Vietati i pellegrinaggi "non ufficiali" alla Mecca per i musulmani dello Xinjiang, mentre sono stati arrestati dieci turchi e nove uiguri che tentavano di espatriare dalla Cina. Arrestata l’assistente della corrispondente del quotidiano tedesco Die Zeit al rientro da Hong Kong. Riprenderà il programma nucleare civile cinese a tre anni e mezzo da Fukushima VIETATO IL PELLEGRINAGGIO ALLA MECCA
La Cina indaga 32 funzionari della regione della Cina occidentale a maggioranza musulmana dello Xinjiang. Sono accusati di aver accettato mazzette in cambio dell’autorizzazione di recarsi in pellegrinaggio alla Mecca.
Gli uiguri, l’etnia turcofona e musulmana che abita questa regione, possono recarsi alla Mecca solo con viaggi organizzati dal governo. Secondo il quotidiano di partito China Daily nel 2014 sono stati organizzati 14mila pellegrinaggi, ma alcuni dei pellegrini non erano “qualificati” per questi viaggi.
La Repubblica popolare è particolarmente preoccupata che gli uiguri che si recano all’estero possano partecipare alle esercitazioni militari organizzate dai fondamentalisti. Secondo il diplomatico Wu Sike, inviato speciale in Medioriente, sarebbero almeno cento i cittadini cinesi che si sono arruolati nelle fila dello Stato islamico.
La maggior parte di essi proverrebbe dallo Xinjiang. Ieri inoltre la polizia ha fermato a Shanghai 10 turchi accusandoli di fornire falsi passaporti per aiutare nove uiguri a lasciare il paese per andare in Siria, Afghanistan e Pakistan. Avrebbero pagato oltre 60 mila yuan (più di 8 mila euro) per lasciare la Cina.
Episodi di violenza e terrorismo si stanno intensificando nella regione. Negli ultimi due anni almeno 400 persone sono rimaste vittime degli scontri tra polizia, han e uiguri. Ma è la prima volta che nazionalità straniere vengono coinvolte nella lotta cinese al terrorismo.
Non è la prima volta che gli uiguri viaggiano con un falso passaporto turco. Fingevano di essere turchi molti dei 200 che cercavano asilo politico in Thailandia e i 4 in Indonesia accusati di voler raggiungere un contatto con l’Isis. Le autorità malesiane a ottobre scorso hanno sgomberato un piccolo appartamento che conteneva 155 uiguri.
Nel frattempo nella regione è stato vietato di comprare i botti di capodanno senza mostrare un regolare documento di identità, il burqa non è ammesso in pubblico nella maggiore città e una feroce campagna di propaganda è apparsa sui muri della città più occidentale della regione.
MI HANNO ARRESTATO L’ASSISTENTE
Zhang Miao è una donna di 40 anni. Era l’assistente della corrispondente del quotidiano tedesco Die Zeit a Pechino. E’ stata arrestata il 2 ottobre dopo essere tornata dalle manifestazioni di Hong Kong. “Ho sempre saputo che la legge in Cina è valida solo se serve gli interessi governativi, ma sperimentarlo in prima persona è qualcosa di completamente differente”.
La corrispondente Angela Köckritz da allora non si è data pace. Ha cercato di parlare con le autorità e ha tenuto sotto silenzio l’arresto sperando che questo potesse aiutare a far rilasciare la sua assistente. Dopo tre mesi scrive un lungo pezzo in cui denuncia l’accaduto e racconta, passo dopo passo, i suoi tentativi per avere dettagli.
Il think thank statunitense Freedom House ha pubblicato un report sulla Cina proprio questa settimana in cui conclude che sotto Xi Jinping lo spettro della repressione si è ampliato. Il portavoce del ministero degli esteri, interrogato sul caso, ha affermato che Zhang non aveva un accredito ufficiale per svolgere la professione.
Sono ormai più di tre mesi che Zhang è in stato di arresto. A quanto si apprende ha potuto vedere un avvocato solo una volta.
PIÙ NUCLEARE IN CINA
Il programma nucleare, sospeso dopo Fukushima, riprenderà in Cina con la costruzione di tre nuove centrali: saranno nel Liaoning, nello Shandong e nel Fujian.
Attualmente ci sono circa 40 centrali nucleari in Cina e, per raggiungere gli obiettivi energetici e ambientali che Pechino si prefissa, dovranno diventare 50 entro il 2020. Al momento, solo il 2.59 per cento del fabbisogno nazionale è coperto dall’atomo. Secondo i dati dell’Agenzia internazionale per l’energia nucleare, dei 71 reattori che si stanno costruendo in tutto il mondo, 26 sono su territorio cinese (in aggiunta ai 22 già attivi).
E secondo i dati dell’Associazione nucleare mondiale, i piani della Repubblica popolare ne prevedono altri 180 (che per ora però sono solo sulla carta). Per tener fede agli accordi sulla riduzione delle emissioni presi con Obama durante l’Apec, infatti, il paese dovrà moltiplicare per 67 volte l’energia nucleare che produce adesso, per 30 l’energia solare o per 9 quella eolica.
Si tratta di costruire mille reattori, 500mila pale eoliche o 50mila impianti solari entro il 2030. Un piano da 2mila miliardi di dollari.
[Foto credit: thehindu.com]