Xi Jinping in visita di stato in Vietnam propone al vicino di aumentare la cooperazione militare e marittima per risolvere le tensioni territoriali. Concorrenza Cina-Giappone sulle infrastrutture nelle Filippine. Il sessismo e la discriminazione sessuale rimangono diffuse sui posti di lavoro in Cina. Il sindacato anche nella filiale giapponese di Amazon. Il boss hindu Chhota Rajan estradato a Delhi. CINA – Xi Jinping in Vietnam
Nella sua visita in Vietnam cominciata ieri, Xi Jinping ha proposto al Paese confinante di aumentare la cooperazione militare e marittima per risolvere in maniera corretta le controversie territoriali nel Mar Cinese Meridionale. Per mostrare le proprie buone intenzioni, il presidente cinese ha portato in dote investimenti e accordi commerciali, ben ricambiato dai dirimpettai che l’hanno accolto in pompa magna. Ieri l’incontro è stato con i vertici del Partito comunista vietnamita, oggi Xi parla invece all’Assemblea Nazionale e c’è molta attesa per il suo discorso, che dovrebbe distendere ulteriormente gli animi. Nel centro di Ho Chi Minh City c’è stata qualche protesta anti-cinese.
Intanto il segretario alla Difesa Usa, Ash Carter, insiste nelle provocazioni visitando una portaerei nelle acque contese del Mar Cinese Meridionale. Washington mostra i muscoli, Pechino cerca di ricucire con i vicini di casa.
CINA – Concorrenza con le infrastrutture giapponesi
Dopo l’Indonesia, le Filippine sono il nuovo teatro della sfida tra Giappone e Cina per conquistare appalti nella costruzione di infrastrutture. A giorni, Manila firmerà un contratto da 2 miliardi di dollari con il governo di Tokyo per costruire la ferrovia per pendolari Nord-Sud (NSCRP), destinata a decongestionare il traffico di Manila. In tutta l’Asia, gli istituti di credito controllati da Pechino e Tokyo si sfidano a botte di centinaia di miliardi di dollari per costruire o ristrutturare strade, porti e ferrovie. Nelle intenzioni, il boom delle infrastrutture dovrebbero far decollare la crescita di tutta l’Asia-pacifico.
CINA – Sessismo diffuso
Nonostante le vittorie legali, la discriminazione sessuale resta diffusa sui luoghi di lavoro cinesi. A dirlo è il nazionalista e filo-governativo Global Times, che racconta la storia di una donna che di recente ha vinto una causa per discriminazione di genere, dopo che le era stata negata una posizione lavorativa da autista per consegne a domicilio. Il giornale dice che, nonostante i successi in tribunale, è difficile che il problema trovi soluzioni a breve.
Secondo le disposizioni emanate dal Consiglio di Stato (governo) nel 2012 – scrive il Global Times – alle donne è proibito fare lavori fisicamente provanti, come il minatore, e le otto ore di lavoro giornaliero devono essere ridotte in caso di mestruazioni (!), gravidanza o allattamento. Tuttavia, con l’aumento delle leggi di tutela delle lavoratrici, sempre più datori di lavoro hanno cominciato a considerare le dipendenti di sesso femminile come un peso, sostiene l’avvocato Huang Yizhi.
GIAPPONE – Il sindacato in Amazon
Turni di lavoro massacranti, pressioni verso le dimissioni e un ambiente non sicuro. Sono questi alcuni dei motivi che hanno portato alcuni lavoratori del colosso dell’ecommerce — leader del mercato anche nel paese del Sol Levante — a formare un sindacato interno all’azienda, seguendo il modello delle filiali europee dell’azienda. Il gruppo fatto richiesta all’azienda di sospendere il nuovo piano di valutazione delle performance che mette ulteriormente sotto pressione i dipendenti. "Vogliamo continuare a lavorare in un ambiente sicuro" hanno spiegato alla stampa i lavoratori Amazon che in Giappone ha nomea di "black company", cioè di azienda che non rispetta i diritti dei lavoratori.
INDIA – Il boss hindu di Mumbai Chhota Rajan estradato a New Delhi
La polizia indonesiana qualche una decina di giorni fa, grazie a indicazione dei colleghi australiani, aveva arrestato Chhota Rajan, boss hindu di una delle sigle più importanti della malavita di Mumbai, latitante da 20 anni.
Rajan, una volta braccio destro del Boss per eccellenza della mafia indiana – Dawood Ibrahim, musulmano – aveva rotto i rapporti con D in seguito ai Mumbai Blasting del 1993, una serie di esplosioni organizzate da esponenti dell’estremismo musulmano in collaborazione con la gang di Dawood. Mostrandosi come un boss "patriottico", Rajan dall’esilio – che ha toccato Emirati Arabi, Australia, Thailandia e Indonesia – ha continuato a gestire le attività criminali del suo gruppo, dando la caccia al "nemico di stato" Dagwood Ibrahim. Ricercato dal 1995 per una sfilza di reati – omicidio, detenzione illegale di armi, contrabbando, tentato omicidio, tra le altre – Rajan questa mattina è atterrato a New Delhi e sarà interrogato dai funzionari del Central Bureau of Investigation indiano (la Cia indiana). Il Cbi ritiene che Rajan possa fornire informazioni fondamentali per la cattura di Dawood.
[Foto credit: Afp]