Apriti sesamo! Alibaba conquista Wall Street

In by Simone

Alibaba, il gruppo di ecommerce cinese fondato da Jack Ma, chiude l’Ipo e venerdì verrà quotata a Wall Street. Secondo diverse indiscrezioni potrebbe raggiungere i 25 miliardi di dollari, doppiando quindi il record di Facebook del 2012. Una storia vincente del "capitalismo di bambù" che si appresta a conquistare il resto del mondo.
Alibaba, il gruppo di ecommerce cinese fondato da Jack Ma, chiude l’Ipo e venerdì verrà quotata a Wall Street. Secondo indiscrezioni avrebbe già venduto 2 miliardi di azioni. E, secondo l’agenzia Bloomberg, starebbe cercando di far arrivare il prezzo delle azioni a superare i 70 dollari, dal precedente range di 60-67 dollari. Se queste indiscrezioni venissero confermate, l‘Ipo di Alibaba salirebbe a 22,4 miliardi di dollari. In questo caso batterebbe il record segnato nel 2012 da Facebook: 16 miliardi di dollari per un’azienda It. Intanto Jack Ma ha dichiarato di voler espandersi anche in Usa e in Europa, ma senza tralasciare l’Asia. Qui, nei 12 mesi precedenti a giugno 2014, ha raggiunto l’incredibile volume di affari di 296 miliardi di dollari. E qui la classe media è ancora in espansione.

La storia di Alibaba potrebbe tranquillamente annoverarsi tra le storie che hanno trasformato la Santa Clara Valley nella Silicon Valley che tutti conosciamo. Il suo fondatore, Jack Ma, se l’è inventata nel suo salotto a 35 anni, quando ancora faceva l’insegnante di inglese. “Ebay sarà pure uno squalo nell’oceano, ma noi siamo l’alligatore del fiume Azzurro – aveva dichiarato quando ancora nessuno avrebbe scommesso un centesimo sulla sua azienda – se combattiamo nell’oceano perdiamo, ma se combattiamo nel fiume siamo destinati a vincere”. E infatti così è stato. L’alligatore del fiume azzurro, come oramai è universalmente noto, ha aperto la sua azienda di ecommerce nel 1999 con lo scopo di dar vita a una piattaforma online che potesse mettere in contatto le industrie del manifatturiero cinese con i compratori sparsi in tutto il mondo. E, dopo aver risalito il fiume, oggi l’alligatore è pronto a sfidare lo squalo.

Già dal nome si poteva capirne le potenzialità. Alibaba è un nome in grado di superare la Grande Muraglia ed essere memorizzato anche in Occidente, dove il celebre personaggio della letteratura araba medievale è ben presente nell’immaginario comune. “Ali Baba – come ha spiegato agli esordi Ma, con un’altra di quelle sue frasi che sono diventate celebri – non era un ladro. Era un gentiluomo che sapeva fare affari”. Su quest’idea ne sono state costruite altre, tutte vincenti e tutte parte del grande albero Alibaba. Il portale Taobao mette in comunicazione direttamente i consumatori tra di loro, in maniera non diversa da quanto fa il nostro eBay e il più recente Tmall, un sito simile al nostro Amazon, è pensato invece per costruire un ponte tra le grandi multinazionali e la nascente classe media cinese. Aliyun è un servizio di cloud computing, eTao è un motore di ricerca per i prodotti e Alipay, l’equivalente del nostro sistema di pagamenti online Paypal. Ad aprile di quest’anno ha investito addirittura nel settore cinematografico e ha fondato Alibaba Pictures Group, che ha già investitopiù di 3 miliardi di dollari in cinema, tv, e video online.

L’Economist aveva scritto bene: “attualmente Alibaba è il cuore del “capitalismo dei bambù”, ovvero di quelle aziende private cinesi che con la loro struttura snella e flessibile sono riuscite a reggere l’impatto e a vincere in un sistema di capitalismo a conduzione statale. Il suo business è guidato dal consumo, in un’economia dove i consumi stanno esplodendo.  E la sua ascesa, probabilmente, non si fermerà qui. Secondo alcune previsioni, il mercato dell’e-commerce cinese è destinato a superare quelli di Stati Uniti, Gran Bretagna, Germana e Francia messi insieme entro il 2020. Dove comunque Alibaba è intenzionato ad entrare. Nel frattempo il suo fondatore è diventato l’uomo più ricco della Cina: 35imo nella classifica Bloomberg dei paperoni del mondo. La sua fortuna è stimata a 21,8 miliardi di dollari. Ma, ovviamente, l’Ipo di Alibaba non farà che aumentare la fortuna di Ma.


[Scritto per il Fatto Quotidiano]