Guru, pellicola girata nel 2007 da Mani Ratnam, rappresenta uno dei migliori esempi di soft power cinematografico degli ultimi anni. La parabola mitica di Dhirubhai Ambani, fondatore del conglomerato Reliance, è il simbolo dell’India del boom economico.
La multinazionale Reliance è tra le principali compagnie indiane, uno di quei marchi che è difficile non scorgere anche solo di passaggio nel subcontinente. Dalla televisione al al tè, dalla telefonia mobile al carbone, dalle infrastrutture alle radio, Reliance rappresenta uno degli esempi di successo imprenditoriale made in India.
Nel 2007, forse nel pieno dell’ascesa mitica del miracolo economico indiano, l’industria cinematografica di Bollywood racconta la parabola felice di Dhirubhai Ambani, fondatore della Reliance, in un blockbuster acclamatissimo da critica e pubblico.
Guru (qui in streaming, sottotitolato in inglese), diretto da Mani Ratnam e interpretato da Abhishek Bachchan e Aishwarya Rai – La Coppia per eccellenza del cinema indiano contemporaneo, si sposeranno proprio pochi mesi dopo il lancio della pellicola – ripercorre le gesta un po’ romanzate di Ambani senior, partito da umile migrante in Turchia a commerciare spezie e approdato al successo grazie alla volontà di andare contro gli schemi tradizionali, di non accontentarsi e rendersi artefice del proprio destino (anche eccedendo in corruzione e furberie varie).
Disclaimer: è un film di Bollywood, quindi canti, balletti, scene melense e passaggi “apri tutto” alla Biascica, e per chi scrive questi sono tutti aspetti positivi. Guru rappresenta uno dei migliori esperimenti di soft power cinematografico indiano degli ultimi anni, un racconto epico che ha voluto dire agli indiani del boom “ce la possiamo fare, ce l’abbiamo già fatta, non dobbiamo aver paura a pensare fuori dallo steccato”.
Visto oggi, con l’India che arranca braccata dalla crisi, ha un sapore nostalgico da speranza disattesa, ma la storia di Reliance rimane uno dei simboli della nuova India post coloniale, capace di innovare e gareggiare alla pari nell’arena del capitalismo globale. Con tutti i pro e contro del caso.
[Scritto per ManifestoAsia]