Il Washington Post ha pubblicato alcune nuove rivelazioni di Edward Snowden, il "whistleblower" grazie al quale il mondo è venuto a conoscenza del gigantesco programma di spionaggio telematico orchestrato dalla National Security Agency (Nsa) americana. L’India ha così appreso che, dal 2010, il Bjp è stato nel mirino delle intercettazioni made in Usa.
La notizia, divulgata nella mattinata indiana di ieri, è stata ripresa da tutti i quotidiani nazionali. Secondo i documenti portati alla luce da Snowden, il partito nazionalista hindu indiano è tra le sei organizzazioni politiche mondiali che la Nsa ha richiesto – ottenendo il via libera dalla Foreign Intelligence Surveillance Court (Fisa) – di sorvegliare. Le altre cinque organizzazioni sono: Amal Movement (Libano, legati ad Hezbollah), Bolivarian Continental Coordinator (Venezuela), Muslim Brotherhood (Egitto), Egyptian National Salvation Front (Egitto), Pakistan Peoples Party (Pakistan).
Nel resto del pezzo, per contestualizzare la vicenda, si indica che la Nsa aveva avuto mandato di spiare ben 194 paesi (solo Gran Bretagna, Canada, Australia e Nuova Zelanda erano state esentate, in virtù di un accordo tra le parti) e le antenne dell’intelligence telematica statunitense avevano puntato anche organizzazioni come Banca Mondiale, Fondo Monetario Internazionale, Unione Europea e Agenzia per l’Energia Atomica.
Il Bjp, nel 2010, era all’opposizione di governo e sicuramente ora Modi, che presiede il nuovo esecutivo indiano, dovrà far sentire la propria voce per quella che appare, come minimo, la prova di sospetti da parte di Washington: il Bjp, legato a doppio filo con organizzazioni violente ed estremiste come la Rashtriya Swayamsevak Sangh (Rss), a conti fatti rientra nel gruppo di entità secondo gli Usa "da controllare", assieme ad organizzazioni attive in zone calde del mondo.
Nella giornata di ieri nessuno dal governo di Delhi ha commentato la notizia, mentre il deputato del Congress Manish Tiwari ha esortato la maggioranza della National Democratic Alliance (Nda, coalizione di governo del Bjp) a "prendere urgentemente contatti con la controparte americana".
Stamattina il governo di Delhi ha convocato l’ambasciatore ad interim Kathleen Stephens – che sostituisce temporaneamente la dimissionaria Nancy Powell – lamentando un trattamento "inaccettabile" da parte della Nsa e chiedendo rassicurazioni sul fatto che la sorveglianza da parte delle autorità di intelligence americane "non si ripeta più".
L’episodio è destinato a complicare i rapporti storicamente altalenanti tra India e Stati Uniti. Tradizionalmente l’India si è tenuta sempre quanto più alla larga da alleanze troppo strette con gli Usa, interpretando il proprio ruolo nella comunità internazionale come portabandiera del "Terzo blocco" durante la Guerra Fredda e, più recentemente, come potenziale leader dell’Asia Meridionale, in chiave di contenimento cinese.