Il primo congresso in 36 anni del Partito dei lavoratori della Corea. Il giro di vite indiano sulla surrogazione di maternità. Il debutto in borsa delle Poste nipponiche. L’intolleranza che fa male agli affari dell’India. Le elezioni legislative birmane. Buone letture e buon weekend. Lunedì, 2 novembre: Corea del Nord – Dopo 36 anni, un nuovo congresso
Kim Jong Un a sorpresa convoca un nuovo congresso del Partito dei lavoratori di Corea: l’ultima volta era successo 36 anni fa. Nonostante i contenuti che saranno discussi non sono ancora chiari, gli analisti prevedono una massima assise che si occuperà di ricambio generazionale e riforme economiche. Ne parliamo con Rossella Ideo, coreanista ed esperta di relazioni internazionali dell’Asia Orientale.
Martedì, 3 novembre: India – Verso divieto surrogazione maternità per stranieri
L’India si prepara a un giro di vite per il mercato della surrogazione di maternità, un servizio che nel paese sta facendo la fortuna di decine di cliniche private spuntate come funghi negli ultimi anni. Con un giro d’affari stimato intorno ai 400 milioni di dollari all’anno.
Mercoledì, 4 novembre: Giappone – Tokyo privatizza le Poste
Da oggi le azioni delle Poste giapponesi, una delle holding pubbliche più importanti del Sol Levante, sono sul mercato azionario di Tokyo. Si tratta di un’ operazione di mercato dal valore di oltre 120 miliardi di dollari, l’offerta pubblica iniziale sul mercato finanziario nazionale più grande dal 1987. Con la privatizzazione delle Poste, Tokyo cerca di ridare slancio all’economia nazionale.
Giovedì, 5 novembre: India – L’intolleranza fa male agli affari
Alle schiere di intellettuali che stanno continuando a criticare il governo di Narendra Modi per gli attacchi «alla ragione, ai valori democratici e alla cultura» che si stanno intensificando nell’India di oggi, si sono aggiunti elementi della comunità internazionale al di sopra di ogni sospetto.
Venerdì, 6 novembre: Myanmar – Dopo 25 anni le prime elezioni democratiche
inque lustri. Un quarto di secolo. O più semplicemente 25 anni. Come lo si voglia indicare non conta: se si parla dell’attesa per vedersi riconosciuta la possibilità di eleggere liberamente i propri governanti è un periodo di tempo estremamente lungo. Eppure tanto ha dovuto aspettare il popolo del Myanmar, che domenica prossima si recherà alle urne per quello che resterà nei libri di storia birmana come il primo confronto elettorale realmente democratico dal 1990 ad oggi.