Abitano a pochi metri di distanza, possono fare affari insieme, ma guai se si sposano. Il China Daily racconta la storia delle famiglie Xu e Zhong che, in una zona rurale del Guangdong, recitano da oltre cent’anni una specie di versione contemporanea di Giulietta e Romeo, anche se con meno drammi e spargimento di sangue.
I due villaggi limitrofi si chiamano Xizhou e Xiapu e stanno dalle parti di Guangzhou. La popolazione racconta che oltre un secolo fa ci fu una faida tra le due famiglie Xu e Zhong che portò al divieto non scritto. Nessuno ricorda bene, ma si parla addirittura di uno scontro armato durante la dinastia Qing (1644-1912). Da allora, se la regola viene infranta e qualche Xu sposa una Zhong o viceversa, innominate sciagure si abbattono sulle due comunità.
La tradizione, difesa dagli anziani locali, sancisce che tra i due villaggi sarebbe meglio non ci fossero matrimoni. Ma se proprio si deve, ecco, tra le famiglie Xu e Zhong assolutamente no. Secondo l’80enne nonno Xu, il cielo le escogita proprio tutte per uccidere le gioie di qualsiasi unione tra i due clan. Sessant’anni fa – racconta – un uomo di Xizhou ha sposato una Zhong e questa è morta di parto. Il loro figlio è sopravvissuto ed è cresciuto fino prendere lui stesso moglie, ma la coppia non è mai riuscita ad avere figli. Così la loro linea familiare si è fermata lì.
Nel 2007, il giovane Xu Tian di Xizhou si è preso una sbandata per la coetanea Zhong Xin, di Xiapu; ricambiato. I due erano ancora alle scuole medie. Negli otto anni successivi, il Romeo e la Giulietta secondo caratteristiche cinesi hanno continuato a vedersi di nascosto e ora dicono che “neanche un’ascia potrà separarli”. Xu Tian, il ragazzo, si chiede oggi: “Perché la nostra generazione deve coltivare ancora la perniciosa rabbia dei nostri antenati? Non è giusto per noi”.
Buon segno. Vuol dire che le cose prima o poi cambieranno. Nel frattempo, però, almeno una decina di altre coppie sono “scoppiate” per le pressioni esercitate dai sacerdoti dell’antica faida. E secondo lo stesso giovane Xu, nessuno dei giovani osa ribellarsi alla norma, anche se insensata. Ne esce uno spaccato di Cina profonda che si completa quando il ragazzo racconta: “Dopo che i media ne hanno parlato, tutti nel villaggio cercheranno di indovinare chi ha fatto la spia. E questo potrebbe danneggiare i miei genitori”.
Secondo China Daily, i due villaggi non sono gli unici a vivere una situazione del genere, il che ci dice delle molte Cine che convivono sotto allo stesso cielo. I giovani migranti rurali che vanno in città a lavorare e poi tornano al villaggio per le feste o tra un lavoro e l’altro, introducono usanze, consumi, tecnologie e conoscenze che di fatto amalgamano la Cina. Ma spesso uno smartphone convive con una faida paesana e le epoche storiche si sovrappongono, dando esiti balzani. C’è chi va a vanti e chi resta fermo: in fondo, i leader di Pechino hanno ragione quando affermano che nel loro Paese convivono primo, secondo e terzo mondo.
A Xizhou e Xiapu i funzionari di Partito locali dicono che non possono farci nulla: l’usanza è radicata e tarpa le ali a qualsiasi coppietta “illecita” ci volesse provare. La complessità cinese che si manifesta di villaggio in villaggio è difficile da governare. Luigi Tomba, ricercatore dell’università di Canberra che ha studiato le comunità urbane e rurali cinesi per un quindicennio, ci ha spiegato quanto le specifiche storie e idiosincrasie locali possano poi determinare destini collettivi: “Innumerevoli variabili influiscono su come una norma decisa dall’alto viene recepita a livello di comunità. Metti che il clan dominante in un villaggio sia favorevole a costruire una strada, mentre quello del villaggio limitrofo la rifiuta perché passa sui suoi terreni. Avremo una comunità che si sviluppa e una che resta ferma”. Le diverse Cine convivono a pochi metri di distanza.
[Scritto per il Fatto Quotidiano]