Oggi in Cina – Verso la leadership di un mondo multipolare

In by Gabriele Battaglia

La nuova superpotenza Cina è nata ed è entrata ufficialmente nel grande gioco globale, all’insegna di crescita pacifica e sviluppo win-win. Attentato in Xinjiang nella zona di Kashgar, il bilancio è di 15 morti. Ancora incidenti a Hong Kong, dove i manifestanti hanno cercato di rioccupare Admirality e Mong Kok. Dimissioni del governo di Taiwan dopo il voto alle amministrative che ha segnato la sconfitta del Kmt. XI MULTIPOLARE

Nasce la nuova superpotenza Cina. Il presidente Xi Jinping ha tenuto nel week-end un discorso alla commissione degli affari internazionali del partito, sancendo anche ufficialmente l’ingresso di Pechino nel grande gioco globale.

Xi ha rilanciato le linee guida di crescita pacifica e sviluppo win-win (di cui beneficiano tutti), sottolineando però che d’ora in poi la politica estera di Pechino sarà “attiva”, del tutto organica al progetto di “ringiovanimento del popolo cinese” (il grande sogno cinese) sul palcoscenico globale.

Xi non ha mai menzionato gli Stati Uniti, ma ha lanciato un chiaro messaggio a Washington, dicendo: “La crescente tendenza verso un mondo multipolare non cambierà”, un riferimento al fatto che la Cina vede ormai concluso il ruolo dell’America come unica superpotenza post-guerra fredda.

ATTENTATO IN XINJIANG

15 morti e 14 feriti per un attacco terroristico a Shache, nella zona di Kashgar, in Xinjiang, la regione più occidentale della Cina, teatro di ripetute violenze negli ultimi anni. Lo riportano i media di Stato, secondo cui 11 dei 15 morti dell’attacco di venerdì scorso sarebbero gli stessi attentatori, che si sono lanciati con dei veicoli tra la folla di una via commerciale lanciando ordigni esplosivi e accoltellando i passanti.

Se si spera che la la nuova strategia di “mescolanza” tra etnie (senza però dimenticare la repressione) lanciata dal presidente Xi Jinping possa favorire una maggiore comprensione reciproca nel lungo periodo, nel breve può invece moltiplicare episodi di questo genere, data la vicinanza tra persone spesso estranee e in conflitto.

Tuttavia, la zona interessata dall’ultimo attentato è a maggioranza uigura, il che rimanda anche al problema della minoranza musulmana dell’estremo occidente cinese, lacerata al proprio interno.

INCIDENTI A HK

Ripetuti incidenti a Hong Kong, dove i manifestanti di Occupy hanno cercato di rioccupare sia il sito di Admiralty sia quello di Mong Kok. Hanno trovato ad accoglierli 3mila agenti nel primo e 4mila nel secondo, che li hanno respinti a spray urticante e manganellate.

Parecchi i feriti leggeri. Il nuovo tentativo era stato convocato dai leader studenteschi che però invitano a non caricare e commettere violenze nei confronti della polizia. La tattica è simile a quella dei nostri movimenti a cavallo tra anni Novanta e Duemila: la massa che preme senza commettere violenze esplicite, con protezioni varie per evitare di farsi male. Tuttavia, la nuova strategia non sembra incontrare i favori dell’opinione pubblica e perfino di parte del movimento.

Si parla ormai di “escalation” e di abbandono della linea non-violenta proclamata finora.

TAIWAN DOPO IL VOTO

Dopo il voto nelle elezioni locali che ha sancito una pesante sconfitta per il Kuomintang, molti leggono il messaggio dell’elettorato come un avvertimento alla Cina. È soprattutto la generazione più giovane a temere le politiche di riavvicinamento messe in atto dal presidente Ma Ying-jeou, che oggi appare come il grande sconfitto.

Con le vicende di Hong Kong sullo sfondo, i giovani taiwanesi, come i coetanei dell’ex colonia britannica, temono soprattutto il dumping sociale della Cina continentale, la concorrenza di forza lavoro a basso prezzo a fronte di una liberalizzazione selvaggia. È la forza lavoro del futuro, il piccolo ceto medio delle due “Cine” al di fuori della Cina, che teme la perdita delle proprie opportunità economiche e sociali.