Mercoledì 27 agosto il governo targato Narendra Modi ha lanciato un programma di accesso al credito destinato a dare una svolta radicale al panorama bancario nazionale. Il progetto, denominato Jan Dhan Yojana (Programma per la Ricchezza del Popolo, in hindi) prevede l’apertura di 75 milioni di nuovi conti correnti in tutto il paese, obiettivo da centrare – secondo le previsioni più rosee dell’amministrazione nazionalista al governo – entro il prossimo mese di gennaio.
Secondo i dati divulgati da New Delhi, nelle sole 24 ore successive all’annuncio da parte del primo ministro, erano già stati aperti oltre 15 milioni di conti correnti in tutto il paese, grazie a decine di migliaia di appositi banchetti disseminati specialmente nelle zone rurali, dove l’accesso a forme di prestito bancario non hanno quasi mai sostituito la piaga dell’usura.
Durante la presentazione di quest’ultimo colpo ad effetto propagandistico, Narendra Modi ha paragonato la nuova misura varata dal governo alla battaglia che il Mahatma Gandhi intraprese contro la discriminazione degli intoccabili, il gradino più basso della piramide castale indiana.
«Il Mahatma Gandhi provò a porre fine all’intoccabilità sociale» ha detto Modi mercoledì scorso, davanti a una platea di addetti al settore finanziario, «se vogliamo sradicare la povertà, dobbiamo liberarci dell’intoccabilità finanziaria».
I nuovi conti correnti entreranno nel circuito nazionale RuPay, alternativo a Visa e Mastercard, e daranno automaticamente diritto a una polizza assicurativa a copertura degli infortuni fino a 100mila rupie (poco più di 1250 euro), un’assicurazione sanitaria di 30mila rupie (376 euro) e alla consegna di una carta ricaricabile per chi aprirà un conto entro il prossimo 26 gennaio. Dopo un periodo di valutazione di sei mesi, le banche potranno trasformare la ricaricabile in una vera e propria carta di credito con uno scoperto fino a 5000 rupie (62 euro).
Secondo i dati dell’ultimo censimento nazionale, solo 145 milioni di famiglie – su un totale di 247 milioni – dispongono di un conto corrente bancario. Il rapporto crolla drasticamente tra i contadini: la Banca Mondiale indica che in India il 73 per cento di chi lavora la terra non gode di alcun accesso al credito, formando un enorme bacino d’utenza forzato spinto tra le braccia degli strozzini locali.
L’intento dell’apertura del credito agli «intoccabili finanziari», se tutti gli obiettivi verranno raggiunti, darebbe la possibilità al governo di tagliare i costi dei sussidi estesi alle fasce più disagiate della popolazione indiana – pari a oltre il 2 per cento del Pil – elargendo denaro direttamente tramite trasferimenti bancari. Un’idea, questa, già avanzata dalla precedente amministrazione dell’Indian National Congress.
Così facendo, il governo potrebbe sferrare un colpo letale alla piaga della corruzione e, tramite il sistema bancario, avere maggiore controllo dei risparmi privati.
Gli indiani sono tra le popolazioni più risparmiatrici al mondo: soldi che però non vengono depositati in banca, bensì investiti in oro. La Banca centrale indiana indica infatti che solo il 35 per cento dei risparmi nazionali finisce nelle sicure delle banche: il resto sfugge al controllo delle autorità.
La sfida raccolta da Narendra Modi presenta però una serie di ostacoli enormi. In primo luogo, l’apertura dei conti correnti dovrà essere resa possibile anche a chi non disponga di documenti d’identità, e perciò si ricorrerà al database creato dal precedente governo Singh, che nel 2012 lanciò un programma di censimento biometrico in tutto il paese.
In secondo luogo, l’accesso al credito non potrà appoggiarsi unicamente agli istituti bancari che, specie nelle zone rurali, non dispongono di filiali né di bancomat. Il piano, ancora sprovvisto di precisi contorni legali che ne permettano l’attuazione, prevede l’ingresso nel settore del credito di diverse compagnie telefoniche e delle poste nazionali.
Pur nell’incertezza di una reale efficacia dell’iniziativa, Narendra Modi ha già incassato il plauso degli addetti ai lavori e dei milioni di indiani fino ad oggi esclusi dal «lusso» del prestito bancario. La speranza, in fin dei conti, non ha tassi d’interesse.
[Scritto per il manifesto; foto credit: bbc.co.uk]