La tesi Xi Jinping e la realizzazione del "sogno cinese", tra riformismo e conservatorismo esamina lo sviluppo del sogno cinese dall’epoca imperiale ai giorni nostri riflettendo paricolarmente sul significato e l’importanza che ha assunto dall’insediamento dell’attuale presidente Xi Jinping. E’ lui infatti che ne ha fatto lo slogan del suo governo.
L’elezione di un nuovo leader, un Capo di Stato, rappresenta un fatto di rilievo per qualsiasi nazione. Lo Stato cinese, che si occupa di ogni aspetto della vita dei propri cittadini, ha provveduto ad individuare per essi un’eccellente figura, dotata delle migliori attitudini, adatta a guidare la grande nazione, nominando la personalità che meglio avrebbe potuto assolvere tale incarico.
Da qui sorgono la mia curiosità ed il mio interessamento ad indagare tale mentalità, il sentimento che la muove e quanto essa cela dietro l’ideale del sogno cinese, tentando di approcciarmi senza pregiudizi, ho provato ad interpretare la figura di Xi Jinping, i risvolti e le implicazioni annessi all’assunzione dei suoi plurimi incarichi e quali differenti aspettative egli abbia forgiato in Occidente ed in Oriente, ovvero quale sia la percezione e come possa essere realizzato quel peculiare 中国梦 (Zhōngguó mèng) sogno cinese.
Il sogno cinese affonda le proprie radici nell’epoca delle dinastie Han, Tang e Song, periodi caratterizzati dalla presenza di pace, armonia, prosperità e benessere. Durante i disordini e i conflitti civili nei quali il desiderio per una vita migliore iniziò a consolidarsi nel popolo cinese, i cinesi hanno sempre ricordato la virtù di tali ere in maniera tale che, rivolgendo il proprio pensiero al passato, nell’epoca moderna il popolo avrebbe tratto l’ispirazione dai grandi giorni.
L’impiego della memoria dell’umiliazione nazionale, che secondo la percezione occidentale promuove un nuovo tipo di nazionalismo, fa riferimento a quel sentimento popolare che “non dimentica” la vergogna del passato provata nel corso del 百年国耻 (Bǎinián guóchǐ), ossia il secolo d’umiliazione nazionale.
Da qui è scaturita quell’esigenza di rinascita nazionale che Xi jinping ha menzionato nel proprio discorso, pronunciato in occasione dell’inaugurazione della mostra “The Road to Rejuvenation” (兴 之 路 Fùxīng zhī lù). Facendo leva sul sentimento patriottico, egli si riferisce precisamente allo stato d’animo che ha contraddistinto la civiltà cinese a partire dalle Guerre dell’Oppio e dai Trattati ineguali.
La delusione nutrita per le disposizioni decretate attraverso il trattato di pace di Versailles, accrebbe ulteriormente il desiderio di creare una nuova identità nazionale, basandosi sul sogno di restaurare l’integrità territoriale del paese, mirando a ripristinare l’antica posizione di magnificenza e centralità, servendosi della propria debolezza.
La realizzazione del “sogno cinese” si è dipanata in due distinte fasi storiche:
1- la missione dei primi 100 anni, dal 1840 al 1949, che ha coinciso con la ricerca della strada verso la ripresa e verso la rinascita nazionale per l’acquisizione dell’indipendenza nazionale e della libertà.
2-la seconda, dalla fondazione della Repubblica Popolare Cinese nel 1949 ad oggi, che corrisponde all’attuazione della strategia di sviluppo e di modernizzazione attraverso l’edificazione di un moderno Stato socialista democratico.
Per quanto riguarda lo sviluppo del sogno cinese all’interno delle cinque generazioni di leader che si sono succeduti lungo il corso della seconda fase, esso ha assunto una conformazione diversa a seconda delle necessità e degli eventi storici:
– il “sogno cinese” di Mao è stato delineato dalla “linea di massa” di ricerca della verità nei fatti per servire il popolo e si è incentrato sui due propositi dell’abbattimento delle due grandi “montagne” dell’imperialismo e del feudalesimo, volto all’ottenimento dell’indipendenza e dell’emancipazione del popolo e della radicale trasformazione dell’aspetto povero ed arretrato del paese, per mezzo del perseguimento del benessere e della potenza;
– la realizzazione del sogno di Deng Xiaoping è stata portata a compimento attraverso lo sviluppo dell’economia socialista di mercato, incentrato su un’ampia modernizzazione il cui obiettivo principale è consistito nel raggiungimento da parte della Cina dello status di paese mediamente sviluppato;
– Jiang Zemin elaborando la concezione delle "Tre Rappresentanze” si è fatto promotore della trasformazione del Partito da mero strumento di Rivoluzione del proletariato ad elaborato organo di rappresentanza del popolo. La realizzazione del sogno dell’evoluzione a partito di governo ha preventivato in tal modo un’accelerazione dello sviluppo economico;
– con Hu Jintao la retorica onirica si è indirizzata sulla realizzazione di una società armoniosa 和谐社会 (Héxié shèhuì), in grado di compiere una pacifica ascesa 和平崛起 (Hépíng juéqǐ). Il sogno è quello di realizzare il desiderio centenario dei cinesi di concretizzare la rinascita della civiltà cinese attraverso l’ottenimento della potenza e della prosperità nazionale.
Ispirandosi e “prendendo spunto” dal volume redatto nel 2010 dal Colonnello Liu Mingfu, Xi Jinping ha rievocato un concetto ben noto alla nazione ed ha fornito una spiegazione relativa alle modalità di realizzazione del 中国梦 Zhōngguó mèng. Divenire la potenza numero uno al mondo e realizzare la propria rinascita, raggiungendo rapidamente gli standard statunitensi, sono i grandi obiettivi della Cina del XXI secolo, che presuppongono il consolidamento della propria economia e la dotazione di un esercito ad hoc, per assumere il ruolo di 舵手 Duòshǒu“ (“Timoniere” del mondo) che il Colonnello prospetta come conforme allo status di superpotenza mondiale.
Potremmo riassumere il concetto attorno a cui il Colonnello Liu sviluppa ed articola la propria teoria, impiegando una significativa metafora: la stessa necessità che possiamo ritrovare nel sogno della grande rinascita cinese, racchiuso nel sentimento patriottico ed incarnato nel processo di sviluppo e modernizzazione, che è regolato da quell’autentico proposito di trasformazione integrale della condotta della nazione può essere paragonata all’esigenza, tipica del monaco Shaolin che pratica il Kungfu, di perseguire attraverso lo sforzo, l’investimento di energie e di tempo un miglioramento fisico e spirituale, che conferisce forza ed integrità tali da permettere l’apprendimento di una tecnica auto-difensiva, non finalizzata alla distruzione dell’avversario, ma al rispetto di se stesso e dell’avversario stesso.
Per conseguire il proprio potenziale, la Cina necessita di riadattare il modello Occidentale e trovare la propria via conforme alla civiltà ed alla tradizione storica. Il 天下体系 (Tiānxià Tǐxì) “Tiānxià System”, ossia il sistema di “tutto ciò che sta sotto il cielo”, rappresenta un’alternativa ed una società mondiale idealistica che potrebbe incarnare il modello di un futuro ordine globale, che tenga in considerazione gli interessi di tutto il mondo: una struttura mondiale multipolare, caratterizzata cooperazione senza egemonia, da cui sorge l’ambizione cinese dell’edificazione di un “mondo armonioso” 和谐世界 (Héxié shìjiè).
La natura “pacifica” dell’ascesa cinese oltre a presupporre un adeguamento dell’hard power, secondo un’ottica difensiva, promuove e si concentra sull’impiego dell’arte diplomatica, prediligendo il soft power (abilità di un potere politico di persuadere, convincere, attrarre e cooptare) focalizzandosi su risorse intangibili, quali “cultura, valori e istituzioni della politica.
Il fenomeno dell’ascesa cinese a potenza leader economica e militare del XXI secolo è stata interpretata dagli attori internazionali secondo plurime modalità. Discostandosi dalle prerogative stabilite dal Washington Consensus, la Cina ha introdotto nelle relazioni internazionali un nuovo approccio, definito dall’economista Ramo “Beijing consensus”.
Spesso erroneamente associato a tale concetto il modello cinese 中国模式 (Zhōngguó móshì), è molto più che una definizione strettamente economica: si tratta delle modalità attraverso cui la Cina possa ritrovare la naturale postazione al centro del mondo e si contraddistingue per 4 principali caratteristiche: un’organizzazione sociale peculiare, caratterizzata da una forte fusione tra stato e società; un percorso di sviluppo economico unico al mondo, contrassegnato dal persistente intervento statale; un esclusivo impianto governativo socialista dai tratti cinesi ed una singolare prospettiva delle relazioni internazionali.
Secondo una prospettiva occidentale, riconducibile alla la logica realista di Mearsheimer, invece, il processo di modernizzazione condotto dal gigante cinese è perlopiù interpretato alla stregua di un nuovo modello di egemonia internazionale, causa di destabilizzazione nella competizione per l’accaparramento delle risorse e nella riconfigurazione del mercato mondiale.
Il sogno cinese spesso viene naturalmente associato all’“American Dream”. Così come l’origine del Sogno Americano va ricercata nel processo di distacco dai vecchi modelli politici ed economici europei, allo stesso modo, il 中国梦 (Zhōngguó mèng), va ricercato nei meandri storici della nazione cinese e nel suo desiderio di ripristinare quella condizione di splendore.
Le due visioni oniriche, si contraddistinguono per aspetti storici, culturali, economici e geografici diversi: il “中国梦 (Zhōngguó mèng)” è “un paio di scarpe su misura” per il popolo cinese, ovvero la realizzazione di una società globale benestante, la trasformazione in un moderno paese socialista democratico, civile e armonioso, in grado di compiere il grande rinnovamento, finalizzato alla rivitalizzazione ed alla felicità del popolo.
In occasione della 十八大 (Shíbā dà) è stato istituito il nuovo Comitato Permanente del Politburo, composto da 7 membri: il nuovo premier Li Keqiang, Wang Qishan, Zhang Dejiang, Yu Zhengsheng, Liu Yunshan, Zhang Gaoli ed il 太子 (Tàizǐ), nonché Presidente, Xi Jinping. Quest’ultimo, conducendo in prima persona la gloriosa missione 使命光荣 (Shǐmìng guāngróng) di offrire ai cittadini cinesi una vita migliore, conferma la propria aderenza al marxismo-leninismo e procede verso l’apertura e le riforme, percorrendo la via cinese 中国道路 (Zhōngguó dàolù), ovvero la strada del “socialismo con caratteristiche cinesi”. Opponendosi al formalismo, alla burocrazia ed all’edonismo, combattendo i fenomeni negativi e corrotti per la causa del Partito e del popolo, egli rimane ancorato alle 3 parole d’ordine: frugalità, trasparenza e correttezza
Corredato da una campagna politica, strutturata e presentata ad hoc, il 中国梦 (Zhōngguó mèng), nel corso del 2013, è stato l’oggetto di sessioni di studio obbligatorie, di progetti di ricerca, oltre che di una pubblicità mediatica. Il rafforzamento dell’educazione ideologica per mezzo di lezioni, seminari, workshop ha contribuito all’attrattività della teoria stessa. Quotidianamente si ritrova il sogno cinese negli editoriali dei giornali, in dibattiti televisivi, talent show e libri di testo delle scuole elementari. I manifesti adibiti alla propaganda che rievocano tradizioni popolari pre-comuniste, ridefinendo una visione dello stato maggiormente patriottica, improntata sugli ideali confuciani della famiglia, associati al concetto più ampio di Madrepatria, hanno raggiunto menti e cuori di ogni cittadino cinese.
Dal momento che i cittadini dispongono di maggiori risorse economiche, le loro esigenze si spingono verso la necessità di un maggior benessere, la cui importanza per la cultura cinese attuale si manifesta attraverso il concetto di “psicologia positiva”. Fiducia e spirito positivo infondono speranza e coraggio, motivando le persone attraverso un percorso d’autostima culturale. Le esperienze di celebri personalità, come la star internazionale del basket Yao Ming, l’attore Cheng Long, la cantante Chen Sisi addotte a modello, sono state impiegate, al fine di suscitare un forte impatto emotivo sull’ideale comune e sulla nazione intera. Stimolando in ogni individuo la consapevolezza delle intrinseche personali qualità positive, è possibile innescare, conseguentemente, una benefica spirale di autostima nazionale, che possa condurre la nazione intera ad evolvere in direzione positiva. Un forte senso di felicità, l’esaltazione delle virtù delle qualità dei cittadini e delle famiglie contribuirebbero così al consolidamento della stabilità sociale ed all’armonia.
Il “piano 383” scaturito dal terzo plenum potrebbe essere interpretato come una sorta di “manifesto del sogno cinese”, che pianifica i passi da approntare per la sua realizzazione. Esso comprende una triade di macro-progetti di riforma –ulteriore apertura del mercato, maggior efficienza del Governo, e spinta verso l’innovazione delle imprese-, otto settori chiave, su cui intervenire: la burocrazia, la riforma della terra, il settore bancario, il sistema fiscale le imprese di Stato, l’innovazione e la tecnologia verde, e l’apertura del settore dei servizi. Tre target da perseguire: l’attrazione di un maggiore numero di investitori ed una maggiore competizione, il raggiungimento di un livello minimo garantito di assistenza sociale per ogni cittadino e la possibilità di rivendere la terra da parte dei contadini Per quanto ambizioso, il piano di riforma del governo incontra plurime ostilità da parte dei grandi istituti di credito statali; di alcuni funzionari locali; manager aziendali; e per quanto riguarda la riforma dello hukou, anche da parte dei residenti urbani.
Secondo il Prof Xie Tian “così come propugnato dal Partito Comunista Cinese, non sarebbe propriamente il sogno del popolo, quanto, invece, una sorta di sogno nazionalista, paragonabile alle aspirazioni di Giappone e Germania al tempo della Seconda Guerra Mondiale”. Ai fini della realizzazione del sogno, lo stesso Xi ha ribadito l’importanza di un governo efficiente, un’economia prospera, una società armoniosa e di uno 强 军 梦 (Qiáng jūn mèng), ovvero di uno “Strong Army Dream”. Coinciderebbe pertanto con le priorità del potere statale e la proiezione dello stato e del suo potere sulla scena internazionale.
Parte del popolo cinese ha sviluppato visioni differenti su ciò che la Cina e ciò che il sogno cinese sono, associando il concetto al raggiungimento di indispensabili traguardi, quali i diritti personali, l’abolizione della censura e lo stato di diritto, oltre che alle aspirazioni civili come la riduzione dell’inquinamento e la fiducia nel sistema dei tribunali civili, consolidando un’ambizione, che si discosta da quanto indicato dal partito. Qual è il sogno cinese?
A mio avviso, il sogno cinese è un’articolata e nuova modalità espressiva, attraverso cui esprimere il longevo e profondo sentimento di una nazione, che lungo il corso della propria storia, si è mantenuta saldamente radicata alla propria tradizione ed ai propri valori. Su Xi Jinping e sulla nuova classe dirigente ricadono le aspettative delle potenze occidentali, del mondo intero, ma, soprattutto, del popolo cinese stesso, che, a prescindere dall’ideologia politica, dalla crescita economica, da piani quinquennali ed ambizioni egemoniche, gradualmente si sta dirigendo nella direzione di una nuova consapevolezza, che solo il tempo consentirà di manifestarsi sempre più chiaramente e, che, a noi curiosi 老外lǎowài, permetterà di comprendere la sua reale essenza.
*Eleonora Rezzi, eleonora.rezzi[@]gmail.com si è laureata in Scienze Politiche e Relazioni Internazionali presso l’Università degli Studi di Pavia nel 2011. Nel settembre 2012 ha avuto modo di seguire un corso intensivo di Lingua Cinese nella città di Shanghai. Lo scorso 28 Aprile ha conseguito il diploma di Laurea Magistrale in Studi dell’Africa e dell’Asia presso l’Università degli Studi di Pavia.
** Questa tesi è stata discussa presso l’Università degli Studi di Pavia. Relatore: prof. Axel Berkofsky; correlatrice: prof.ssa Lei Zhen.
[La foto di copertina è di Federica Festagallo]