Le accuse di stupro contro il mistico indiano Asaram Bapu si inseriscono nel dibattito sulla condizione della donna nel Subcontinente e aprono una finestra sul mondo del devozionismo fatto di spiritualità e marketing milonario. Asaram Bapu, santone hindu, è stato arrestato nella notte di sabato scorso in uno spettacolare blitz della polizia del Rajasthan, che ha preso in custodia il mistico protetto all’interno di un ashram – letteralmente “eremo” – nella città di Indore. La pesante accusa di stupro è arrivata da una famiglia di devoti in visita all’ashram di Jodhpur a metà agosto per un grande raduno spirituale promosso dal guru ultra settantenne, dove Asaram Bapu avrebbe violentato la figlia sedicenne della coppia.
Le polemiche cresciute nelle ultime settimane attorno all’emergenza stupri si arricchiscono ora di un imputato illustre, a capo di uno dei più grandi imperi di ashram in India, vere e proprie multinazionali della spiritualità in grado di macinare milioni di euro all’anno con la sola gestione dei terreni dove sorgono gli eremi, affiancando le attività immobiliari alla produzione di medicine ayurvediche, amuleti d’oro e una sconfinata varietà di paccottiglia misticheggiante: videocassette, pamphlet, poster e santini.
La Asaram Bapu Ashram controlla in India oltre 400 centri di spiritualità dove si svolgono corsi di yoga, eventi religiosi di massa e campi per iniziare i bambini allo yoga e alla meditazione. Secondo le stime correnti il giro di devoti di Asaram Bapu sfiora oggi i 100 milionii.
Per evitare l’arresto il santone ha provato a difendersi dall’interno del suo ashram, inscenando una battaglia a colpi di interviste e conferenze stampa in cui la presunta vittima veniva descritta come “mentalmente instabile” e svelando i problemi di salute che gli avrebbero impedito materialmente la violenza. Ma le indagini e l’interrogatorio condotto dalla polizia paiono confermare la versione della ragazza, inchiodando Asaram Bapu a una custodia cautelare di 14 giorni, confermata lunedì.
Secondo la famiglia della vittima, il guru avrebbe passato un’ora chiuso nei suoi appartamenti con la ragazza, assecondando la richiesta dei genitori di “esorcizzarla dagli spiriti maligni”. Un copione standard nelle ombre del devozionismo indiano, dove figure carismatiche come Asaram Bapu traggono giovamento sessuale e materiale promettendo redenzione e guarigioni magiche.
L’ascendente che questi sedicenti guru hanno sulle proprie schiere di devoti ne fanno immediatamente dei punti di riferimento politici, specialmente nell’alveo della Sangh Parivar, la costellazione di organizzazioni politiche e paramilitari aderenti al nazionalismo di matrice hindu.
Il Bharatiya Janata Party (Bjp), principale partito della destra indiana e membro della Sangh, ha provato a smarcarsi dalla difesa d’ufficio di Asaram Bapu – anche in vista delle prossime elezioni – ma il leader della Vishva Hindu Parishad, una tra le sigle più estremiste del gruppo, ha spiegato alla stampa che “questo episodio sta dicendo alla comunità hindu che annichiliremo i vostri sentimenti e il vostro rispetto nei confronti di un leader religioso”, parte di un complotto nazionale per screditare i devoti hindu nel paese.
In attesa che vengano formulate le accuse a carico del guru, la stampa indiana ha ricordato le parole con le quali Asaram Bapu commentò il tragico stupro di gruppo della studentessa di Delhi lo scorso dicembre: “La vittima è colpevole tanto quanto gli stupratori […] avrebbe dovuto chiamare fratelli gli accusati ed implorare pietà per farli smettere […] questo avrebbe salvato la sua dignità e la sua vita. Può una sola mano applaudire? Non penso proprio”. Posizione discutibile che ora Asaram Bapu avrà occasione di chiarire davanti a un giudice.
[Scritto per il Manifesto. Foto credit: cbc.ca]