La vicenda dei due fucilieri di Marina italiani, dopo settimane di latitanza, è riapparsa sulle pagine della stampa indiana grazie a una curiosa indiscrezione di fine anno. Lo scorso 30 dicembre The Telegraph, autorevole quotidiano di Kolkata (Calcutta), in un lungo articolo del corrispondente da New Delhi Charu Sudan Kasturi racconta del «negoziato» che starebbe impegnando i diplomatici italiani e indiani, alla ricerca della «conclusione di un’amara battaglia diplomatica durata quattro anni, piena di tradimenti e minacce, sull’arresto dei due ‘marines’ italiani». Secondo tre funzionari di alto livello contattati dal quotidiano di Kolkata, Roma e New Delhi starebbero discutendo i termini di una «road map» che impegni entrambi i paesi a non ostacolarsi a vicenda, scambiando l’accondiscendenza del governo indiano nel caso che interessa i sottufficiali Salvatore Girone e Massimiliano Latorre con la fine dell’ostracismo che Roma esercita contro l’India in sede internazionale, dall’Unione Europea in su.
Nel dettaglio, New Delhi vuole assicurarsi che Roma non ostacoli l’entrata dell’India in quattro organizzazioni transnazionali: il Nuclear Suppliers Group (Nsg); il Missile Technology Control Regime (Mtcr), il Wassenaar Arrangement (che regola l’esportazione di armamenti e tecnologie «dual use», cioè per il civile e il militare) e l’Australia Group (sempre organo di «armonizzazione delle esportazioni», per prodotti chimici e tecnologie relative «dual use»).
L’Italia, che è paese membro di tutte e quattro le organizzazioni, nel settembre scorso aveva posto il proprio veto all’entrata dell’India nell’Mtcr.
Inoltre, sempre secondo le indiscrezioni del The Telegraph, a Roma sarebbe richiesto l’allentamento della pressione diplomatica esercitata, contro l’India, in seno all’Unione Europea, specie per quanto riguarda i trattati di scambio che il primo ministro indiano Narendra Modi vorrebbe siglare con l’Ue entro la prima metà del 2016, quando è prevista la visita di stato del capo dell’esecutivo indiano a Bruxelles.
Ultimo caveat per la parte italiana: impegnarsi di fronte alla Corte suprema indiana a rimandare entrambi i fucilieri in India qualora l’arbitrato internazionale aperto all’Aja decidesse di dare la giurisdizione del caso – l’omicidio dei pescatori Ajesh Binki e Valentine Jelastine al largo delle coste del Kerala – all’India. Un impegno, ricorda bene l’India, che l’Italia aveva già disatteso nella catastrofe diplomatica del marzo 2013, quando il governo Monti, attraverso l’opera del ministro degli esteri Giulio Terzi, si rifiutò di rimandare in India Girone e Latorre, in Italia per effetto di una singolare «licenza elettorale».
Se verranno soddisfatti tutti questi punti, il governo indiano si impegnerebbe a non sollevare obiezioni in sede legale in India – quindi in Corte suprema – circa eventuali petizioni avanzate dalla difesa italiana. Una su tutte: il ritorno in Italia di Salvatore Girone, che permetterebbe al fuciliere di attendere da casa il verdetto dell’arbitrato internazionale. Girone, attualmente, risiede all’interno delle strutture a disposizione dell’Ambasciata italiana a New Delhi, con obbligo di firma settimanale e libertà di movimento in tutto il territorio della capitale indiana.
Latorre si trova invece in Italia dalla fine di settembre del 2014, grazie a una licenza concessa dalla Corte suprema indiana per motivi di salute, dopo che il fuciliere ha sofferto di un attacco ischemico a New Delhi. Il percorso di riabilitazione che Latorre ha intrapreso in Italia, non ancora terminato, ha comportato una serie di rinvii della scadenza fissata per il rientro in India del fuciliere, al momento prevista teoricamente per il prossimo 15 gennaio. «Teoricamente», poiché in attesa della formazione del collegio arbitrale dell’Aja, lo scorso luglio l’Italia si è appellata al Tribunale del Mare di Amburgo, nel tentativo di far rientrare Girone in Italia prima della sentenza arbitrale (dai tempi incerti): richiesta respinta dal pool di giudici di Amburgo, che hanno però imposto la sospensione di ogni procedimento penale della Corte suprema indiana contro i due fucilieri. Per questo, alla scadenza del 15 gennaio, non è chiaro se e come i giudici indiani possano chiedere il rientro di Latorre in India.
Il 31 dicembre il ministero degli esteri indiano, in un comunicato, ha negato l’esistenza di questa presunta «trattativa», sottolineando che la questione della giurisdizione è ora nelle mani della giustizia internazionale e che New Delhi continuerà a battersi nelle sedi appropriate per vedere riconosciuto il proprio diritto a giudicare in India i due sottufficiali italiani.
Allo stesso modo, dalla Farnesina confermano che l’Italia continuerà ad affidarsi all’arbitrato internazionale dell’Aja che «nelle prossime settimane» dovrebbe valutare la richiesta italiana di far rientrare Girone a casa in attesa della sentenza circa la giurisdizione del caso di omicidio colposo che riguarda i due sottufficiali.
[Scritto per il manifesto; foto credit: tiscali.it]