Nella potente visione di una nuova via della seta Belgrado potrebbe diventare un hub dei trasporti per l’ingresso nel grande mercato dell’Unione europea. Il Central and Eastern European (CEE) – China Summit conferma gli interessi cinesi nei Balcani. Qui i regolamenti Ue potrebbero essere aggirati grazie agli accordi bilaterali stipulati con i singoli paesi dell’est Europa.
La Cina sta preparando un investimento da 10 miliardi di dollari per progetti di infrastrutture e energia in Europa centrale e orientale. Il premier Li Keqiang è infatti in questi giorni a Belgrado per partecipare al Central and Eastern European (CEE) – China Summit. L’evento è la diretta prosecuzione di quello avvenuto lo scorso anno a Bucarest ma soprattutto conferma gli interessi cinesi nei Balcani.
Nella potente visione di una nuova via della seta infatti Belgrado potrebbe diventare un hub dei trasporti per l’ingresso nel grande mercato dell’Unione europea. Sono da leggere in questo senso la linea ad alta velocità tra Belgrado e Budapest (progetto da 2,5 miliardi di euro che si chiuderà nel 2017) e l’interesse mostrato per i porti di Tessalonica e Bar (dopo essersi consolidata nel Pireo).
Grazie agli accordi di libero scambio tra i Balcani e la Ue infatti, la Repubblica popolare potrebbe accedere direttamente al mercato di 800 milioni di persone aggirando le restrizioni commerciali che la Ue mette in atto.
Il primo ministro Li Keqiang è arrivato a Belgrado nella giornata di lunedì. Qui si tratterrà quattro giorni e incontrerà i capi di stato di 16 nazioni europee, tutti ansiosi di attirare l’attenzione e gli investimenti cinesi. Il summit segue la formula 16+1 inaugurata nel 2012, quando è iniziata la cooperazione CEE-China. L’incontro a Bucarest nel 2013 aveva portato 38 progetti di cooperazioni, l’80 per cento dei quali – secondo i media cinesi – sono stati messi in pratica nel giro di un anno.
L’attenzione quest’anno pare essere concentrata sui Balcani, dove intende sviluppare la cooperazioni su energia e infrastrutture. Nell’immediato questi finanziamenti per la Cina hanno anche due grossi vantaggi: sono per lo più finanziati dalle banche statali cinesi e realizzati da aziende cinesi. Ma gli accordi sono sempre win win, come piace specificare ai leader dell’ex Impero di mezzo. Nell’immediato a beneficiarne sono le popolazioni locali.
Gli investimenti cinesi in Serbia, ad esempio, sono iniziati già nel 2010. Ormai i progetti finanziati hanno raggiunto 1,4 miliardi di euro. I più importanti sono una centrale elettrica, un ponte sul Danubio a Belgrado e un ampliamento della rete autostradale. La vicina Bosnia, ha accettato che la Cina finanziasse progetti per una cifra simile. Il Montenegro ha affidato la costruzione dell’autostrada che la collegherà alla Serbia (un progetto da 800 milioni di euro) e di una centrale elettrica ad aziende cinesi.
“La centrale elettrica Stanari in Bosnia, il ponte Mihajlo Pupin a Belgrado, l’autostrada Bar-Boljare e la tratta ferroviaria Budapest-Belgrado promuoveranno lo sviluppo locale. La popolazione ne beneficerà” ha dichiarato il primo ministro cinese Li Keqiang lunedì. Quello che ancora non ha chiaramente espresso è che i Balcani rappresentano per la Cina una comoda porta d’ingresso al mercato dell’Unione europea e allo stesso un luogo dove i regolamenti dell’Unione non si applicano.
Dal 2012 si è fatto sempre più concreto il progetto cinese di ricreare lo scambio commerciale sull’antica tratta della Via della Seta. Ma per percorre l’antica tratta commerciale serve un’accelerazione sulle infrastrutture: strade, ferrovie, porti e centri logistici per la distribuzione vanno incrementati velocemente. È in questo senso che vanno letti le nuove linee ferroviarie Chongqing-Duisburg e Madrid-Yiwu.
Ma la ragione per cui i Balcani sono diventi importanti va sicuramente ricercata in primis nell’investimento della Cosco nel 2009 sul porto del Pireo. Con la gestione cinese il traffico di container nel porto greco è triplicato nel giro di cinque anni. E i tempi di spedizione si sono abbreviati di una settimana.
Oggi ogni giorno passano di lì circa 6mila container, che sarebbe bello poter smistare ancora più velocemente in Europa. In questo senso i Balcani rappresentano un’area strategica e sempre in quest’ottica va probabilmente letto l’interesse della Repubblica popolare per i porti di Tessalonica in Grecia e di Bar in Montenegro.
È probabilmente un piano a lungo termine, che mette in conto il sacrificio di profitti a breve termine in favore della possibilità di entrare in un mercato da 800 milioni di persone grazie agli accordi di libero scambio con l’Ue di cui beneficiano i Balcani. Si tratta anche di penetrare un mercato vergine in termini di energia, telecomunicazioni e agricoltura.
L’occidente qui non ha investito molto per paura del rischio troppo alto, ma per la Cina rappresenta l’opportunità per dimostrare alla Ue i successi ottenuti in questi campi. E, forse, per sottrargli influenza nell’area.
[Scritto per Lettera43]