Il prossimo 11 marzo sarà un anniversario importante per il Giappone. Quattro anni fa, un venerdì pomeriggio di marzo, il Nordest dell’isola di Honshu, la più grande dell’arcipelago, veniva scosso da uno dei terremoti più forti da quando l’uomo ha iniziato a registrare questo genere di eventi. Quattro è un numero che in Giappone non porta certo bene – il carattere cinese 四, 4, può essere pronunciato in giapponese anche shi esattamente come 死, morte.
A conti fatti, facendo leva su una qualche motivazione “culturale”, potrebbe essere lecito far passare in secondo piano l’avvenimento, continuare a tacere sui morti, sui dispersi, sulle famiglie rimaste senza casa o che da quattro anni vivono in sistemazioni provvisorie; sull’inquinamento, sulle radiazioni, sulle responsabilità e via discorrendo.
Anche perché il governo attualmente in carica a Tokyo sembra oggi avere ben altre priorità che la ripresa delle regioni colpite da un eccezionale “disastro triplo” quattro anni fa: la lotta al terrorismo globale e le Olimpiadi di Tokyo del 2020, per dirne un paio.
Dopo quattro anni, di sicuro ci sono le cifre del disastro e il fatto che Tepco, su cui pesano le accuse di inefficienza e scarsa trasparenza riguardo l’incidente nucleare di Fukushima, innescato dall’evento naturale, non sarà incriminata.
Così come già nei tre anni precedenti, la trasmissione del ricordo passa più per vie non istituzionali, grazie all’iniziativa di singoli volenterosi e associazioni impegnate sul campo.
Quest’anno, un tentativo di conservare la memoria di uno degli eventi più tragici che il Giappone abbia mai vissuto dalle bombe di Hiroshima e Nagasaki arriva dalla fantasia e dalla mano di uno dei maggiori autori di manga del Sol Levante: Katsuhiro Otomo.
L’autore della serie a fumetti e del lungometraggio animato Akira, ambientati in una (Neo) Tokyo post-guerra atomica – uno dei lavori più influenti del cyberpunk di fine anni ’80 e inizio anni ’90 – e di Dōmu, Sogni di bambini, datato 1980 – un’opera a metà tra fantascienza, onirismo e denuncia della speculazione immobiliare – ha disegnato il progetto di un memoriale al terremoto del Nordest del Giappone.
Sarà esposto il 12 marzo prossimo all’aeroporto di Sendai, quattro anni fa invaso dal fango portato dallo tsunami seguito alla scossa sismica.
Si tratta di una parete in ceramica su cui è rappresentato in bassorilievo un bambino che, a cavallo di un pesce rosso con elementi steampunk, “surfa” su un’onda anomala, quasi a sfidare gli dei del vento e del fulmine.
“Esporre un lavoro del genere in un aeroporto è qualcosa di non comune”, ha spiegato ai microfoni di una troupe dello Asahi Shimbun uno dei collaboratori del maestro al progetto.
Fuori dal comune è in realtà l’intera opera: come scrive lo Asahi, per il suo completamento ci sono voluti oltre sei mesi di lavoro e l’impegno di 10 artisti che hanno lavorato oltre 12 tonnellate di argilla e colorato gli oltre 450 pezzi di ceramica che compongono l’opera.
“Oltre ogni mia aspettativa”, ha dichiarato soddisfatto lo stesso Otomo, che ha spiegato come il senso della sua opera sia legato alla fiducia nel futuro e al superamento degli ostacoli più imponenti. Il tutto, conferendo all’opera un senso di spensieratezza attraverso il suo stile fumettistico e i suoi colori vividi.
“Non è solo un modo di onorare il ricordo delle vittime, ma è anche un tentativo di convincere i giovani ad andare avanti”, ha spiegato l’autore di Akira.
Le immagini del progetto erano state diffuse online già da qualche mese, poche settimane dopo che un’associazione impegnata nell’ organizzazione di eventi culturali negli snodi del traffico nazionale aveva chiesto al mangaka, originario dei dintorni di Sendai, un’opera di sostegno allo sforzo di ricostruzione del Tohoku.
Forse non era il tipo di aiuto che gli abitanti della zona, dove i lavori di ricostruzione continuano a rilento da anni, si aspettavano. Eppure l’impegno di Otomo – fresco peraltro del prestigioso premio del fumetto di Angouleme – spicca nel silenzio quasi generale e pertanto va apprezzato.
Perché, come ha ammesso lo stesso autore, “i ricordi del terremoto stanno piano piano svanendo” e tentare di salvare quei ricordi dall’oblio è (o dovrebbe essere) un dovere comune.
[Scritto per East online; foto credit: rocketnews24.com]