In Cina oggi è il giorno dei single, ovvero il giorno in cui il leader dell’ecommerce Alibaba fa vendite da record. Tesserini giornalistici rifiutati ai reporter di testate commerciali. Controllo delle nascite solo per gli uiguri. Le sfide per la lady Aung San Suu Kyi dopo la vittoria elettorale in Myanmar. I piani di Washington e Seul per un attacco preventivo a Pyongyang. CINA – Il giorno dei single. O del consumismo
Fino a poco tempo fa in Cina non esisteva lo stato di “single”. Poi nel 1993 un gruppo di studenti dell’università di Nanchino, decise di festeggiare il loro non essere in coppia facendosi un regalo. Scelse come data l’11/11: uno, ripetuto per quattro volte. Una ricorrenza che ha ripreso il più grande gruppo di ecommerce cinese Alibaba nel 2009. Da allora in quel giorno fa vendite da record, e sempre in crescita. L’anno scorso in 24 ore ha venduto merci per un totale di 8,6 miliardi di euro a fronte dei 5,3 dell’anno precedente. Cosa accadrà quest’anno?
CINA – Tempi difficili per i giornalisti
Tesserino giornalistico rinnovato per 600 giornalisti dei media di stato online. Ma rifiutato a quelli di testate commerciali come Sina e Sohu, ormai stabili fornitori di contenuti per l’opinione pubblica cinese. Questo mentre secondo Reporters Sans Frontiere la Repubblica popolare è ormai quint’ultima nell’indice per la libertà di stampa. Nel 2014, 29 giornalisti sono stati arrestati. A questi vanno aggiunti 73 opinionisti online (su un totale globale di 178). Attualmente in Cina ci sono 208mila giornalisti registrati, tra questi oltre mille lavoranon per portali di informazione online.
CINA – Torna il controllo delle nascite, ma solo per gli uiguri
Quando alle coppie cinese era concesso un solo discendente, le minoranze etniche ne potevano avere tre. Oggi che il governo ha deciso di estendere a tutti la possibilità di avere due figli, molti governi locali dello Xinjiang premiano le coppie che hanno meno figli. Nel frattempo per gli han (l’etnia che in cina rappresenta la maggior parte della popolazione) che si trasferiscono nelle arre più remote della regione musulmana la possibilità di avere due figli era già stata estesa nel 2012. La politica delle nascite in questa regione ormai da anni teatro di una guerra civile a bassa intensità sembra essere stata scelta come ulteriore strumento di “sommersione etnica”, una politica tutta cinese per affrontare la minaccia del separatismo.
MYANMAR – Le sfide della Signora
Mentre il popolo del Myanmar resta con il fiato sospeso in attesa di sapere se troveranno conferma ufficiale i primi risultati elettorali, che vedono la Lega nazionale per la democrazia in netto vantaggio rispetto al partito spalleggiato dai militari, la leader dell’Lnd Aung San Suu Kyi invita i suoi sostenitori a non lasciarsi andare a facili entusiasmi. La paladina della democrazia sa bene che, in caso di vittoria, sono molte le sfide che attendono il suo partito. Dopo anni di isolamento internazionale, l’ex Birmania è oggi un Paese profondamente arretrato, con un’ampia fetta di popolazione analfabeta e costretta a vivere sotto la soglia di povertà. Tra i punti del programma di San Suu Kyi ci sono l’incremento dei capitali esteri, la lotta alla corruzione, il trasferimento di tecnologie e conoscenze e un piano di prevenzione dell’evasione fiscale. Anche la politica estera presenta non poche incognite, visto che il progressivo allontanamento dall’ingombrante vicino cinese iniziato dal 2011 rischia di lasciare il Paese isolato e senza partner strategici. Altro fondamentale nodo da sciogliere è quello delle minoranze etniche, molte delle quali da decenni in guerra aperta contro il potere centrale, e religiose, con un nazionalismo buddista sempre più diffuso e violento.
COREA DEL NORD – Le 4 D di Washington e Seul per un attacco preventivo
Il nome del piano è 4D: detect, disrupt, destroy, defend. Ossia individuare, fermare, distruggere e difendersi. Si tratta dei capisaldi della nuova dottrina militare sudcoreana e statunitense verso l’ipotetica minaccia nucleare nordcoreana, teorizzata nel corso delle ultime settimane . In particolare "disrupt e destroy" indicano l’ipotesi di attacchi preventivi, contro siti e struture legati al programma atomico e chimico del regime.
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