Oggi in Cina – Controllo delle nascite? Basta lo smog

In by Gabriele Battaglia

Un recente studio lo conferma: l’inquinamento aiuta il controllo delle nascite. La questione della diga voluta da Mao Zedong. Gli effetti collaterali delle decisioni del Terzo plenum del Comitato centrale del Pcc sulle politiche ambientali. E ancora il dibattito sulla crescita cinese, la questione visti ai giornalisti Usa al vaglio del congresso americano, le nuove scoperte scientifiche made in China e le polemiche su una campagna animalista a Shenyang. L’inquinamento serve. Al controllo delle nascite

L’inquinamento serve. Siano ironici o no, i commenti dei media di stato sul fatto che l’inquinamento possa essere una temibile difesa antiaerea, o che aiuti i cinesi ha sentirsi tutti uguali, o a sviluppare il senso dell’umorismo, sono in molti ad essersi veramente arrabbiati.
Tanto più che un nuovo studio ha messo in luce che l’inquinamento sta avendo effetti devastanti sulla fertilità delle giovani coppie. 40 milioni di cinesi diagnosticate sterili, si tratta del 12,5 per cento della popolazione contro il 3 per cento degli anni ’90.

Non pubblicizzate quella diga

Per la Cina le grandi infrastrutture sono sempre stati progetti da pubblicizzare. Eppure il primo tratto della “Diversione delle acque da Nord a Sud”, il mastodontico progetto idrico voluto già da Mao Zedong è stato aperto martedì scorso senza clamore.
Sarà che ha ricevuto diverse critiche per i ritardi, i costi e lo spostamento forzato di 300mila persone. Sarà che l’acqua che porta al nord è inquinata o che il costo sarà talmente elevato che i contadini della zona non potranno permetterselo e continueranno a scavare i loro pozzi. Problematiche e sfide di un paese che in vent’anni ha visto scomparire la metà dei suoi corsi d’acqua.

Effetti collaterali del plenum: più mercato e meno ambiente

Quest’estate sembrava che il movimento ambientalista cinese potesse dare una nuova speranza alla Cina. Ed erano soprattutto le fabbriche di paraxilene a scatenare la rabbia degli ambientalisti.
Ora uno degli effetti dell’apertura dell’ultimo plenum al mercato è che questo tipo di progetti industriali non avrà più bisogno dell’approvazione degli uffici locali per la protezione ambientale. E con esse neanche gli aereoporti civili, i gasdotti o le piccole miniere di carbone.

Programmazione economica: quale crescita?

I policy-makers del governo cinese hanno iniziato ieri il tradizionale meeting annuale per fissare obiettivi economici chiari e programmare le relative misure necessarie per il 2014.

In quella sede, si definirà anche il tasso di crescita del Pil che Pechino intende raggiungere durante il prossimo anno.
Il punto principale, secondo gli osservatori e gli investitori internazionali, è proprio vedere se il governo si atterrà alla previsione di crescita del 7,5 per cento – quella già prevista per quest’anno – o se la taglieranno per il secondo anno consecutivo (nel 2012 fu il 7,8). I responsabili politici potrebbero anche deliberare su questioni importanti come l’urbanizzazione, la riforma fiscale e la riforma fondiaria.

Gli ultimi dati rivelano che la produzione industriale e la crescita degli investimenti in capitale fisso sono diminuite leggermente nel mese di novembre, mentre le vendite al dettaglio sono aumentate. Ciò suggerisce che la crescita del prodotto interno lordo sarà equivalente o superiore all’obiettivo ufficiale del 7,5 per cento.

Visti giornalisti Usa: la parola al Congresso

In risposta alla situazione precaria dei giornalisti dei media corporate Usa in Cina, dove circa 24 reporter del New York Times e Bloomberg sono tenuti in sospeso sul rinnovo dei visti, la Commissione esecutiva del Congresso statunitense sulla Cina ha organizzato una tavola rotonda a Washington, dove interverranno Paul Mooney, a cui è stato negato il visto come corrispondente da Pechino di Reuters, ed Edward Wong, attuale corrispondente del New York Times Cina.

Intanto Bill Bishop, osservatore di cose cinesi con base a Pechino e pure lui statunitense, suggerisce al proprio governo dal suo sito di ricorrere alla leva economica per risolvere il problema.

“Il trattato bilaterale Usa-Cina sugli investimenti è in cima all’agenda sulla cooperazione tra le due nazioni”, scrive Bishop. “Uno dei prerequisiti per buoni investimenti è che siano riportate informazioni accurate. Se la Cina proseguirà nelle restrizioni ai giornalisti americani e/o se gli Stati Uniti si vendicheranno limitando i giornalisti cinesi negli Stati Uniti, il flusso di informazioni diminuirà notevolmente, così le imprese e i governi su entrambi i lati non saranno in grado di prendere accurate decisioni di investimento. Facendo la predica ai cinesi sui valori americani non si riuscirà a smuoverli, ma si può usare la forza dell’economia”.

Secondo Bishop, gli Stati Uniti dovrebbero inserire le garanzie per i giornalisti nell’accordo sugli investimenti bilaterali proprio come fattore economico. Altrimenti, si sospendano le trattative.

Mantello invisibile

Gli scienziati cinesi si dicono convinti di essere quasi in grado di creare il primo “mantello invisibile” del mondo, utilizzando una tecnologia che permetterebbe di nascondere gli oggetti alla vista e farli “sparire”.

Il governo sta finanziando oltre 40 gruppi di ricerca, che lavorano su diversi campi: materiali che deviano la luce lontano da un oggetto, campi elettromagnetici anch’essi in grado di deviare la luce e riproduzione di sostanze naturali per creare materiali mimetizzanti hi-tech.
Se tutta la faccenda ricorda molto Harry Potter, va detto che la tecnologia dell’invisibilità avrebbe evidenti ricadute militari, come per esempio nello sviluppo di aerei stealth.

Un team guidato dal professor Chen Hongsheng della Zhejiang University ha pubblicato un video il mese scorso dimostrando un dispositivo in grado di rendere un pesce invisibile. La stessa tecnologia avrebbe a quanto pare fatto “scomparire” anche un gatto. Il dispositivo è costituito da una matrice esagonale di pannelli in simil-vetro, che occultano l’oggetto alla vista deviando la luce intorno ad esso.

Polemica su campagna animalista

Animals Asia, associazione per i diritti degli animali, ha dovuto “correggere” una campagna pubblicitaria dai toni provocatori nella città di Shenyang, nordest della Cina, a seguito di una pubblica protesta.
La campagna è in corso da settembre e sollecita i cinesi a smettere di mangiare cani e gatti attraverso una serie di poster che mostrano gli animali presi tra un paio di kuaizi, le bacchette che si usano al posto delle nostre posate. Le immagini sono accompagnate dal messaggio “Siate sani, dite no alla carne di gatto e di cane”.

Gli annunci hanno causato un notevole scalpore e la campagna è stato considerata un successo, dato che le immagini sono ben presto diventate virali. Tuttavia, la campagna ha offeso la sensibilità di molti cinesi del nord-est, che hanno difeso il loro diritto di mangiare carne di gatto e di cane in quanto tradizione.
Così a Shenyang – dove il consumo di carne di cane è molto diffusa – i manifesti affissi nella locale metropolitana hanno dovuto essere rivisti a seguito delle denunce dei pendolari. Come pretesto, i locali hanno eccepito sull’uso della parola baoan (guardia di sicurezza) utilizzata nei poster per descrivere i cani da guardia, dicendo che sarebbe offensiva nei confronti delle vere guardie di sicurezza.

[Foto credits: timeslive.co.za]