India – Un anno di stupri a New Delhi: le cifre

In by Gabriele Battaglia

Nei primi dieci mesi del 2014 a New Delhi sono stati denunciati più di 1700 casi di stupro. Le statistiche diffuse dalla polizia della capitale raccontano di un dramma antico che affonda le radici nella società patriarcale indiana, dove le violenze avvengono in larga maggioranza – contro il sentire comune – all’interno delle mura domestiche.
Le autorità di polizia, la scorsa settimana, hanno consegnato alla High Court della capitale un dettagliato rapporto statistico circa gli episodi di stupro denunciati a New Delhi nei primi dieci mesi del 2014. Ne esce fuori un quadro decisamente opposto al sentire comune propagato dai media nazionale, ovvero che il pericolo di violenze sessuali sia in agguato nelle strade, popolate da disperati migranti, poveri e analfabeti.
I dati dicono: niente di più falso, lo stupratore è nella stragrande maggioranza dei casi qualcuno di molto vicino alla vittima.

Tra gennaio e ottobre del 2014 – riferisce l’Hindustan Times – la polizia della capitale ha registrato un totale di 1704 casi di stupro, 215 dei quali coinvolgono parenti stretti della vittima: il padre (43 casi), il fratello (27 casi), il padre adottivo (23 casi), il nonno (un solo caso).

Allargando il cerchio, l’incidenza ricorre maggiormente nella cerchia dei cugini, dei vicini di casa, dei suoceri o cognati, negli zii, fino a toccare il picco (642 casi) sotto la dicitura vaga di “amici”. In India, dove il riconoscimento sociale dello status di fidanzato ancora fatica a prendere piede al di fuori di alcune strettissime cerchie di benestanti progressisti, è plausibile che tra gli “amici” si possano annoverare una serie di varianti come, appunto, il fidanzato, il conoscente, l’amico stretto.

Delle 1711 vittime registrate, 142 avevano meno di 12 anni. Di queste, quattro erano nella fascia da zero a due anni.

Un altro aspetto interessante del rapporto è la statistica tratta dal livello di studio dei violentatori, considerando che la violenza sessuale è percepita come sfogo o deviazione tipica delle classi emarginate, degli intoccabili, delle caste basse e dei non istruiti. Delle 1613 persone arrestate, solo 116 erano analfabeti e 570 avevano lasciato la scuola. Significa che più del 50 per cento di chi commette violenze sessuali non risponde all’identikit di emarginato o vagabondo che i governi che si sono susseguiti a New Delhi – al pari di quello centrale – hanno insistentemente considerato nelle proprie politiche per la sicurezza.

All’indomani dello stupro di Nirbhaya, la studentessa violentata e uccisa da cinque uomini nel dicembre del 2012, l’allora governo dell’Indian National Congress promosse una serie di contromisure per fermare la cosiddetta “emergenza stupri”: aumentare l’illuminazione per le strade, vietare vetri oscurati sugli autobus, aumentare le pattuglie di polizia. Iniziative, alla luce dei numeri indicati nel rapporto, assolutamente irrilevanti rispetto a episodi criminali che, in larga maggioranza, si consumano all’interno delle mura domestiche.

I dati a disposizione delle autorità, occorre sottolinearlo, riguardano esclusivamente i casi denunciati. Difficile quantificare la mole di violenze che, per paura di ulteriori ripercussioni sulla vittima o per la minaccia dello stigma sociale, non vengono riportati agli organi di polizia della capitale.

La polizia di Delhi, in questo senso, negli anni ha messo a punto una serie di sistemi per rendere la denuncia il meno traumatica possibile, registrando un sensibile aumento delle richieste di intervento. Da qualche tempo, ad esempio, poliziotte in borghese fanno visita alle vittime di violenza sessuale direttamene in ospedale, dando così modo di sporgere denuncia lontano da occhi indiscreti e nella massimo rispetto della privacy.

La disparità tra i casi effettivi e quelli raccontati dai media, che negli ultimi anni si sono occupati estensivamente di stupri e violenze contro le donne contribuendo a un progressivo abbattimento del tabù nel paese, svela l’approssimazione della cosiddetta “emergenza stupri” in India.

Le violenze sono dramma antico che affonda le radici in una società patriarcale che ha discriminato e discrimina sistematicamente le donne in vari aspetti della sfera pubblica e privata, dal vestiario al consumo di alcol, passando per le “microviolenze” giornaliere di cui sono vittime le donne per strada e sui mezzi pubblici. La differenza che lascia ben sperare per il futuro è che ora, finalmente, se ne parla.

[Scritto per lettera43; foto credit: ctvnews.ca]