A 120 anni dalla nascita di Mao Zedong, China Files vi propone uno speciale sul Grande Timoniere visto dalla Repubblica del Chinese Dream. Celebrazioni compassate per volere del presidente Xi, satira online, due reportage sulle mete del turismo rosso e la storia delle statue di Mao, fiorite durante la Rivoluzione culturale, inghiottite dalla crescita cinese. Buona lettura e buon Natale, l’altro.
Il 26 dicembre del 1893 Mao Zedong nasceva in un remoto villaggio dello Hunan, destinato a lasciare un’impronta indelebile nella storia del paese e del mondo.
Oggi, 120 anni dopo, una Cina drasticamente mutata dalle riforme economiche e dagli effetti dirompenti del capitalismo con caratteristiche cinesi festeggia l’anniversario del suo leader più noto e influente, destreggiandosi tra il rispetto dovuto alla memoria del Grande Timoniere e il rischio di scadere in una nostalgia maoista fuori tempo massimo, incompatibile coi princìpi ideologici del Chinese Dream del presidente Xi Jinping.
Per l’occasione, China Files ha preparato per voi uno speciale sul presidente Mao nella sua accezione più iconica, un personaggio spersonalizzato dall’autoanalisi cinese posteriore alla classica valutazione del suo operato “70 per cento buono, 30 per cento cattivo”.
Cecilia Attanasio Ghezzi fa il punto sui risvolti pop delle celebrazioni, volute in sordina da un Xi Jinping abile nel riutilizzare il pensiero di Mao per domare le correnti di Partito e l’insubordinazione dell’informazione, superandolo però a destra nella formulazione delle politiche economiche incentrate sul ruolo del mercato nella Cina di domani. Un’analisi da leggere affiancata alla raccolta di vignette di Caratteri Cinesi, una carrellata di satira made in China.
La nostra Cecilia e Andrea Pira sono andati per noi nei luoghi simbolo del “turismo rosso”, mete del pellegrinaggio nostalgico cinese. Tra le reminiscenze rivoluzionarie di Yan’an, punto d’arrivo della celebre Lunga Marcia e culla del pensiero di Mao, e l’orgoglio del villaggio natale di Shaoshan (Hunan), vi raccontiamo come la classe media cinese si riappropria di un passato all’insegna della frugalità in declinazioni sfacciatamente consumistiche.
Infine, Alessandra Colarizi traduce un pezzo di Cheng Wenjun, autore di un progetto fotografico alla ricerca delle decine di statue di Mao disseminate per il paese. Una tendenza iniziata durante la Rivoluzione Culturale che portò la figura del Grande Timoniere – nelle varianti in piedi mani dietro la schiena, braccio destro sollevato, giacca blandita dal vento o cappotto – in ogni angolo della Repubblica popolare, celebrazione e monito insieme.
Dal 1989 a oggi ne ha fotografate 225, dal Xinjiang a Sanya, molte delle quali distrutte o rimosse nel tempo per lasciare spazio alla Cina che cresce. Alcune, rinvenute durante gli scavi delle fondamenta di nuovi complessi immobiliari, sono state restaurate per diventare pezzi da museo, nuovi elementi da memorabilia. Echi di rivoluzione con – nuove – caratteristiche cinesi.
[Foto credit: rfa.org]