La settimana si apre con la ricetta per il miracolo economico singalese. Le discussioni linguistiche indiane. Il caso del sergente sudcoreano che ha ucciso cinque suoi commilitoni. E ancora dove vanno a finire i soldi indiani e il sessismo nella politica giapponese. Buon weekend. Lunedì, 23 giugno: Sri Lanka – Ricetta per un miracolo economico
L’ex isola di Ceylon è in testa alla graduatoria delle economie più dinamiche del subcontinente indiano. Crescita tra il 7 e l’8 per cento stabile da cinque anni, inflazione sotto controllo, investimenti stranieri in arrivo dalla Cina e ambiziosi progetti di infrastrutture commerciali. Colombo si prepara a spiccare il volo.
Martedì,24 giugno: India – Contro l’egemonia della lingua hindi
In India si parlano e/o scrivono più di 1600 lingue. L’inglese e la hindi, dall’Indipendenza, sono le due "ufficiali". La scorsa settimana il governo Mdi ha invitato a dare la precedenza, nelle comunicazioni istituzionali sui social network, alla hindi. Nel sud del paese diversi politici sono insorti, contro la minaccia di egemonizzazione culturale.
Mercoledì, 25 giugno: Corea del Sud – La leva e il caso del sergente Lim
Il gesto del sergente sudcoreano Lim, che sabato scorso ha aperto il fuoco contro i suoi commilitoni, uccidendone cinque, per poi darsi alla fuga prima di tentare il suicidio, apre il dibattito sulle condizioni psicologiche cui sono sottoposti i soldati di leva in Corea del Sud.
Giovedì, 26 giugno: India – Rupie sotto al materasso, o in Svizzera
Il governo Modi ha creato una cellula investigativa ad hoc per raccogliere informazioni circa i correntisti indiani con conti cifrati in Svizzera. Secondo i dati più recenti, nei quattro cantoni sarebbero depositati almeno 1,7 miliardi di euro: fondi neri che vanno ad alimentare l’economia parallela nel paese.
Venerdì: 27 giugno: Giappone – Sessismo in politica
La politica non è un lavoro per donne. L’ennesima riprova del maschilismo imperante la fornisce la storia di Ayaka Shiomura, membro donna dell’Assemblea metropolitana di Tokyo, interrotta in un’interrogazione da commenti sessisti. Che hanno chiamato in causa il più improbabile dei femministi, il primo ministro Abe.