Secondo giorno di processo per Ilham Tohti, l’economista uiguro arrestato a Pechino lo scorso gennaio. Il secolo asiatico secondo Xi Jinping, al secondo giorno di visita in India. Un app che spia gli attivisti hongkonghesi di Occupy Central. La scomparsa dell’ambasciatore cinese in Islanda. TOHTI, L’ECONOMISTA UIGURO A PROCESSO
Secondo giorno di processo a porte chiuse a Ilham Tohti, economista uiguro arrestato a Pechino il 15 gennaio scorso. In corte la moglie e tre dei suoi figli. Non sono stati fatti entrare i media e otto diplomatici occidentali(tra cui l’ambasciatore statunitense Bacus). A differenza di quanto avvenuto durante altri processi a porte chiuse, la Corte non ha rilasciato informazioni sui propri social media. HRW denuncia che il processo è “una farsa” e “un esempio inquietante di processo politicizzato e di intolleranza verso le critiche pacifiche”. Tohti era soprattutto noto per aver cercato il dialogo e confronto tra uiguri e han, non ha mai appoggiato tesi separatiste o indipendentiste per la sua regione. E secondo molti la sua condanna non farà altro che esacerbare il conflitto latente tra l’etnia cinese dominante e quella turca a stragrande maggioranza musulmana a cui appartiene. Gli attacchi terroristici nell’ultimo anno si sono infatti moltiplicati e non ha giovato il giro di vite di Pechino che si concentra sopratutto sulla repressione di usanze religiose come il velo, la barba e il digiuno durante il ramadan e le attività scolastiche nelle madrase. Il portavoce dell’ambasciata americana (che insieme a quella europea e a altri gruppi per i diritti umani hanno più volte invocato il rilascio del professore) ha voluto “sottolineare alle autorità cinesi l’importanza di differenziare il dissenso pacifico dalla violenza dell’estremismo”. Dei sette studenti arrestati con il professore non si sa nulla. Secondo il suo avvocato Li Fangping, Tohti avrebbe perso perso 15 chili durante la detenzione. La sua pena che potrebbe andare dai 10 anni di carcere all’ergastolo.
IL SECOLO ASIATICO
“Come aveva sottolineato Deng Xiaoping, senza lo sviluppo di Cina, India e altri paesi in via di sviluppo non si arriverà mai a un secolo genuinamente asiatico. Noi siamo pronti oggi a sobbarcarci questa missione e a lavorare attivamente per potenziare l’amicizia tra Cina e India”. Così l’open ed del presidente cinese su uno dei maggiori quotidiani indiani, The Hindu. Xi è al secondo giorno di visita nel subcontinente indiano. Ripartirà domani. Gli affari e le tensioni in corso tra i due giganti asiatici.
L’APP CHE SPIA OCCUPY CENTRAL
Un’applicazione per gli smartphone Android è circolata tra gli attivisti che hanno annunciato la “nuova era di disobbedienza” contro la volontà di Pechino di permettere all’ex colonia britannica il suffragio universale ma solo tra i candidati approvati dalla Rpc. Un messaggio di testo invitava gli attivisti ha sperimentare questa nuova app per il coordinamento di Occupy Central, ma gli organizzatori hanno subito chiarito che nessuno di loro aveva sviluppato o diffuso l’app in questione, Code4HK. Una volta istallata l’applicazione chiedeva l’accesso ai contatti, alle ricerche internet e alla localizzazione dell’utente. Il numero di telefono che ha mandato in giro la app risulta disabilitato, i dati raccolti sarebbero inviati in un server in Corea del Sud la cui pagina di accesso è in caratteri cinesi semplificati. È chiaro l’intento della app di raccogliere dati, anche se non è detto che sia stata creata specificatamente per il movimento Occupy Central di Hong Kong.
SPARITO AMBASCIATORE CINESE IN ISLANDA. NESSUN COMMENTO DA GENNAIO
L’ambasciatore cinese in Islanda è sparito. Ma Jisheng era rientrato in Cina a gennaio, ma il suo ritorno nel nord Atlantico previsto per marzo non è mai avvenuto. Ma aveva servito per due mandati come attaché all’ambasciata di Tokyo (fino al 2008) e le indiscrezioni dicono che sia stato preso in consegna dalla Sicurezza per avere passato segreti di Stato al Giappone. La notizia è rilanciata anche dai media cinesi e il Global Times – spin off del “Quotidiano del Popolo” – pubblica un editoriale in cui esorta a essere consapevoli del pericolo spionaggio “che ci circonda”, indicando proprio nel corpo diplomatico una categoria a rischio. Il governo cinese e quello giapponese per ora non commentano.
[Foto credit: nyt.com]