Shaoshan, villaggio natale del Grande Timoniere, è meta ogni giorno di migliaia di turisti. Nessuna nostalgia né visitatori in abito da guardia rossa. Tutto si svolge nel rispetto del fondatore della Repubblica popolare, di cui quest’anno ricorre il 120 anniversario della nascita. Tra qualche polemica, tuttavia, sui costi delle celebrazioni. Il giudizio sull’operato di Mao Zedong fatto all’epoca della demaoizzazione – che quantificava le sue azioni in un 70 per cento buone e in un 30 per cento di errori – sembra non contare nel suo villaggio natale. A Shaoshan, nella provincia meridionale dello Hunan, la figura del Grande timoniere non ha praticamente punti grigi. Sarà perché l’intera economia ruota attorno alla suo più illustre cittadino. Nell’anno in cui la Cina comunista ricorda il 120esimo anniversario dalla nascita del suo fondatore, Shaoshan, nella provincia meridionale dello Hunan, diventa uno dei centri delle celebrazioni.
Un appuntamento per il quale si è parlato di stanziamenti pari a oltre un miliardo di dollari per rinnovare la cittadina e le infrastrutture di Xiangtan, prefettura cui il villaggio appartiene. Finanziamenti che i critici ritengono potrebbero essere destinati altri scopi: sfamare i bambini poveri, finanziare misure contro l’inquinamento, nel sistema sanitario. Queste alcune delle ipotesi avanzate. Resta tuttavia il rispetto per il leader.
La statua in bronzo di Mao Zedong, nella piazza a lui dedicata, è adornata da corone di fiori, che aumentano di ora in ora, portate per rendere omaggio al Grande Timoniere. Ogni giorno migliaia di turisti arrivano in comitiva su pullman e sul treno giornaliero da Changsha, capoluogo provinciale distante circa due ore. Su piazza Mao Zedong, circondata da bandiere rosse, svetta la statua del leader comunista, ritratto in piedi, con in mano un foglio di carta arrotolato e nel classico abito alla Mao, o meglio alla Sun Yat-sen, come è chiamata in Cina la giacca con il colletto tagliato usata dal Grande Timoniere e in precedenza dal padre della Repubblica e primo presidente del Paese una volta caduto l’impero.
L’immagine è la stessa che si ritrova in tutti i negozietti del villaggio, la cui merce ritrae un unico soggetto: il presidente. Nell’aria riecheggiano canzoni rivoluzionarie dedicate a Mao zhuxi, al presidente Mao. I visitatori si inchinano davanti alla statua, alcuni si inginocchiano, altri pagano per una piccola cerimonia, durante la quale due soldati in uniforme portano l’ennesima corona di fiori e il presentatore dà indicazioni ai partecipanti su cosa fare: “Primo inchino, secondo inchino, terzo inchino. E ora girare in senso orario attorno alla statua”. In vista delle celebrazioni, l’amministrazione locale ha anche pensato di assumere giovani del luogo per dare informazioni ai turisti e portarli in giro per il villaggio.
Dando le spalle alla statua, immediatamente sulla destra, si trova la sala degli antenati di Mao. L’entrata dell’edificio in legno e mattoni, finito di costruire tra il 1758 e il 1763, è sormontata da quattro caratteri che indicano al visitatore in che luogo si trova. Dentro è ricostruito l’albero genealogico – ovviamente rivoluzionario – del leader comunista e si cammina lungo un percorso di pannelli e foto in cui è ripresa la storia della famiglia Mao, le visite del fondatore della Repubblica popolare e dei suoi discendenti nel villaggio natale.
A poche centinaia di metri sorge il museo memoriale dedicato al compagno Mao Zedong. Il visitatore è accolto da una copia gigante del sigillo del presidente. L’esposizione raccoglie circa 800 oggetti appartenuti a Mao e trasportati dai palazzi di Zhongnanhai, il Cremlino cinese, a Shaoshan, dopo la sua morte nel 1976. Si tratta in gran parte di oggetti di vita quotidiana, con i quali si vuole restituire l’immagine d Mao frugale, dedito al lavoro, devoto a “servire il popolo”. Così ecco che la prima bacheca mostra i pettini con cui il parrucchiere del Grande Timoniere gli aggiustava i capelli dopo “una dura giornata di lavoro”. O ancora sono esposti i pezzi di stoffa usati per allargare gli abiti di Mao quando questi prendeva peso, senza quindi fosse necessario cucirne di nuovi.
La collezione comprende anche pezzi storici: la borsa donata dal defunto re cambogiano Sihanouk, il calice usato dal presidente statunitense Nixon nell’incontro di riavvicinamento tra Pechino e Washington, la calligrafia vergata dallo stesso Mao che diventerà la testata del Renmin Ribao, il Quotidiano del popolo, voce ufficiale del Partito comunista cinese.
In mostra sono anche i libri letti e scritti nel corso degli anni da Mao. Le ultime sale sono invece dedicate ai parenti morti per la rivoluzione. I due fratelli, la cognata, il figlio Mao Anying, caduto durante il conflitto coreano degli anni Cinquanta del secolo scorso. Infine l’esposizione delle foto di tutti i leader cinesi, ed internazionali, che nel corso degli anni hanno reso omaggio al Grande Timoniere. Una chicca soprattutto per gli appassionati di quanto si muove dietro le quinte della politica cinese.
Sul lato opposto della strada rispetto all’entrata del memoriale si trova invece la casa natale di Mao. La casa in mattoni di fango gialli è quella che, come ricorda Philip Short nella biografia dedicata al leader comunista, era sì l’abitazione di contadini, ma comunque benestanti per gli standard dell’epoca. La casa ha diverse stanze, Mao e i suoi fratelli avevano camere proprie che i visitatori attraversano stando in fila, seguendo un percorso obbligatorio, per poi potersi fare una foto davanti al laghetto, ritoccandola alla bisogna in modo da essere ripresi accanto allo stesso Mao Zedong.
Per gli amanti della natura Shaoshan offre invece uno di quei paesaggi giudicati particolarmente idilliaci dai cinesi perché you shan you shui, ossia hanno sia corsi d’acqua sia montagne. Si tratta dello Shaofeng, raggiungibile con una camminata di circa un’ora e mezza, dalla cui cima è possibile godersi la vista del villaggio, e Di shui dong, posto a circa tre chilometri a nordovest dal villaggio. Anche quest’ultima meta è legata al passato di Mao, che in un’installazione militare trascorse 11 giorni quando, nel primo periodo della Rivoluzione culturale, decise di passare del tempo nel suo villaggio natio a “contemplare e riflettere” non lontano dalla tomba del suo avo e protetto in una struttura in cui non mancano bunker anti-aereo e una sala antisismica.
Dove dormire
Lo Hualong Hotel dista poche centinaia di metri dalle principali attrazioni turistiche di Shaoshan. Il costo della camera doppia è di 43 euro, colazione inclusa. La visita a Shaoshan può anche essere fatta in giornata, nel caso si stia di base a Changsha.
Cosa mangiare
Attorno ai luoghi del pellegrinaggio maoista si trovano diversi ristoranti, ognuno dei quali con nel nome un riferimento all’illustre concittadino. Piatto tipico, per chi apprezza la carne molto grassa, è il maiale brasato alla Mao, Maoshi hongshao rou.
Come arrivare
I prezzi dei voli Italia-Cina a/r (su Pechino e Shanghai) possono variare anche di molto: dai 500 ai 1000 euro circa. Consigliamo di tenere d’occhio le seguenti compagnie aeree: Aeroflot, Qatar, Lufthansa, Swissair. Se si vuole il volo diretto, naturalmente Air China. Da Shanghai è possibile arrivare in treno a Changsha, capoluogo dello Hunan. Con treni che variano dai 17 ai 55 euro. Da lì parte ogni mattina un treno diretto a Shaoshan.
Shaoshan – Mao Zedong guju, la casa natale di Mao – Museo memoriale di Mao
[Scritto per Oggiviaggi.it. Foto: omaggio a Mao Zedong. Credit: Andrea Pira]