Dopo i pacchi bomba esplosi nella giornata del 30 settembre, cui è seguito l’identificazione di un sospetto, un minatore di 33 anni, anche il 1° ottobre una potente esplosione avrebbe coinvolto un edificio residenziale a Liuzhou, nella provincia di Guangxi, nel sud della Cina. La polizia è ancora sulle tracce del supposto ideatore del colpo e indaga sui moventi degli attentati. Il controllo delle informazioni da parte dei media di Stato non favorisce la possibilità di comprendere la gravità di un evento clamoroso, viste le misure di sicurezza solitamente adottate nelle città cinesi.
Secondo la Xinhua, la nuova esplosione sarebbe avvenuta intorno alle 8:00 locali del primo mattina. Non ci sono al momento notizie di vittime. La polizia e i vigili del fuoco sono stati inviati sul posto, secondo quanto diramato dall’agenzia di stampa nazionale. Nelle esplosioni di ieri, invece, provocate da 17 esplosivi nascosti in pacchi recapitati in diversi punti della contea di Liucheng, almeno 51 sono state le persone rimaste ferite. Due ancora i dispersi. La polizia è sulle tracce di un ragazzo di 33 anni identificato come Wei Yinyong che avrebbe assunto dei complici per aiutare a consegnare i pacchi bomba. Wei sarebbe un minatore ma si indaga, ancora, sul movente. Alcuni report dicono che il ragazzo sia già stato arrestato.
Come ricorda oggi il Financial Times, «Gli attacchi di Liucheng si sono verificati il Giorno dei Martiri, una nuova festa svoltasi per commemorare gli eroi nazionali deceduti, e alla vigilia della festa nazionale dalla durata di una settimana, uno dei periodi più trafficati per i viaggiatori in Cina». Ieri infatti la Repubblica popolare ha festeggiato i suoi 66 anni di vita e la nuova esplosione di una delle regioni più povere del paese, conferma l’esistenza, sotto traccia, di potenziali tensioni sociali.
Innanzitutto il numero delle bombe esplose lascia pensare a una rete organizzativa in grado di piazzare le deflagrazione ed è ipotizzabile si tratti di una forma di protesta contro governo e funzionari locali, visti i luoghi delle esplosioni. Secondo la stampa locale, gli obiettivi degli attacchi di mercoledì includevano l’ufficio del governo di Dapu, supermercati, centri commerciali, un ospedale, un carcere, un bus terminal, un dormitorio per lo staff zootecnico e un centro per le malattie infettive e la prevenzione.
Negli ultimi tempi ci sono stati eventi simili, sebbene non di questa portata. Del resto gli eventi di Liucheng sono stati disinnescati, per certi versi, dalla copertura mediatica cinese, immediatamente tesa a disinnescare la reale portata degli eventi. Le foto apparse online, infatti, mostravano edifici danneggiati, auto rovesciate e vittime per strada. Forse l’immediato controllo delle notizie da parte dell’agenzia di stampa Xinhua ha reso meno evidente l’evento anche a livello internazionale. Rimane molto grave il fatto di una serie di bombe, piazzate in uno dei paesi più controllati al mondo (per quanto in una regione periferica, al confine con il Vietnam)
Mercoledì – durante una conferenza stampa – Cai Tianlai, il commissario politico della sicurezza pubblica di Liucheng, ha detto che sulla base di alcune soffiate avevano riscontrato almeno 60 pacchi sospetti; anche per questo il servizio postale della contea è stato sospeso.Il Financial Times ricorda quando nell’ottobre 2013 una jeep con a bordo tre uighuri, un gruppo etnico musulmano della regione cinese del Xinjiang, «ha guidato su un marciapiede a Tiananmen ed è esplosa, uccidendo i passeggeri della jeep e due pedoni in quello che la polizia ha chiamato il primo attacco terroristico nella capitale”.
[Scritto per East; foto credits: bbc]