscali Akira Amari e le rivelazioni su donazioni sospette a un altro ministro del governo Abe lanciano un segnale. Le care vecchie abitudini dello scambio di favori tra politica e imprese non si abbandonano.
Partiamo dal caso Amari: l’ex ministro dell’Economia e delle politiche fiscali si è dimesso dopo aver ammesso di aver ricevuto una mazzetta dall’equivalente di 3500 euro accompagnata da una barretta di costosa gelatina di fagioli rossi.
Il caso era stato rivelato dal tabloid Shukan Bunshun a fine gennaio che ha ottenuto in esclusiva la confessione anonima di un manager di un’azienda di costruzioni che aveva ottenuto da un’agenzia pubblica un rimborso dopo un contenzioso nato in seguito a lavori di smaltimento rifiuti da un cantiere e voleva perciò ringraziare il ministro e il suo staff per aver interceduto a suo favore.
Secondo il resoconto del settimanale, le mazzette al ministro erano solo una parte dei 94mila euro entrati nelle tasche di Amari e dal suo entourage: due suoi segretari avevano ricevuto, sempre in segno di ringraziamento, serate in pub e locali notturni offerti.
Le accuse di corruzione sono l’ultima tegola su una carriera comunque segnata da politiche contestate e divisive. Una su tutte la firma sulla Trans Pacific Partnership dopo più di un decennio di trattative con Washington. Ma Amari è stato anche tra i fautori della “abenomics”, la politica economica avviata sotto il secondo governo Abe a fine 2012 fondata su politiche inflazionistiche e investimenti pubblici; tra i promotori del contestato aumento della tassa sui consumi dal 5 all’8 per cento; nonché sponsor di My Number, la nuova carta di identità/codice fiscale che verrà distribuita quest’anno ai giapponesi.
Ad appena una settimana dalle dimissioni di Amari, il Mainichi Shimbun ha rivelato che il ministro incaricato per le Olimpiadi e le Paralimpiadi di Tokyo 2020, Toshiaki Endo avrebbe ricevuto circa 9,5 milioni di yen (poco più di 72mila euro) tra il 2010 e il 2014 in donazioni politiche dalla dirigenza di ALTs, un’azienda che fornisce e di fatto ha il monopolio sulla fornitura di assistenti madrelingua all’insegnamento dell’inglese nelle scuole. Fin qui niente di strano o di illegale.
Non fosse che Endo dal 2009 membro di una commissione e dall’anno scorso ministro avrebbe avuto un ruolo fondamentale nella risoluzione dei problemi finanziari dell’azienda, nella sua vendita a nuovi azionisti di maggioranza — e al conseguente arricchimento del fondatore di ALTs. Endo è stato poi tra i promotori dell’iniziativa di legge che espande dal 2016 il ruolo di ALTs nelle scuole per l’insegnamento dell’inglese. A stretto giro è intervenuto l premier Shinzo Abe ormai sempre più impegnato a garantire per i suoi ministri in vista delle elezioni di luglio: "Il governo non cambia le sue politiche per soldi", ha affermato il primo ministro. Fatto sta che i due casi oltre a rivelare che in Giappone, uno dei paesi più industrializzati del mondo, i canali informali hanno ancora un peso specifico notevole, riportano la mente indietro di qualche anno.
Era il 27 luglio 1976 quando Kakuei Tanaka, il primo ministro più popolare e longevo del dopoguerra, veniva arrestato per violazione delle leggi sulla valuta straniera e sul controllo del commercio estero. Tanaka fu accusato di aver ricevuto ingenti mazzette da Lockheed per piazzare aerei americani alle compagnie aree nazionali – ANA e Japan Airlines.
Quello fu solo però l’enorme punta dell’iceberg che lo fece cadere. Negli anni tra la fine della seconda guerra mondiale e metà dei Settanta, Tanaka era riuscito ad accumulare un potere politico ed economico senza precedenti.
La filosofia politica di Tanaka può riassumersi in queste poche righe: “A seconda di quanti soldi di quanti soldi si danno a qualcuno, ne si può ottenere l’attenzione o il rifiuto. Quando ci viene chiesto un favore, sappiamo che otterremo qualcosa in cambio. Ma se quel ringraziamento è una somma minore di quello che ci aspettavamo, finiamo per pensare che chi ce lo ha dato è un taccagno. Al contrario, se ci viene dato più di quanto ci aspettassimo, ci stupiamo — o meglio ci sentiamo inferiori alla nostra controparte — e siamo disposti ad ascoltare qualsiasi cosa ci venga detta”.
Morale: ancora oggi Tanaka è ricordato come uno dei più grandi politici del dopoguerra. Ancora oggi, scriveva l’Economist nel 2009 , alla vigilia della sconfitta elettorale del Partito liberaldemocratico, “riceve più lodi che insulti”.
Dall’arresto di Tanaka sono passati quasi quarant’anni. Eppure le ultime rivelazioni che hanno riguardato — e riguardano tuttora — due ministri del governo Abe ci ricordano che le cose non sono poi così cambiate. Cambia solo il fatto che gli esponenti del partito liberaldemocratico di oggi hanno una fama che è piuttosto lontana da quella di Tanaka — che in fondo aveva portato nel paese arcipelago la tv, le autostrade e il treno ad alta velocità.