Il Guangdong si prepara ad accogliere 5mila lavoratori dello Xinjiang nei prossimi tre anni. Il piano è ambizioso: diluire il conflitto nelle regioni occidentali della Cina. Cosa si aspetta la Cina dall’Apec? Lo abbiamo chiesto al professor Wang Yiwei. Usa-Cina: disavanzo commerciale da record. Oltre sessanta milioni di dollari pagati da un magnate del cinema cinese per un quadro di Van Gogh. Cina e cancro: i tassi di sopravvivenza dopo la diagnosi sono bassi. LE TRE “J” DELLA POLITICA ETNICA
La provincia del Guangdong, la più ricca della Cina, ha in programma di accogliere 5mila lavoratori dello Xinjiang nel corso dei prossimi tre anni, secondo quanto riporta il China Daily. Più di mille si sono già trasferiti quest’anno. È una goccia nel grande mare dei numeri cinesi, ma fa parte di un piano più ampio: quello di diluire il conflitto che percorre la regione nord-occidentale del Paese nelle tre “J” del "jiaowang jiaoliu jiaorong", cioè “contatti, scambio, mescolanza”, il nuovo "principio guida" (tifa) della politica etnica in Xi Jinping.
Il 20 ottobre, il governo del Guangdong ha pubblicato online le linee guida del programma. Tra queste, la regola in base alla quale i lavoratori debbano essere sottoposti a "revisione ideologica e politica" e che per ogni cinquanta lavoratori che si trasferiscono ci debba essere un funzionario locale dello Xinjiang d’accompagnamento.
E per facilitare le comunicazioni con il resto del Paese, tra dieci giorni entrerà in funzione la prima ferrovia superveloce dello Xinjiang. Grandi misure di sicurezza per evitare attentati.
COSA SI ASPETTA LA CINA DALL’APEC?
L’abbiamo chiesto a Wang Yiwei, professore di relazioni internazionali e membro di diversi think tank cinesi vicini alla stanza dei bottoni. Secondo lui, la Cina cerca dal vertice Apec tre tipi di “consenso”: 1) Creare un’area di libero scambio in tutta l’area dell’Asia-Pacifico; 2) Creare maggiore connettività tra tutti i Paesi coinvolti. Il che non significa solo strade e ferrovie, ma anche elettricità, internet, valuta e gas/oleodotti; 3) Creare una rete anticorruzione.
Anche se non ci saranno soluzioni definitive, Pechino cercherà quanto meno di fare passi avanti in tutte e tre le direzioni.
A proposito dell’anticorruzione, il Wall Street Journal riporta la notizia che i Paesi Apec creeranno un network chiamato Act-Net, finalizzato allo scambio di informazioni tra le diverse agenzie anticorruzione dell’area, ma non si tratterà per ora di una versione regionale dell’Interpol.
Wang Yiwei ci ha anche detto che con il summit economico dell’Asia-Pacifico, la Cina vuole dare di sé un’immagine sintetizzabile nelle “3 D”: dynamic, diversity, developing (dinamismo, diversità, sviluppo)
USA-CINA: DISAVANZO RECORD
A settembre, il disavanzo commerciale tra Usa e Cina ha raggiunto un nuovo massimo storico, secondo i dati del Dipartimento del Commercio Usa: 35,6 miliardi di dollari. Le importazioni americane dal gigante asiatico sono state di 44,9 miliardi dollari, crescendo del 13 per cento rispetto al mese precedente. I numeri sono i maggiori da quando i due Paesi hanno cominciato gli scambi, all’inizio degli anni Settanta. L’aumento di 5 miliardi nelle importazioni è stato soprattutto alimentato dall’acquisto di telefonini per il valore di 3 miliardi. A settembre, Apple ha lanciato l’iPhone 6 e 6 Plus, concepiti negli Usa, ma di fatto assemblati in Cina.
Le esportazioni Usa verso la Cina sono invece scese del 3 per cento rispetto al mese precedente, attestandosi sui 9,3 miliardi dollari, fenomeno dovuto a un certo rallentamento dell’economia cinese. Con i suoi 35,6 miliardi dollari, il disavanzo commerciale con la Cina rappresenta oltre l’80 per cento del totale del deficit commerciale statunitense, che è di 43 miliardi.
Insomma, nonostante i tentativi della Cina di diventare un Paese che consuma più che esportare, e quelli degli Usa di importare un po’ meno, la cosiddetta economia “dei galeotti incatenati” va avanti indisturbata.
NATURA MORTA CON RECORD
"Natura morta, vaso con margherite e papaveri", il dipinto di Vincent van Gogh, è stato acquistato da un magnate del cinema cinese per 61,8 milioni di dollari all’asta di Sotheby a New York, in quello che al momento è il prezzo più alto mai pagato da un collezionista cinese per un’opera d’arte acquistata all’estero.
Si chiama Wang Zhongjun ed è uno degli uomini più ricchi della Cina, e ha fondato la Huayi Brothers Media Corp. nel 1994, con il fratello. La casa di produzione di Shenzhen, che ha prodotto grandi blockbuster come “Viaggio in Occidente”, è quotata in borsa e ha una capitalizzazione di mercato di 4,7 miliardi di dollari. Per intenderci, è più del doppio della DreamWorks Animation di Steven Spielberg. Il prezzo di aggiudicazione del quadro di van Gogh rappresenta un nuovo record d’asta per qualsiasi natura morta dall’artista, così come il prezzo d’asta più alto per un van Gogh dal 1998.
I DATI SUL CANCRO
Che la Cina non sia ancora un Paese pienamente sviluppato, lo dice il fatto che meno di un terzo dei malati di cancro sopravvive cinque anni dopo la diagnosi della malattia, un tasso molto più basso rispetto alle economie più evolute.
I ricercatori di un paio di istituti ufficiali hanno utilizzato i dati relativi a 139.000 pazienti con diagnosi di tumore nel periodo 2003-2005 e hanno scoperto che il tasso medio di sopravvivenza dopo cinque anni è del 30,9 per cento.
Il rapporto dice anche che i malati di cancro che risiedevano nelle aree urbane hanno vissuto più a lungo rispetto a quelli delle zone rurali, perché le cure sono maggiormente disponibili. Il tasso di sopravvivenza per gli abitanti delle città è del 39,5 per cento, rispetto al 21,8 per cento di quelli della zone rurali.
Negli Stati Uniti, il tasso medio si sopravvivenza è del 70 per cento. La ragione di questa differenza è lo stretto legame tra i tassi di sopravvivenza e il livello delle cure mediche e della ricerca di un Paese. La Cina sconta ancora un ritardo sia nella creazione di un sistema sanitario all’altezza sia nella prevenzione, con una situazione ambientale e comportamenti collettivi che aggravano il problema.
[Foto credit: nytimes.com]