Tao Yuanming陶渊明 (365-427 A.D.), conosciuto anche come Tao Qian陶潜, è uno dei pochi poeti che si sono distinti durante il travagliato periodo delle Sei Dinastie (420-589), ma è molto più di un semplice letterato di epoca pre-Tang. Egli è, senza ombra di dubbio, uno dei poeti più grandi e importanti di tutta la Cina. Il suo stile di vita semplice, il quale traspare chiaramente anche nei suoi componimenti, il suo carattere particolare e complicato e i suoi ideali sono parte integrante del bagaglio culturale cinese, oltre ad aver affascinato l’immaginario collettivo occidentale. Il motivo per cui Tao Yuanming è stato e continua ad essere fonte di ispirazione e studio per poeti e intellettuali cinesi dalla dinastia Tang in poi si deve in particolar modo alla sua capacità di dare alla poesia una voce di grande semplicità e di esperienza, facendo propria un’arte che fino a quel momento aveva ereditato forme stabili e fisse, facendo trasparire nello stesso tempo quel chiaro sentimento di libertà che è parte integrante della sua poetica.
Ogni suo componimento sembra essere intriso da un senso di meraviglia, come se attraverso le sue parole si dispiegassero delle immagini, facendo sì che chi si accosta alle sue poesie partecipi anch’egli alla relazione primordiale presente tra Uomo e Natura, la quale provoca nel poeta un sentimento di pura emozione. Emozione, d’altronde, espressa attraverso un linguaggio semplice e umano, il quale, tuttavia, rivela una ricca profondità. Su Dongpo infatti definì il linguaggio utilizzato da Tao Qian come “insipido ma fulminante”: “ All’esterno potrebbe sembrare scialbo, ma è all’interno che vi trovi la bellezza”. Tuttavia, sebbene questo poeta ancora oggi sia fonte di ispirazione e fascino per molti studiosi occidentali, data la sua importanza nello scenario letterario cinese, in Italia sono pochi gli studi o le traduzioni presenti.
Scopo principale di questa tesi, pertanto, è trattare, seppur in maniera molto limitata, le tante sfaccettature presenti nella particolare e sensibile personalità di uno dei più grandi poeti cinesi e cercare di analizzare alcuni dei componimenti che mi hanno più colpito per la capacità di trasformarsi in immagini e trasportare il lettore in un mondo sereno, innocente.
Ogni capitolo analizzato è introdotto da un’immagine che sintetizza al meglio l’argomento trattato. Nel primo capitolo, ho voluto introdurre il background storico e filosofico nel quale il poeta si è formato, per dimostrare quanto alcune scelte di Tao Yuanming siano state influenzate non solo dalla sua personalità non-ordinaria rispetto ai poeti e intellettuali dell’epoca, ma anche dal clima culturale che il poeta respirava in quel periodo travagliato. Si evince che l’epoca storica che va dalla dinastia Han alla Dinastia Sui (220-589 d.C. ), sebbene sia stata considerata dalla storiografia tradizionale cinese non solo come periodo di grande decadenza politica, ma anche come momento di forte buio intellettuale e culturale, durante il quale tutte le certezze su cui si basava la società di epoca Han erano crollate, tuttavia durante l’epoca delle Sei Dinastie dottrine filosofiche e religiose che in passato erano state oscurate dal confucianesimo ebbero modo di poter sviluppare i loro principi. In più, in quest’epoca turbolenta si assistette ad un cambiamento radicale del pensiero, come anche nel mondo di concepire e creare poesia.
Se ripercorressimo in breve il clima culturale presente in Cina a partire dallo sviluppo e radicamento del confucianesimo fino al periodo in cui maturò Tao Yuanming, vedremmo che in un primo momento fu lo spirito razionale confuciano a guadagnare terreno nel nord della Cina e ad abbracciare ogni campo del sapere. Successivamente, durante l’epoca dei Wei e dei Jin (220-420), considerata pertanto periodo di forti mutamenti, si assistette ad una svolta decisiva anche in ambito artistico e culturale. I letterati e i filosofi pretesero di esprimere liberamente il proprio pensiero che per lungo tempo era stato negato. In ogni campo del sapere, nuove idee che erano apparse inizialmente assurde e bizzarre trionfarono su quelle ortodosse. Fu in queste condizioni che si sviluppò una letteratura e un’arte puramente fondata sulle emozioni, che davano voce all’autore, ai suoi intimi pensieri e sentimenti, alla sua gioia come al suo dolore. Si ha un risveglio dell’uomo che si riscopre, si riafferma e persegue il senso del proprio destino. Si annulla l’esterno per seguire la ricerca interiore. È in questo clima particolare che Tao ebbe modo di affermare il suo intelletto, sensibilità, spirito, tolleranza, creatività, originalità, senso di cultura e virtù: doni derivanti da una particolare formazione culturale non comune all’uomo ordinario.
Successivamente, ho trattato la vita e le vicende di Tao Yuanming, prendendo come punto di riferimento le biografie che sono state scritte dopo la sua morte, e che in molti casi hanno lasciato un’immagine stereotipata del poeta. In questo modo, ho cercato di analizzare quali fossero le reali vicende che lo hanno caratterizzato e quali fossero, d’altra parte, le forzature fornite dai biografi dell’epoca. Sin dalla sua morte, Tao Yuanming è stato considerato come un eremita distaccato dal mondo reale, esempio morale e personaggio molto affascinante: la sua figura ha rappresentato un’icona importante in ambito letterario da essere preso come punto di riferimento dai più grandi poeti di epoca Tang e da essere raffigurato dai più grandi pittori delle epoche successive. Tao era definito come l’eremita che seppe incarnare non solo i principi fondamentali del taoismo, ma anche quelli del buddismo Zen (sebbene egli non sia mai stato tentato da tale dottrina).
Egli, fino all’età di quarantuno anni, visse seguendo i principi confuciani, ma, come si evince dalle sue opere, durante i suoi mandati egli viveva in grande conflitto tra ciò che era doveroso e ciò che era giusto per sé, per la sua indole ad amare la Natura. Per questo motivo, dopo esser diventato magistrato di Pengze, dopo soli ottanta giorni, Tao apprese la notizia che sarebbe arrivato un ispettore generale, persona corrotta e avara. Egli si rifiutò di “inchinarsi davanti a questo misero uomo per cinque staia di riso”, il suo magro salario, e dichiarò le sue dimissioni. Questo è un episodio molto noto, raccontato sin dai primi autori che scrissero le sue biografie, e ad esso è legato un ulteriore aneddoto, che diventò quintessenza della leggenda legata alla sua vita. In ogni caso, nel suo famoso fu, Il ritorno (guiqù lai xù归去来序), Tao ci fornisce delle ragioni diverse e un racconto alquanto contraddittorio su ciò che avvenne. Egli afferma che aveva finalmente scoperto di apprezzare il vero sé, che aveva occupato cariche pubbliche per questioni economiche, e di conseguenza aveva reso schiavi il suo stomaco e la sua bocca. Si dichiarava pentito e provava vergogna per aver compromesso i suoi principi. Successivamente, Tao Yuanming protestò contro l’usurpazione di potere adottando il nome di Qian潜, il cui significato metaforico è quello di “nascosto”, di conseguenza: “colui che si nasconde”/ “Tao l’eremita”. All’insegna di questa sua rinascita, egli visse gli anni che gli rimasero in completa solitudine, mettendo in pratica ciò che desiderava fare: avere un’esistenza libera, semplice, distaccato da legami finti e corrotti, in completa armonia con il mondo circostante.
Per questa ragione, uno dei temi prevalenti nelle poesie di Tao Yuanming è il tema della Natura, trattata con grande originalità. Grazie al pennello del Signore dei cinque salici, le scene agresti non sono solo più pretesto di riflessione filosofica oppure semplici scenari da cui trarre godimento personale, sono in realtà parte integrante della vita e dell’essere. Ogni poesia è intrisa di emozione e intensità: ciò traspare in ogni roccia, in ogni filo d’erba che Tao decide di descrivere. Sembra che il poeta abbia descritto oggettivamente attività legate ai campi e al mondo che lo circonda; in verità, quella natura è resa umana, e solo un uomo dalla spiccata sensibilità avrebbe potuto creare dalla semplicità delle piccole cose dei meravigliosi componimenti. Tao Yuanming parla inoltre di ritorno allo ziran, che implica un ritorno alla vera concezione di se stesso. Aderire allo ziran significava aderire alla concezione della natura come pura bellezza, concetto ideato dai padri del taoismo. Laozi, infatti, definì l’idea di ziran come essenza spontanea: “Il Dao segue il ziran” ed è naturalezza, istinto e spontaneità. Tale concezione è reinterpretata da Zhuangzi attraverso la metafora del pescatore, asserendo che la spontaneità è bellezza e le stesse sono date dalla sincerità.
Un altro tema presente nella poetica di Tao Yuanming è il concetto di ozio collegato alla parola cinese xian 闲. Etimologicamente, il carattere sta ad indicare “profonda serenità d’animo e riposo”: vi è un albero che si erge su un cortile, o nella sua forma alternativa una luna che brilla attraverso una porta aperta閒. Questa forma di ozio è una specie di stato meditativo che conduce al Dao, uno stato spirituale che diventa parte essenziale della vita quotidiana del poeta. Un altro soggetto favorito dall’animo di Tao era il bere, un’attività collegata spesso alla sua personalità eccentrica e personalissima. Lo dimostrano una serie di versi presenti in “Bere il Vino”, una delle opere più famose e ammirate del poeta. L’arte del bere è perfino associata all’essenza di Tao Yuanming, così come venne descritto dai biografi dell’epoca.
Tuttavia, Nonostante questa pratica del bere possa sembrare fuorviante, nel senso che potrebbe farci pensare che Tao amava ubriacarsi tutto il giorno, la questione del bere vino non deve essere interpretata in questo senso. L’ebbrezza significava bere abbastanza vino in modo da acquisire quella serenità d’animo e quell’attenzione che permettevano di raggiungere la contemplazione e, in questo modo, la trascendenza: uno stato di isolamento mentale in cui non si hanno più inibizioni e distinzioni, bensì un senso di identità con il mondo stesso. Significava, in pochi termini, disinibizione e raggiungimento del vero sé.
Tao Qian è ricordato per aver inaugurato un tipo particolare di poesia, quella che viene denominata Tianyuan 田园(Campi e Giardini). Questo perché Tao, usando un linguaggio semplice, descrive un mondo innocente in cui si ha la piena fusione tra uomo e Natura. In questo filone particolare egli narra delle gioie della vita pastorale, espresse a volte in maniera dettagliata e con una certa ammirazione: si descrive il momento in cui si raccoglie la semina, si ara la terra, si svolgono le attività semplici legate ai campi, per poi tornare nelle proprie case a rifocillarsi. È l’armonia la vera sovrana del luogo: lì la Natura fa il suo corso e l’agricoltore deve cercare di vegliare su di essa e sul suo raccolto in modo da trovarsi al passo con l’equilibrio di cui ha deciso di far parte.
Nell’ultimo capitolo, quello più ricco e importante, sono analizzati alcuni componimenti del poeta, effettuando una traduzione carattere per carattere, in modo da effettuare un’analisi attenta dei temi trattati in ciascun componimento. Seguono una traduzione italiana, la maggior parte sono traduzioni effettuate da me, in quanto, come precedentemente affermato, vi è poca sensibilità verso la poetica di Tao Yuanming. Successivamente, sono presenti analisi e confronti di altre traduzioni, rispettivamente in inglese (testi tradotti da David Hinton, 1993), e una in francese (effettuata da Cheng Wing e Hervé Collet, 2014), dove cerco di riportare le scelte intraprese dai traduttori, se essi abbiano rispettato i parallelismi, le rime, e in particolar modo se siano riusciti a mantenere il senso che Tao Yuanming voleva esprimere attraverso le sue liriche. Sarebbe impossibile elencare ed analizzare tutte le opere composte da questo grande poeta, tale lavoro dovrebbe essere svolto da grandi traduttori che conoscono al meglio la sua poetica e la lingua cinese. Tuttavia, partire da poche poesie sarebbe già un passo in avanti per far conoscere meglio la personalità di Tao Yuanming e, nello stesso tempo, sensibilizzare i futuri traduttori italiani allo studio delle sue opere, in quanto ogni opera, sebbene appartenente al passato, è ancora capace di trasmettere una propria sensibilità e profondità, una bellezza intramontabile che merita di essere ricordata.
*Giovanna De Fina defina.giovanna[@]gmail.com è nata il 21 luglio 1992 in provincia di Potenza. Dopo il diploma di maturità (Corso sperimentale Brocca), il 7 luglio 2015 consegue la Laurea in Mediazione Linguistica e Culturale (Traduzione in ambito turistico ed imprenditoriale, tesi in Lingua e Letteratura della Cina) presso l’Università per Stranieri di Siena.
**Questa tesi è stata discussa presso L’Università per Stranieri di Siena. Relatrice prof.sa Anna Di Toro; correlatore: prof. Mauro Crocenzi.