Il 6 giugno a Milano (palazzo Clerici, ore 18:00) Nicoletta Ferro, curatrice del volume, presenta, insieme a A. Bonati, I. Lazzerini e S. Sartori (alcuni dei coautori) "Sviluppo sostenibile e Cina, le sfide sociali e ambientali del XXI Secolo". Si cercherà di individuare e sciogliere i nodi di una situazione che vede spesso contrapposti Cina e sviluppo sostenibile. China Files ve ne presenta uno stralcio (per gentile concessione della casa editrice L’Asino d’Oro).
La Cina avanza da tempo lungo un percorso minato. Con la crescita sregolata della ricchezza come unica bussola per orientare il progresso e un sistema legislativo da sempre diviso tra law in books e l’implementazione, la via imboccata dal paese è, secondo il parere di molti esperti, quella del non ritorno.
I fronti di emergenza aperti sono in effetti molti. I dati relativi al degrado ambientale nelle sue molteplici manifestazioni (inquinamento dell’aria, acqua e terra) e le tensioni sociali che vi sono in parte collegate, raccontano di numerose polveriere pronte ad esplodere. Disinnescare la miccia non equivale però a sminare completamente il terreno. Mantenendo la metafora bellica, i problemi sono tanto gravi quanto complessi da affrontare e nessuno risolvibile di per sé, bensì tutti collegati in un insieme di cause.
Per trovare una via d’uscita che possa avere effetti concreti è necessario ridiscutere l’intero sistema di sviluppo alla base del miracolo economico Cinese. Pechino si è dimostrata, in occasione dell’ultimo Plenum del partito a novembre, disponibile a farlo, ferme naturalmente alcune condizioni e ben chiaro il tradizionale richiamo alle ‘caratteristiche cinesi’.
Osservare il progresso cinese nell’affrontare i fantasmi di uno sviluppo tanto desiderato ma ormai senza regole, a volte disorienta. Il continuo balletto tra passi avanti, proclami, prese di posizione e implementazioni pratiche di disposizioni che fino a qualche anno fa sarebbero risultate impensabili nel paese, si sussegue e convive con le cronache delle contraffazioni alimentari, dei grandi disastri ecologici e dei tam tam mediatici che li amplificano riportando in occidente un’immagine della Cina parziale e a volte spaventosa.
Sono, quelle dell’evolversi del discorso sulla sostenibilità, delle montagne russe di cui non si scorge bene la fine, ma il cui tragitto interessa ormai tutti, non solo la Cina continentale, ma anche i paesi limitrofi, e le nazioni in cui ormai la locomotiva cinese ha internazionalizzato le proprie aziende. E’ una questione globale, da cui non sembra di esagerare, se si afferma che possono dipendere i destini delle nostre e delle future generazioni.
E’ con la volontà di leggere la realtà cinese attraverso la chiave interpretativa offerta dal dibattito interno circa gli squilibri sociali e ambientali provocati dal modello di sviluppo fino ad ora imposto, che è nata l’idea del volume “Sviluppo sostenibile e Cina, le sfide sociali e ambientali del XXI secolo”, edito da L’Asino d’oro per la Collana Orizzonti Cinesi diretta da Federico Masini.
A dare il proprio contributo, membri del mondo dell’accademia, del giornalismo e delle professioni italiane che, dei problemi della terra di mezzo, hanno esperienza diretta perché ci vivono e lavorano. Grazie alla diversità di approcci e la multidisciplinarità delle prospettive, il loro contributo ha permesso di mettere a fuoco, da angolature diverse, ma tutte egualmente importanti, i turbamenti della Cina contemporanea.
Il volume si divide in tre parti. Quella iniziale che punta a fornire l’inquadramento storico e legale del dibattito cinese sulle storture del proprio modello di sviluppo. Dibattito che, come spesso accade nel paese, ha fatto fino ad oggi leva sulle ‘caratteristiche prettamente cinesi, che il dialogo tra imprese e società ha tradizionalmente assunto nel paese e che è alternativamente evocato per giustificare i ritardi o le mancanze e che ricorda il ben noto principio della “responsabilità comune ma differenziate”, già in uso per le negoziazioni sul cambiamento climatico dalle economie emergenti.
Nella seconda parte si entra nel vivo dei fronti di emergenza aperti nel paese. Questioni come la sicurezza alimentare, l’inquinamento nelle sue varie forme, la pressione sulle risorse energetiche ed idriche, vengono scandagliate nelle loro specificità e ricondotte al fenomeno ultimo che rischia, se mal gestito, di far esplodere le latenti tensioni esistenti nella società. L’urbanizzazione cinese è un evento che non conosce precedenti nella storia moderna e che Pechino è chiamata a gestire in corsa, senza abbandonare il proprio focus sulla crescita economica e con grande attenzione a non scontentare le diverse forze ormai attive sul palcoscenico sociale.
La parte conclusiva, la terza, parla alle aziende, illustrando come le criticità esistenti nel complesso contesto cinese possono rivelarsi delle opportunità non solo commerciali ma anche per nuovi sistemi di gestione della catena di fornitura che vanno diffondendosi, per la finanza attenta alla sostenibilità e per le relazioni industriali, in un mondo del lavoro chiuso ma allo stesso tempo attento alle dinamiche globali. Infine, l’appendice del volume costituisce un esercizio di ‘localizzazione’ della complessità dei temi afferenti allo sviluppo sostenibile.
Da una parte glossario ragionato del linguaggio in uso a livello internazionale per parlare di ambiente e società, dall’altra una guida a quel processo di selezione e digestione di temi globali che la Cina opera di continuo e del quale è necessario essere consapevoli, se si vuole dialogare ad armi pari.
*Nicoletta Ferro si è occupata delle dinamiche politiche e aziendali legate alla sostenibilità, prima come senior researcher presso la Fondazione Eni Enrico Mattei a Milano, in seguito per 7 anni da Shanghai. Oggi è ricercatrice presso il CRIOS (Center for Research in Innovation, Organization and Strategy) dell’Università Bocconi e responsabile dello sviluppo asiatico di GOLDEN (Global Organizational Learning and Development Network) for sustainability, un network di ricerca globale sui temi della sostenibilità.