Cina – Riforma figlio unico, i risultati ancora non ci sono

In by Gabriele Battaglia

Da oltre un anno è cambiata la legge sul figlio unico. Ma i risultati stentano ad arrivare. Così Pechino pensa a nuovi incentivi alle nascite per far fronte all’invecchiamento della popolazione e porre freno al calo della manodopera. Ma servono anche, dicono gli esperti, altri interventi. Soprattutto bisogna rivedere il welfare familiare e le politiche sulla disparità di genere dei neonati. In Cina da oltre un anno è cambiata la nota legge del figlio unico, che obbligava le coppie ad avere un solo figlio, benché ci fossero alcune eccezioni, per le minoranze, per le coppie composte da figli unici, per le coppie di alcuni centri urbani.

I limiti alle nascite sono stati eliminati, in parte, perché la popolazione cinese sta invecchiando, in parte perché serve manodopera nei polmoni produttivi nazionali. Ma i risultati stentano ad arrivare, come previsto da molti esperti, e il governo potrebbe pensare a nuove politiche per incentivare le nascite. La Cina è la nazione più popolosa del mondo ed è anche la più squilibrata nei rapporti di genere.

Secondo il quotidiano ufficiale del partito comunista, il Global Times, «Oltre 40mila coppie di Pechino hanno chiesto di avere un secondo figlio da quando la Cina ha allentato la politica del figlio unico lo scorso anno, ma gli osservatori riportano che questo dato è al di sotto dell’obiettivo del governo e non alzerà il basso tasso di natalità. La Commissione municipale della salute e della pianificazione familiare di Pechino ha specificato che, dal 31 maggio, hanno ricevuto 42,075 richieste di un secondo figlio e ne hanno approvate 38,798. Tra i candidati, il 57 per cento sono state coppie tra i 31 e i 35 anni, circa il 23 per cento tra i 26 e il 30 e il 2 per cento al di sopra dei 40».

Dati deboli, numeri minori rispetto alle attese, ma in molti lo avevano previsto. L’aumento del benessere delle coppie di classe media rallenta le nascite mentre la popolazione, in generale, invecchia.

Sia il sistema pensionistico, sia quello lavorativo, che richiede manodopera, rischiano dunque di andare in sofferenza ulteriore.

Al Global Times, Lu Jiehua, professore di demografia sociale all’Università di Pechino, ha spiegato che «nonostante l’aumento», il numero è lontano dall’obiettivo del governo di 50mila richieste all’anno. «Sono passati 15 mesi da quando la politica è entrata in vigore, avremmo dovuto avere più di 60mila richieste a questo punto», aggiungendo che «il numero delle nascite è anche inferiore al numero di applicazioni approvate per diversi motivi».

«Il governo aveva inizialmente previsto che il 60 per cento delle coppie qualificate avrebbe approfittato della nuova opportunità, ma molti non vogliono avere un secondo bambino a causa della loro carriera, della situazione finanziaria e la mancanza di tempo per prendersi cura di eventuali nuovi arrivati» ha spiegato Lu.

Ritornano quindi gli argomenti già dibattuti: per incentivare la nascite è necessario rivedere il welfare per le famiglie e prendere atto della nuova realtà sociale cinese.

«Il tasso di fertilità della Cina è pari a 1,18, molto inferiore al livello internazionale di 2.1. Lu riporta che il governo potrebbe valutare la possibilità di ulteriori incentivi, come la semplificazione dei servizi per il processo di applicazione e di consultazione al fine di incoraggiare le coppie a richiedere un secondo figlio. La Commissione Nazionale di Salute e di Pianificazione Familiare ha detto che a partire dal mese di gennaio, sono state presentate circa 1 milione di applicazioni in tutto il paese».

Infine, sempre sul versante nascite, la Cina ha una profonda disparità nel rapporto di genere (per una storica preferenza del nascituro maschile, retaggio di una società fondamentalmente contadina). Come riportava il Wall Street Journal a maggio, in Cina «nascono 116 ragazzi per ogni 100 ragazze», un rapporto che il governo spera «di ridurre a 115-100 da quest’anno. Il tasso naturale è di circa 105-100, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità».

Nel 2010, la Cina aveva 24 milioni di «ragazze scomparse», o assenti dalla popolazione a seguito della selezione del sesso, secondo uno studio del 2012 da parte del Fondo per la Popolazione delle Nazioni Unite. Gli esperti dicono che tali squilibri di genere drastiche potrebbero creare tensioni sociali, dato che un gran numero di uomini rimane celibe.

Mesi fa le autorità sanitarie avevano annunciato un giro di vite sui test pre-parto (proibiti, ma facilmente ottenibili con una mazzetta) e gli aborti selettivi, aveva riferito la Xinhua News Agency, «nell’ultimo sforzo di Pechino per respingere un pregiudizio tradizionale contro le figlie e uscire dalla crisi demografica»

[Scritto per East online; foto credit: economist.com]