Sotto inchiesta il figlio di He Guoqiang, ex numero uno della commissione per la disciplina del Pcc. Il governo cinese ha invitato le imprese di Stato a tagliare i rapporti con le società di consulenza americane. Sfiorata collisione tra aerei cinesi e giapponesi sulle Senkaku/Diaoyu. Niente soldi per la guerra allo smog. INQUISITO FIGLIO DELL’EX INQUISITORE
Nuovo capitolo della campagna anticorruzione che colpirà “sia le tigri sia le mosche”. Il tigrotto finito in gabbia (arresti domiciliari) è questa volta He Jintao, figlio maggiore di He Guoqiang, ex membro del Comitato permanente del Politburo e predecessore di Wang Qishan a capo della Commissione centrale di ispezione e disciplina, l’organo deputato a perseguire i reati interni alla nomenklatura comunista. Sarebbero stati gli stessi alti dirigenti del Partito ad approvare la misura e Wang avrebbe chiesto a He padre di consigliare vivamente al figlio di collaborare con le indagini.
Con il caso Zhou Yongkang sullo sfondo (l’ex capo della sicurezza a cui si sta facendo terra bruciata attorno tramite l’arresto dei suoi più stretti collaboratori), la presidenza Xi si connota sempre più per il superamento della dottrina Deng in materia di giustizia. Quella che consigliava di “non colpire mai i tuoi familiari e chi se ne è andato ormai in pensione”.
HACKERS VENDETTA
La Cina avrebbe detto alle proprie imprese statali di recidere i legami con le società di consulenza Usa, pochi giorni dopo l‘incriminazione e richiesta di estradizione da parte di Washington per cinque militari cinesi accusati di hacking verso aziende statunitensi. Lo afferma il Financial Times, mentre i diretti interessati non rilasciano per ora dichiarazioni.
L’azione cinese riguarderebbe agenzie del calibro di McKinsey e Boston Consulting Group e sarebbe giustificata dall‘accusa di fornire segreti commerciali al governo degli Stati Uniti, riferisce il FT, citando fonti anonime vicine ad alti dirigenti cinesi.
CINA-GIAPPONE: COSI’ VICINI (GLI AEREI)
Cina e Giappone si sono scambiati accuse ieri dopo che Tokyo aveva detto che aerei da combattimento cinesi erano giunti a 30 metri dai suoi velivoli di sorveglianza.
Il ministro della Difesa giapponese Itsunori Onodera definito gli eventi “pericolosi”, mentre la Cina ha avvertito il Giappone di non intromettersi sulle sue esercitazioni navali con la Russia, avvenute nel Mar Cinese Orientale durante il summit sulla sicurezza in Asia della settimana scorsa.
Il Giappone sostiene che aerei da combattimento SU-27 cinesi si sarebbero avvicinati ad alcuni suoi pattugliatori YS–11EB (aerei dotati di apparecchiature per la sorveglianza elettronica) presso le isole contese Senkaku/Diaoyu. “Questo incontro ravvicinato è del tutto sopra le righe”, ha detto Onodera.
ANTISMOG: NON CI SONO SOLDI
Lo scorso settembre, il Consiglio di Stato cinese ha dichiarato guerra allo smog con un programma globale anti-inquinamento dell’aria, in base al quale il governo centrale offre 5 miliardi di yuan di sostegno finanziario alle amministrazioni comunali: soprattutto nel triangolo della morte Pechino-Tianjin-Hebei. Quest’anno il sostegno finanziario stato raddoppiato a 10 miliardi.
I fondi esistenti, tuttavia, non sono affatto sufficienti per raggiungere l’obiettivo, perché sarebbero in realtà necessari 1.700 miliardi di yuan in tutto e i governi locali non sanno dove trovarli. Si parla quindi di soluzioni articolate, che vanno dall’aumento dei finanziamenti pubblici all’incremento delle quote da far pagare alle aziende inquinanti. Sullo sondo, anche la necessità di rivedere il sistema fiscale che per ora penalizza troppo le amministrazioni locali.
[Foto credit: scmp.com]