1992. La base statunitense nelle Filippine chiude i battenti. Gli americani se ne vanno e con loro i dollari. Si lasciano alle spalle oltre cinquantamila bambini. Left by the Ship (2010), diretto da Emma Rossi Landi e Alberto Vendemmiati, segue tre di questi giovani amerasiatici. E con loro rincorre la speranza di rintracciare il padre americano e farsi riconoscere.
LEFT BY THE SHIP Trailer Italiano from visitorq on Vimeo.
Subic Bay, nelle Filippine, era la base navale statunitense più grande del mondo. Almeno tra quelle al di fuori del territorio Usa. Qui si riposavano i marinai e i militari impegnati nell’area. Il risultato? Molti americani e molte giovani, giovanissime intrattenitrici.
Alcune di loro venivano di fatto affittate: “Facevi la moglie dell’americano. Cucinavi per lui, ti prendevi cura di lui, pulivi… Cose così”. Nel 1992 la base chiuse i battenti, gli americani se ne andarono e cinquantamila bambini furono abbandonati. “Left by the ship” come li apostrofano comunemente per insultarli.
Robert, Jr, Charlene e Margarita sono proprio quegli amerasiatici nati da prostitute filippine e soldati americani. Il film li segue per due anni, ne mostra i caratteri personali e le difficoltà di crescere in una società piena di pregiudizi. Sono fisicamente diversi dagli altri, difficilmente riusciranno a nascondere la propria origine.
E non hanno neppure diritto alla cittadinanza americana come i loro simili nati da donne vietnamite, coreane o tailandesi. L’unica loro speranza è quella di rintracciare il padre americano ed essere riconosciuti. “Non voglio nulla da te, solo che tu sappia che io esisto” dirà Robert a suo padre. Un padre che non ha mai incontrato.
[Scritto per Manifesto Asia]