Quarta e ultima puntata della storia di Huaqiangbei, il distretto tecnologico di Shenzhen. La sua transizione è inevitabile, perché le vendite online stanno uccidendo il grande bazar dell’hardware. Il futuro sono quindi i makers, gli innovatori digitali: da quartiere-mercato a quartiere-incubatore, è questo l’obiettivo a cui puntano le forze più dinamiche. Ma la strada è ancora lunga. Le altre puntate: #1 – #2 – #3
Ancora tanta strada da fare
Tutte queste informazioni evidenziano la costante attenzione – precedentemente assente – che il governo locale dedica ai "creatori", ma ciò di cui la riconversione e l’aggiornamento di Shenzhen hanno più bisogno è un’industria creativa di larga scala, piuttosto che di singoli creatori che operano in maniera isolata. Per passare dai "creatori" ad una "industria creativa", la strada da fare è ancora lunga. E’ necessario che vengano realizzati prodotti hardware in grado di cambiare lo stile di vita della gente; servono anche programmi, servizi e promozione dei marchi. Nella lontana Pechino, la situazione dell’industria creativa è esattamente opposta.
C’è una grande quantità di eventi incentrati sui prodotti. Quando nel giugno di quest’anno, il vice presidente della Conferenza politica consultiva e ministro della Scienza e Tecnologia, Wan Gang, è arrivato per la sua ispezione a Shenzhen, ha visto anche i suoi prodotti esposti; Zhang Hao, tuttavia, non percepisce una forte promozione dei creatori di hardware da parte del governo.
Ha prestato molta attenzione ad un equity capital del governo locale. "Il vantaggio degli investimenti governativi è che non cercano necessariamente un ritorno finanziario; il governo può finanziarti con diversi milioni, per poi, dopo tre anni, ritirare l’investimento raccogliendo interessi minimi".
Il bando per quell’equity investment fu pubblicato su internet il 3 settembre, ma la data di chiusura era stata fissata per il 10 settembre. Anche se lo si avesse visto il giorno stesso", – dice Zhang Hao "- , "si avrebbe avuto solo una settimana di tempo per fare domanda".
He Wenbiao ha, invece, molti più contatti con il dipartimento di Scienze e Tecnologia, a cui ha presentato alcuni documenti e relazioni sulle spese. "Lo scorso anno, abbiamo richiesto un finanziamento di 300mila yuan al fondo di supporto per l’alta tecnologia per una sistema di irradiazione del calore del modulo ottico. Tra compilazione del modulo, consegna della documentazione e procedure" – ha spiegato -, "se ne sono andati alcuni mesi; l’intero processo è durato, complessivamente, meno di sei mesi. Lo scopo per cui sono forniti questi fondi è quello di impreziosire ulteriormente [l’attività di ricerca e innovazione]".
"Se si vuole produrre in serie si deve necessariamente commercializzare e industrializzare. Questo è il passo più difficile", sostiene Feng Changhong. "Quando si arriva a questo punto" – prosegue – "c’è costantemente bisogno di capitale. Negli ultimi anni il settore dei software di Shenzhen si è sviluppato in maniera molto aggressiva. Tra non molto potrebbe emergere qualche outsider. Dal punto di vista dei marchi, invece, Shenzhen è ancora molto indietro rispetto a Pechino. Le due città potrebbero completarsi a vicenda, approfittando dei reciproci vantaggi competitivi".
Feng Changhong ha parlato anche con i due fondatori dell’incubatore di hardware dell’industria creativa Haxlr8r, che ha sede a Huaqiangbei. Nel 2013 hanno trasferito il loro quartier generale dalla Silicon Valley a Shenzhen. Qui si svolge il periodo di incubazione che dura tre mesi, poi la fase finale viene portata a San Francisco per il Demo Day. "Quello che mi hanno detto, ci ha indotto a prestare maggiore attenzione ai team dell’industria creativa, alle aziende di nuova istituzione e ai maker [in italiano anche “artigiani digitali”; ndt]. Tra i progetti recentemente finanziati con successo sulla piattaforma di crowdfunding Kickstarter, non ce n’è uno che non fosse stato proposto dai maker. I progetti vengono quasi tutti dalla Silicon Valley. Ci hanno anche suggerito che potremmo collaborare per proporre all’amministrazione della città un progetto per trasformare Shenzhen nella Silicon Valley globale dell’hardware. Non sono poche le aziende straniere che cercano partner con cui collaborare nel design industriale a Shenzhen".
In altre parole, a prescindere dal governo o dal mercato, le aspettative sui maker finirebbero per trasformare il piano per lo sviluppo dell’industria creativa in una esperienza "alla DJI" [l’azienda di Shenzhen che produce droni; il nome cinese, Dajiang Chuangxin, è traducibile come "innovazione di frontiera", da cui il gioco di parole; ndt]. Per ridefinire l’intero ecosistema globale, Shenzhen oggi ha bisogno di interconnessione tra le sue risorse e di aggiornamento industriale. "La forza di Shenzhen consiste nella rete industriale e nella produzione", – sostiene Qiu Wen – "la ricerca e lo sviluppo, invece, sono ancora i suoi punti deboli".
Anche agli occhi di Zhang Hao, il punto debole di Shenzhen è evidente: "sono le persone". "Il livello delle persone non è all’altezza. In luoghi come Boston e San Francisco, è facile incontrare maker di ogni tipo. Ma in Cina molte persone sono ancora piuttosto conservatrici". Il motivo per cui, a Shenzhen, questo problema è molto accentuato è che mancano college e università di prim’ordine. Chen Zhaozhao aggiunge che una delle più grandi sfide che Shenzhen si trova ad affrontare è l’internazionalizzazione. Parlando dell’ipotesi di trasferire a Shenzhen il quartier generale di una grande azienda, il manager gli ha detto con estrema sincerità: "A Shenzhen, dal punto di vista industriale, sicuramente non manca nulla. Ma se dovessi trasferirmi qui a lavorare, mio figlio non potrebbe frequentare una buona scuola internazionale e io dovrei privarmi dei miei amati ristoranti 3 stelle Michelin".
Creare dal nulla le condizioni sociali necessarie è diventato per Chen Zhaozhao e i suoi colleghi un lavoro tanto importante, quanto complicato. Shenzhen si ritrova a competere con due importanti città confinanti: Canton del punto di vista politico e Hong Kong da quello economico. Sebbene sia sempre stato così, oggi Shenzhen è per i media nazionali e internazionali la patria dei maker cinesi. Zhang Hao, che occasionalmente si trova a passeggiare a Huaqiangbei, si è reso chiaramente conto che l’area è in fase di declino. "Forse è per via dei lavori di manutenzione alla metro, ma ho la sensazione che la dimensione del mercato dei ricambi elettronici si stia riducendo". A sostituitlo sono gli acquisti online. In particolare [i negozi di] Alibaba hanno inferto il colpo più duro a Huaqiangbei. "Su internet si sceglie un fornitore; se il prodotto soddisfa", – dice Zhang Hao, "le due parti possono anche costruire un rapporto di fiducia. Non serve più arrivare appositamente fino qui".
He Wenbiao è d’accordo: "A essere in declino non è Huaqiangbei, ma le transazioni offline". "Ancora più in difficoltà è Zhongguancun”, aggiunge. “Le vetrine di interi piani sono spesso mezze vuote e molti negozi sono stati eliminati da Xiaomi. Huaqiangbei sta un po’ meglio perché può contare ancora sulle esportazioni. La gente del sud-est asiatico fa la spesa come stesse al supermercato. Gli ordini per le esportazioni stanno sostenendo Huaqiangbei". E’ presumibile che nei prossimi anni He Wenbiao, Zhang Hao e i maker provenienti da tutte le parti del mondo, avranno ancora l’opportunità di incontrarsi a Huaqiangbei. Ma più probabilmente, vista tendenza di riconversione dell’ex area commerciale, si incontreranno alla Haxlr8r, dove i maker saranno incentivati a progettare più velocemente nuovi hardware.
Fine
[L’articolo, tradotto per Internazionale, è anche su Caratteri cinesi. Traduzione di Piero Cellarosi]*Shidai Zhoubao ("Epoca", o Time Weekly) è un settimanale fondato nel 2009. Si occupa prettamente di politica, economia e cultura, ed è di base a Guangzhou. Esce il lunedì.