Primo allarme inquinamento del 2015 a Pechino, mentre Shanghai esce da tre giorni d’incubo. Insomma, gli anni passano e i problemi restano. Nella capitale, il livello dello smog si è assestato stabilmente sopra quota 200 pm con picchi sopra i 500. Il cielo è grigio torbido e qualcuno spera che “potrebbe nevicare”, non si sa bene cosa. Intervista a Damin Tang, attivista di Greenpeace.
È il livello definito “inquinamento pesante” dagli stessi standard ufficiali cinesi che appaiano sulla speciale applicazione da smartphone che tutti hanno e tutti consultano quotidianamente. App dalla quale è scomparsa di recente la rilevazione dell’ambasciata Usa, che come al solito avrebbe gettato discredito sulla Cina e sul suo sviluppo pacifico, attestando il livello dello smog qualche gradino più in su del monitoraggio autoctono. I media anglofoni chiamano da anni questa situazione “airpocalypse”, un cliché che ormai non fa più ridere nessuno.
A metà dello scorso ottobre, alla vigilia di un’amichevole di lusso tra Brasile e Argentina nel famoso “Nido” pechinese, il livello dello smog aveva oltrepassato quota 400 costringendo le squadre ad allenarsi in albergo. Greenpeace China organizzò allora un colpo di mano, proiettando la scritta luminosa “Cielo azzurro subito!”, in cinese e inglese, sulla Torre del Tamburo, antico edificio nel centro della città.
Damin Tang, attivista di Greenpeace a Pechino, ci aveva spiegato il senso dell’iniziativa e la sua visione del problema smog che continua ad attanagliare la capitale, alla faccia del Grande Sogno Cinese (rigorosamente in maiuscolo).
Ci racconti come è andata?
Greenpeace agisce per il cambiamento, questo è lo scopo dell’organizzazione. L’azione diretta nonviolenta è il nostro metodo. Tirando in ballo il cielo azzurro, speriamo di avere suscitato più attenzione da parte dell’opinione pubblica e stimolato le istituzioni affinché varino misure antismog sempre più efficaci. E dovrebbero anche accelerare l’attuazione di quelle che hanno già approvato. Quanto all’azione in sé, c’è poco da dire: abbiamo proiettato questo messaggio luminoso sulla torre del tamburo ed è rimasto lì per circa un’ora, intorno alle cinque di mattina.
Ma perché la Torre del Tamburo? Semplicemente perché è un bel posto molto centrale o c’è dell’altro? Mi riferisco alle recenti demolizioni degli hutong in quell’area, che rivelano un’idea di sviluppo non più sostenibile.
L’abbiamo scelta perché è un luogo altamente simbolico, uno degli edifici iconici di Pechino. Questo ci permette di dare maggiore enfasi alla nostra azione. I cinesi sono molto sensibili al “cielo azzurro”, questo ci permette di serrare le fila e richiedere politiche anti-inquinamento più efficaci.
Perché Pechino è così inquinata?
La realtà è che, sebbene il governo abbia introdotto una serie di misure l’anno scorso, nell’area di Pechino, Tianjin e Hebei non è riuscito a ridurre le emissioni. Nei giorni in cui si verificano situazioni climatiche sfavorevoli, si crea questa nube tossica. Il fatto è che, soprattutto nell’area meridionale dello Hebei, continuano a esserci industrie fortemente inquinanti e ad alto consumo energetico, in particolare quelle siderurgiche. Le foto satellitari mostrano chiaramente che l’inquinamento arriva da quella zona a sud e poi investe Pechino.
Come si risolve il problema?
Greenpeace ritiene che il governo centrale dovrebbe aumentare regole e controlli, soprattutto per queste industrie a elevato consumo di energia e altamente inquinanti. Bisognerebbe fare di tutto per eliminare le produzioni arretrate e stabilire limiti rigorosi al consumo di carbone, con un occhio particolare all’area di Pechino Tianjin e Hebei, che è la più inquinata del Paese.
L’inquinamento è un tema sensibile [in cinese, mingan, termine che definisce tutti quegli argomenti politicamente delicati che vanno affrontati con estrema attenzione, onde evitare guai, ndr]?
No, non è un tema sensibile. A fine 2012 abbiamo fatto appello sul problema delle polveri sottili (PM2.5) dal nostro microblog e migliaia di persone si sono espresse liberamente. Oggi, la maggior parte della popolazione urbana è a conoscenza del problema delle PM2.5 e il governo sta cercando di affrontarlo con determinazione. Abbiamo sempre agito a norma di legge e non ci è mai capitato di essere repressi dalla polizia.
Che suggerimenti avete per i pechinesi che devono affrontare un grigio giorno di nebbia pestilenziale?
Bisogna prendere diverse precauzioni tutte insieme: evitare di uscire o, se proprio si deve, indossare una mascherina di categoria N95; accendere i filtri dell’aria a casa, se uno li ha; e magari, se avete voglia, unitevi a Greenpeace nella sua campagna per il “cielo blu, subito”.