Il governo giapponese avvierà presto un’indagine sulle operazioni delle tre più importanti banche nazionali. L’accusa è di rapporti con i clan della malavita, la yakuza. Singapore si conferma consecutivo paese ideale per il business. L’ex premier thailandese Abhisit incriminato per la repressione del 2010.GIAPPONE – Il governo indaga sui rapporti tra banche e yakuza
La Japan Financial Services Agency (Fsa) avvierà un’indagine su tre importanti banche nazionali – Mitsubishi, Mizuho e Sumitomo Mitsui – e sulle loro relazioni con i clan di yakuza, la malavita giapponese.
La decisione dell’agenzia che fa capo al Ministero delle Finanze arriva a pochi giorni dal verdetto di una commissione ad hoc sulla “non intenzionalità” di prestiti per un valore totale di circa 2 milioni di dollari a clan mafiosi da parte della Mizuho Financial, la seconda banca giapponese per valore patrimoniale.
Dopo lo scandalo, il presidente e amministratore delegato di Mizuho, Yasuhiro Sato, ha rassegnato le dimissioni. La banca avrebbe infatti chiuso un occhio su oltre 200 operazioni sospette fino al 2010 di una finanziaria a lei collegata. Mizuho ha inoltre annunciato l’istituzione di una speciale commissione anti-yakuza.
SINGAPORE – Il posto migliore dove fare affari
Per l’ottavo anno consecutivo Singapore si conferma in cima all’indice della Banca mondiale su migliori Paesi al mondo in cui dedicarsi al business. La città-stato si piazza prima di Hong Kong e Nuova Zelanda. Il rapporto annuale analizza l’ambiente -tasse, registrazione di aziende, scambi- e i regolamenti per vedere quanto sia facile fare affari in un determinato paese.
Assieme alla città del leone guadagnano posizioni anche altri paesi del Sudest asiatico. La Malaysia balza dalla 12esima alla sesta posizione. Crescono di 30 posti le Filippine, facendo uno dei balzi in avanti maggiori. Entra in classifica, 182esimo su 189 paesi, il Myanmar che si sta aprendo all’estero tra difficoltà strutturali dopo 60 anni di regime.
THAILANDIA – L’ex premier Abhisit incriminato per la repressione del 2010
L’ex primo ministro thailandese, Abhisit Vejjajiva è stato incriminato assieme al suo vice per il ruolo nell’aver autorizzato la repressione del movimento delle camicie rosse antigovernative che nella primavera del 2010 fece 91 morti. Secondo il portavoce del procuratore generale, gli ordini impartiti per porre fine a nove settimane di occupazione del centro di Bangkok incitarono altri, ossia le forze di sicurezza, a commettere omicidi.
Alcuni osservatori, scrive il Bangkok Post, ritengono l’incriminazione una mossa per costringere Abhisit ad accettare la legge sull’amnistia per tutte le persone coinvolte nelle violenze politiche iniziate nel 2006 e che i critici ritengono possa essere applicata anche al controverso premier in esilio Thaksin Shinawatra, sostenuto proprio dalle camicie rosse.
[Foto credits: Reuters]