Si continua a discutere in Cina, della visita che Xi Jinping effettuerà a fine settembre negli Stati Uniti. Secondo il ministro degli esteri, Wang Yi, la visita «rafforzerà la fiducia reciproca e la cooperazione». In un intervento riportato dai media cinesi, Wang sottolinea che la visita di Xi, la sua prima da capo di Stato, «è nell’interesse della cooperazione amichevole tra la Cina e gli Usa ma anche nell’interesse della pace mondiale e dello sviluppo».
La stampa americana – invece – nei giorni scorsi ha preferito sottolineare gli eventuali punti di disaccordo tra i due paesi. Sono due i punti più rilevanti per Washington, che ricordano tanto quelli, gli stessi, che hanno preceduto l’ultima visita di Xi da Obama, poco prima della quale era scoppiato lo scandalo del Datagate, con Snowden a Hong Kong: lo spionaggio cibernetico e le dispute territoriali nel Mar della Cina Meridionale tra la Cina e alcuni Paesi alleati degli Usa.
Nel suo intervento, il ministro Wang ha affermato che il suo paese «non ha alcuna ragione di contestare l’ordine internazionale basato sulla vittoria contro il fascismo (nella Seconda Guerra Mondiale)», vale a dire di sfidare l’egemonia degli Usa. Xi Jinping volerà negli Stati Uniti il 22 settembre e il 25 incontrerà il presidente Barack Obama alla Casa Bianca. Nei giorni successivi il leader cinese parteciperà alle celebrazioni del 70/mo anniversario delle Nazioni Unite su invito del segretario generale Ban Ki-moon.
Nel frattempo tra Cina e Stati uniti si parla anche di clima. Pechino, Sichuan, Hainan, California, Connecticut, Los Angeles, New York, Washington D.C. Sono oltre 20 i governatori locali, cinesi e statunitensi, che hanno annunciato piani ambiziosi per combattere il cambiamento climatico, fissando obiettivi di riduzione delle emissioni nei prossimi decenni nell’ambito del vertice dei «Climate leaders» di Los Angeles.
Secondo quanto trapelato dai media, la California ridurrà le emissioni climalteranti del 40%, rispetto ai livelli del 1990, entro il 2030 e dell’80% entro il 2050: è l’obiettivo più ambizioso in Nord America. Los Angeles ha annunciato una riduzione delle emissioni del 45% entro il 2025, del 60% entro il 2030 e dell’80% entro il 2050 rispetto ai livelli del 1990.
«Le città sono la casa di oltre metà della popolazione mondiale responsabile del 70% delle emissioni di gas serra del pianeta, e per questo rappresentano il “ground zero” nella lotta al cambiamento climatico – ha dichiarato il sindaco di Los Angeles Eric Garcetti – Con questa dichiarazione, stiamo trasformando promesse ambiziose in progressi tangibili e concreti, progressi che non solo soddisfano gli obiettivi nazionali, m li superano. Come sindaci, il nostro mandato è di creare città più vivibili, ma la nostra vocazione è creare un mondo più vivibile».
Infine una nota cinese, dato che i dubbi sull’economia cinese e sui tonfi della borsa continuano a tenere banco. Ieri si è appreso che la principale agenzia cinese che combatte la corruzione sta indagando sul vicedirettore dell’organismo addetto al controllo delle Borse, sospettato di un comportamento scorretto in occasione della crisi che ha investito il mercato finanziario. Lo affermano i media cinesi, che non forniscono ulteriori dettagli.
Zhang Tujun, numero due della China Securities Regulatory Commission (Csrc), sarebbe sotto indagine ad opera della Commissione centrale per le ispezioni di disciplina. Si tratta dell’organo che sta gestendo tutta la campagna anti corruzione di Xi Jinping e che è presieduto da Wang Qishan, un alleato del presidente Xi Jinping. Come riportato dal South China Morning Post, da quando le Borse cinesi hanno cominciato a perdere di valore dopo un anno di boom, lo scorso. Martedì scorso è arrivato l’annuncio che tre dirigenti della Citic Securities, una grande società statale di brokeraggio, sono sotto inchiesta perché sospettati di «insider trading» e di aver diffuso informazioni che sarebbero dovute rimanere confidenziali.
[Scritto per East]