La tappa cinese del viaggio di Renzi è servita a ribadire che l’Italia, oltre Muraglia, vuole esserci. Vuole fare la sua parte nella grande transizione dell’economia cinese – dalla quantità alla qualità, dal modello industriale classico, alla sostenibilità – intercettando più affari possibili. Gli incontri e gli accordi della missione del premier italiano a Pechino.
Quando Matteo Renzi venne all’Expo di Shanghai 2010 da sindaco di Firenze, vide all’ingresso del padiglione italiano un pupazzo di Pinocchio e ne fu compiaciuto. Ieri, quando nella sua visita di Stato in Cina ha fatto tappa proprio nello stesso luogo della medesima città per incontrare la locale comunità degli affari, il burattino di legno non c’era più e Renzi il piacione ha colto l’occasione al volo per lanciarsi in una metafora. “Voi imprenditori italiani in Cina – ha detto – siete proprio coraggiosi come lui, Pinocchio: desiderosi di crescere, di conoscere il mondo, di diventare grandi”.
Il concetto è stato ribadito anche a Pechino: “Basta parlare di delocalizzazione, brutta parola. Voi internazionalizzate il made in Italy”. Applausi Di fianco a lui, la ministra dello Sviluppo Economico Federica Guidi annuiva. Con questi colpi di genio, il presidente del consiglio mette una pezza a una visita di Stato fatta alla velocità di un turista cinese in Europa: un giorno e mezzo a Hanoi (Vietnam), mezza giornata a Shanghai, un giorno e mezzo a Pechino e un’altra mezza giornata ad Astana (Kazakistan), facendo impazzire l’organizzazione delle locali ambasciate.
È stato un viaggio necessario, perché già programmato dal precedente premier Letta – almeno per la parte cinese – e più volte rimandato. C’era il rischio di offendere i suscettibili cinesi. Ma l’impressione è che Renzi ne avrebbe volentieri fatto a meno, preso tra vicende patrie e inaugurazione del semestre italiano all’Unione Europea. E poi, chissà, ostentare il mordi e fuggi può pure piacere agli italiani, che già guardavano storto il suddetto Letta, sempre in giro per il mondo.
Tuttavia Renzi è anche uomo del “fare” e sopratutto del “comunicare”, così la tappa cinese è servita a ribadire un concetto ad alta voce: l’Italia, oltre Muraglia, vuole esserci. Più prosaicamente, vuole fare la sua parte nella grande transizione dell’economia cinese – dalla quantità alla qualità, dal modello industriale classico, alla sostenibilità – intercettando più affari possibili.
La visita del presidente del Consiglio italiano è stata così il momento per lanciare alla grande i cosiddetti "quattro pacchetti" già avviati dal precedente governo, che prevedono accordi bilaterali su urbanizzazione, ambiente, sanità e sicurezza agro-alimentare. In tutti questi campi – ha detto la ministra Guidi – l’Italia deve fare di più, perché si tratta proprio della merce che la Cina cerca. Possiamo trasferire tecnologia Smart Grid – è questo per esempio il senso di un accordo tra Enel e State Grid of China – ma anche spiegare ai cinesi come si bonifica o si gestiscono i rifiuti urbani; possiamo comunicare loro la nostra esperienza nella gestione delle città regione e delle aree metropolitane – e qui si parla di urbanizzazione – ma anche raccontare come facciamo ad avere il secondo miglior sistema sanitario del mondo (dopo la Francia) mischiando pubblico e privato e, soprattutto, rendendolo sostenibile economicamente.
A questi quattro pacchetti, se ne è aggiunto un quinto: quello aeronautico, pare su pressioni di Finmeccanica. In pratica, si tratta di vendere elicotteri e piccoli aerei privati ai nuovi ricchi cinesi, visto che si vocifera che il governo di Pechino stia per aprire le rotte di bassa altitudine (sotto i mille metri) e il mercato è enorme. Se poi la Cina decidesse pure che è stufa di comprare Boeing e Airbus e volesse costruirsi un aereo passeggeri in proprio – altra ipotesi nell’aria – bè, noi possiamo dare una mano.
Dopo avere incontrato il presidente Xi Jinping per circa mezz’ora, Renzi ha discusso d’affari con il premier Li Keqiang. Poi i due hanno assistito alla cerimonia della firma dei dieci maggiori accordi di cooperazione. Tra questi, vanno segnalati quello da 500 milioni di euro tra AgustaWestland (cioè Finmeccanica) e Beijing General Aviation per l’acquisto di 50 elicotteri in cinque anni, quello con cui Shanghai Electric acquista quote di Ansaldo Energia per 400 milioni di euro e, soprattutto, quello tra lo stesso ministero dello Sviluppo Economico e Alibaba, il gigante cinese dell’ecommerce, per la distribuzione online di prodotti italiani in Cina.
L’hanno firmato la ministra Guidi e nientepopodimeno che Jack Ma, il creatore di Alibaba, guru riconosciuto del business online che in Cina sta anche avviando una sorta di sistema del credito alternativo a quello incentrato sulle banche di Stato. Un vero asso nella manica in formato umano, che per altro appariva estremamente compiaciuto e sorridente mentre si aggirava nella Grande Sala del Popolo con il suo vestito tradizionale cinese.
Visto che siamo arrivati al colore, torniamo alle metafore di Matteo Renzi, ben coadiuvato in questo da Li Keqiang. Di Pinocchio abbiamo detto. Ora, cosa c’entreranno tra loro una tartaruga, un cavallo una vela e un albero degli innamorati? bisogna chiederlo ai due di cui sopra, che si sono serviti di queste immagini funamboliche per ribadire un concetto, nella conferenza stampa congiunta: Cina e Italia devono avvicinarsi sempre più, far leva sul comune glorioso passato e soprattutto pedalare, pedalare alla grande.
Così, Li Keqiang ha raccontato che le sculture di una tartaruga e di un cavallo presenti nella Città Proibita – visitata con Renzi alla mattina – rappresentano la longevità e la velocità a cui Italia e Cina devono ispirarsi: tradizione e dinamismo. Renzi ha ribadito di essere rimasto estasiato di fronte all’”albero degli innamorati”, due tronchi che si incrociano fino a diventare uno solo: proprio come Italia e Cina. Ma poi è andato oltre, sfruttando l’assist di Li e citando lo stemma mediceo della “tartaruga e della vela” di Palazzo Vecchio a Firenze (non gli sembrava vero), con il motto “affrettati lentamente”. La sua spiegazione ha per altro mandato in crisi gli interpreti, mentre Li ridacchiava.
Se l’esuberante Renzi sia piaciuto alla controparte non si può sapere. Sicuramente i cinque pacchetti e gli accordi firmati dalle imprese sembrano aprire una nuova fase e per la prima volta l’Italia sembra fare sul serio oltre Muraglia. Nonostante Pinocchi, tartarughe e alberi degli innamorati.
Sull’argomento si può leggere ancora:
Oggi in Asia – Renzi in Vietnam, accordo da 5 miliardi
Il primo ministro italiano Matteo Renzi ha concluso oggi la sua visita in Vietnam. È il primo premier italiano a recarsi nel paese della penisola indocinese dal 1973, da quando cioé i due paesi intrattengono relazioni diplomatiche. Durante il colloquio tra il capo del governo di Roma e Nguyen Tan Dung, primo ministro vietnamita, è stato raggiunto un accordo per l’aumento degli scambi tra i due paesi dagli attuali 3 a 5 miliardi di dollari nei prossimi due anni. L’impegno dei due governi è quello di migliorare la cooperazoine in settori chiave come l’industria manifatturiera e delle costruzioni. Inoltre i due leader hanno puntato l’attenzione su cultura, educazione in particolare scientifica, tecnologia, attraverso la promozione di iniziative di collaborazione tra atenei e centri di ricerca.
Renzi in Cina. Le premesse sono buone
Che qualcosa sia cambiato, o possa cambiare nei rapporti tra Pechino e Roma, lo dice la serie di incontri che il primo ministro italiano Renzi effettuerà in Cina, a partire da Shanghai oggi (più business oriented e public relations) fino ad arrivare a domani, alla due giorni pechinese, durante la quale Renzi incontrerà il primo ministro e il presidente cinese. Due meeting importanti e significativi, anche per la liturgia cinese.
Renzi in Cina, gli obiettivi del premier
Diversi sono i temi caldi del viaggio di Matteo Renzi in Cina. Tra questi: energia, tecnologie ambientali e sviluppo sostenibile, tutti ambiti strategici su cui il premier intende lavorare per stringere i rapporti di cooperazione tra Italia e Cina. Sullo sfondo il passaggio di consegne sull’Expo e le relazioni Rpc-Vaticano.
Renzi in Cina – Ricerca di business e credibilità
Il primo ministro italiano Matteo Renzi, insieme ad una compagine di imprenditori, è giunto in Cina. Due le tappe: Shanghai e Pechino. L’obiettivo è ottenere contratti, rinsaldare rapporti commerciali con la controparte cinese, ma non solo. A questo giro la «missione italiana», senza sfarzo – ci si augura – e senza troppi fronzoli, sembra voler andare al sodo.
Renzi in Cina, le reazioni della stampa cinese
La visita di Renzi in Cina non conquista le prime pagine della stampa cinese. Ma se ne parla. Un po’ per la particolarità del personaggio e un po’ per l’avvicinarsi dell’Expo, dove la Cina con i suoi tre padiglioni (quello governativo, quello gestito dal gruppo immobiliare Vanke e il China Corporate United Pavillion) sarà verosimilmente il paese più rappresentato.
[Scritto per Lettera43; Foto credits: Getty Images]