«L’ultimo test nucleare nordcoreano rappresenta una grave minaccia alla sicurezza del nostro paese e non può essere assolutamente tollerata». Così il primo ministro giapponese Shinzo Abe ha commentato la notizia dell’esplosione nucleare ordinata da Pyongyang, la quarta dal 2006. Il premier giapponese ha fortemente criticato la decisione di Pyongyang e dichiarato che il suo paese lavorerà in collaborazione con Stati Uniti, Cina, Russia e Corea del Sud per affrontare in modo concertato e «decisivo» una possibile escalation della tensione nella penisola coreana.
Il ministro degli Esteri giapponese, Fumio Kishida, ha definito il test nucleare nordcoreano un’«azione provocatoria» e parlato di «sfida» alla pace e sicurezza in Asia orientale. Kishida ha poi annunciato la convocazione d’urgenza di una riunione del Consiglio di sicurezza dell’Onu per discutere una nuova risoluzione sulla Corea del Nord e incontrato l’ambasciatrice americana a Tokyo, Caroline Kennedy.
Dal 2014 Tokyo ha tentato di riavvicinarsi a Pyongyang, attraverso il rilassamento di alcune sanzioni – tra cui la fine del divieto di ingresso in Giappone per cittadini nordcoreani, l’embargo sull’attracco di navi battenti bandiera della Repubblica Popolare Democratica di Corea e sui movimenti di capitale verso il “Regno eremita” – in cambio dell’apertura di un’indagine sui cittadini giapponesi rapiti dai servizi segreti nordcoreani negli anni ’70. Ora la situazione appare radicalmente diversa.
«È il Giappone a essere più esposto alla minaccia più grande in caso la Corea del Nord sviluppasse una nuova arma nucleare», ha spiegato un anonimo funzionario del governo giapponese al Japan Times. «Il Nord sembra altamente imprevedibile al momento. E ciò ci preoccupa».
A fine estate, Tokyo ha approvato nuove leggi di sicurezza nazionale che permettono all’esercito nipponico di intervenire fuori dai confini nazionali in caso di attacco contro forze alleate. Dal primo gennaio, inoltre, il Giappone siede come membro non permanente nel Consiglio di sicurezza dell’Onu.
«È molto probabile che le sanzioni verranno ripristinate nella loro interezza», spiega al manifesto Ulv Hanssen, dottorando di ricerca presso la Freie Universitaet di Berlino esperto di relazioni tra Giappone e Corea del Nord.
Hanssen sminuisce però sull’effetto deterrente delle probabili nuove misure. «Bisognerebbe essere molto creativi. È stato provato quasi tutto, con scarsi risultati sulle aspirazioni nucleari nordcoreane».
Il nuovo test nucleare nordcoreano, tuttavia, spiega ancora lo studioso, «potrebbe alimentare l’iniziativa giapponese per ridurre ulteriormente le restrizioni nel settore militare. E ciò, a sua volta, potrebbe provocare la reazione di altri stati che cercano di controbilanciare Tokyo. Il pericolo sta proprio nei mutamenti della percezione della minaccia e sulla corsa agli armamenti nella regione».
[Scritto per il manifesto; foto credit: ndtv.com]