Gopinath Munde, neo eletto ministro per lo Sviluppo Rurale del governo Modi, è deceduto la scorsa settimana in seguito ad un incidente stradale causato dal mancato rispetto di un semaforo. Il fatto è avvenuto intorno alle sei di mattina in uno degli incroci più pericolosi della capitale, dove l’automobile del ministro è stata violentemente tamponata da un’utilitaria.
Le responsabilità restano ancora da chiarire: alle prime luci dell’alba il traffico concede una rara tregua alle strade della capitale e nessun agente era ancora presente sul luogo. Non aiutano le testimonianze dei due guidatori che, intimoriti dalle possibili conseguenze, si accusano a vicenda di aver violato le indicazioni semaforiche. Il mancato rispetto dei semafori sembra essere l’infrazione prediletta dagli automobilisti della di Delhi che, nei soli primi cinque mesi dell’anno corrente, hanno totalizzato più di 330mila sanzioni in materia.
Il decesso di Gopinath Munde rimette in campo l’annoso problema della sicurezza stradale nel subcontinente, trasformandolo in un’inaspettata priorità della nuova agenda politica. Negli ultimi dieci anni, sulle caotiche strade indiane si sono registrati più di un milione di morti e circa 5 milioni di feriti gravi. Nel solo 2013 si conta che siano avvenuti 486 mila incidenti stradali, per un totale di più di 137 mila decessi – uno ogni quattro minuti. Il traffico della capitale risulta il più pericoloso e con i sui circa duemila morti guida la macabra classifica nazionale.
Lo sconcerto per la tragica fatalità che ha colpito il nuovo ministro si è presto trasformato in una questione politica nazionale, non risparmiando critiche severe ai governi dell’ultimo ventennio. Secondo il parere di Piyush Tewari, fondatore dell’associazione di primo soccorso per le vittime di incidenti stradali Save LIFE, “è molto raro che si svolgano inchieste dettagliate e i responsabili della sicurezza stradale non risultano quasi mai raggiungibili. Le strade continuano a venire progettate secondo schemi irrazionali e pericolosi e la legislazione in materia rimane piuttosto debole ed inefficace”.
Il report sulla sicurezza stradale stilato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità indica come l’India, a differenza della Cina, non sia ancora riuscita a trovare soluzioni efficaci: nel decennio 2001-2010 i cittadini indiani che hanno perso la vita in strada sono aumentati da otto a dodici ogni 100 mila abitanti.
L’ultima legge indiana valida in materia di regolamentazione del codice stradale è il Motor Vehicles Act (MVA) del 1988, le cui misure e sanzioni risultano pressoché inutili nell’India di oggi. Un aggiornamento del MVA è stato proposto nel 2012, ma data la troppa attesa e la bassa priorità accordatagli, il ddl non ha mai visto la luce, arenandosi per scadenza termini.
Le multe stabilite dalla vecchia legge sono oggi economicamente ridicole, per esempio, cento rupie – poco più di un euro – in caso di passaggio con semaforo rosso, una cifra che quasi ogni automobilista può permettersi di spendere senza troppi problemi.
Le critiche non hanno risparmiato la polizia stradale di Delhi, accusata di non essere sufficientemente presente nelle strade. Secondo stime ufficiali fornite dal Corpo però, l’incremento di agenti non sarebbe una soluzione: nei primi cinque mesi dell’anno corrente il maggior numero di decessi – 141 – è avvenuto tra le 11 e le 17, orario in cui è previsto il massimo dispiegamento di forze.
Il problema sarebbe piuttosto legato all’oggettiva impossibilità di controllare a vista un costante ed elevatissimo volume di traffico composto da tutte le categorie possibili: motociclette, autobus, carri, mucche, automobili, riksha, banchetti mobili di venditori ambulanti, camion, furgoni, autorimorchi, cicloriksha, etc.
Per onor di cronaca va detto che i poliziotti stradali indiani, spesso, non si dimostrano molto efficaci nella gestione di situazioni di traffico intenso. L’immagine dell’uomo in divisa che gesticola in modo casuale e non risolutivo in mezzo ad un gigantesco ingorgo immobile è un’immagine familiare per chi tutti i giorni frequenta le strade della capitale.
Oltre alla mancanza del rispetto delle norme stradali e all’incredibile e ingestibile varietà dei mezzi di trasporto sulle strade, un’inspiegabile fretta acuta è complice del rischio incidenti.
Nel paese ogni guidatore pare convinto di avere assoluta precedenza e tenta in qualsiasi situazione di passare per primo, con manovre ai limiti dell’assurdo. Sospensione delle regole e fretta sono massime durante le ore notturne, quando carovane di mezzi pesanti iniziano a spostarsi sulle grandi arterie della capitale causando la maggior parte degli incidenti in questa fascia oraria.
Dal Ministero dei Trasporti è arrivata la dichiarazione ufficiale della volontà di procedere immediatamente a rinnovare la legislazione inerente il codice stradale. Resta da vedere se si tratta di un proclama dettato dalle contingenze o di un reale progetto politico. Per ora conviene continuare ad attraversare la strada con attenzione, possibilmente non da soli.
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* Daniele Pagani (@paganida) laureato in Storia contemporanea all’Università degli Studi di Siena, vive a New Delhi dall’inizio del 2014 e ha appena concluso un internship presso il quotidiano nazionale The Hindu. Il suo blog è Impicci.